Cotone organico, compro o non compro?
Da ex consumatrice poco attenta ai temi della sostenibilità direi che il primo step l’ho fatto con il cotone. T-shirt, camicie, pantaloni… È il tessuto che utilizziamo di più, specialmente con la bella stagione, e forse il più facile da reperire in versione sostenibile. Oggi, infatti, quando navigo sui vari e-commerce mi stupisco se non vedo capi contrassegnati con il solito bollino “organic”, sia tra i brand di fast fashion che quelli del lusso.
Eccola, la prima magagna. È davvero difficile, per ora, trovare un marchio che abbia convertito la sua intera produzione al cotone organico. Si tratta sempre di qualche pezzo, spesso incasellato in una capsule collection la quale a sua volta viene comunicata con campagne di marketing ad hoc per andare a pescare tutta una fetta di pubblico che si sta sensibilizzando verso il tema. Si potrebbe anche pensare che è comunque meglio di niente - e come consumatrice sono d’accordo - ma sarebbe da capire quale sia lo spirito di questi progetti: trattasi di primi step verso un percorso di conversione oppure bandierine da piantare nel proprio territorio per poi andare avanti con le solite metodologie?
Quindi, tra cotone e cotone organico sempre meglio la seconda. E fin qui ci siamo. Ma cosa significa cotone organico? Lo spiega bene Silvia Gambi in una puntata del suo podcast, Solo Moda Sostenibile. Riassumendo, è organico il cotone prodotto e certificato secondo gli standard dell’agricoltura biologica, quindi senza l’utilizzo di agenti chimici e con l’88% in meno di acqua e il 62% in meno di energia. Le tre certificazioni più diffuse sono GOTS, rilasciata da Textile Exchange, garantisce standard sociali oltre che di materiale, OCS, sempre rilasciata da Textile Exchange ma più improntata sulla verifica dei materiali nel prodotto finale, e BCI, rilasciata da Better Cotton Initiative su prodotti tessili realizzati con cotone da agricoltura biologica e con lavorazione responsabile. Ecco, andate a spulciare i vari e-commerce, è raro che i brand specifichino la certificazione del loro cotone.
Anche l’organico ha i suoi problemi. O meglio, non dovrebbe averli ma li ha. Sempre Silvia racconta che molti giudicano le tre certificazioni sopracitate troppo blande nei loro criteri e che spesso il cotone organico viene poi mischiato a cotone non organico in fase di produzione, rendendo difficile l’individuazione alla vendita di capi veramente biologici. Se non bastasse il New York Times ha pubblicato un’inchiesta un mese fa sul sistema di certificazione indiano che sarebbe inquinato da pochi controlli e corruzione, mentre la Cina è già stata sanzionata per aver ridotto in schiavitù 570mila persone della minoranza etnica uiguri nella regione autonoma dello Xinjiang.
Dunque, che si fa? Non ho una risposta valida per tutti, ovviamente. Ma posso condividere con voi il mio metodo che è anche piuttosto semplice: più un brand fornisce informazioni, più io mi fido. Non significa che debba espressamente avere pagine infinite dedicate al tema - mica tutti devono vivere di storytelling, per fortuna. Ma quando un marchio ha investito il suo tempo nel conoscere le diverse certificazioni per orientarsi su una piuttosto che un’altra significa che ha approfondito è questo mi sembra un buon primo passo. Bene, la finiamo in shopping, come sempre 👇🏻
Dieci cose in cotone organico che mi ispirano fiducia:
La felpa unisex di Pangaia che ti dice anche che non sono così contenti del cotone biologico disponibile oggi, ma ci stanno lavorando
Le t-shirt di Colorful Standard, uomo e donna. Non citano la certificazione del materiale ma quella del colorante (Oeke-Tex)
La camicia Oxford di Asket. Grandi soddisfazioni, una bella paginetta scritta chiara che illustra tutto
Le t-shirt da bambino di Mate the label (ma ha anche uomo e donna). Nella pagina dei materiali sono elencate tutte le caratteristiche dei diversi cotoni utilizzati
L’intimo di Organic Basics che se non ci fidiamo di loro allora non so di chi (hanno un fondo che finanzia progetti ambientali e sociali)
I jeans di Nudie Jeans che sono anche certificati FairTrade, oltre che organici
Le immancabili t-shirt ricamate di Melidé, certificate GOTS
La felpa da bambino di Patagonia con la spiegazione del suo impatto sull’ambiente
I meravigliosi pull di Babaa realizzati con cotone prodotto localmente, in Spagna
L’abito cottagecore di Ganni e vi ricordo il loro bell’account Instagram dedicato ai temi ambientali
Ieri io e Silvia siamo tornate con il nostro format Instagram, Sostenibilità Time 🌱 Nella nuova puntata abbiamo fatto il punto sui grandi temi ma potete anche recuperare le precedenti: q&a generale, inclusività, climate anxiety, tecnologie e innovazioni, produzione e consumo, comunicazione, cominciamo
Finiamola con una nuova guida sostenibile, numero dieci!
Ci sono tantissimi nuovi arrivati e sì, volevo dare un po’ un segnale 🤓 Comprare sostenibile non è facile ma si può! Non tutte le newsletter del mercoledì sono incentrate sull’argomento, a volte ci saranno marchi più modaioli, altre più di nicchia. Qui intanto qualche puntata precedente, a cui ora avete accesso:
Idee regalo di Natale (ma anche di primavera)
Va bene, direi che vi ho dato da fare. Per tutto il resto ci risentiamo sabato mattina ☕
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