Eccoci di nuovo con il nostro appuntamento dedicato allo shopping. Come anticipato nella newsletter di sabato scorso ci sono un po’ di novità: mi piace l’idea che si possa parlare di tendenze, marchi e prodotto in maniera più lenta, più approfondita e totalmente libera. E quindi ci proviamo! È un esperimento, sarete voi nei prossimi mesi a dirmi cosa vi piace di più. Ah, so che non si fa dai tempi dei blog ma vi ricordo che in fondo alla newsletter è sempre possibile lasciare un commento… E sono i benvenuti!
Dunque, siamo solo all’inizio di settembre ma la metà di voi ha passato agosto a scrollare tra cappotti e stivali (lo stesso vale per me, ovviamente, team guardaroba autunno/inverno per sempre 🙋🏻♀️). Sorvoliamo oggi sul “cos’è una tendenza” (ma potete sempre leggerne qui, in un pezzo che mi è molto caro), vi sblocco un ricordo. Era il lontano 2020, eravamo tutti più o meno in lockdown e cercavamo qualcosa per distrarci: dirette Instagram, rewatch di Game of Thrones, panificazioni di vario genere, uncinetto e maglia. Io dispongo della stessa manualità di un paguro, quindi all’uncinetto non ci ho neanche pensato. Però su TikTok i video di adolescenti che riproducono il cardigan patchwork di JW Anderson indossato da Harry Styles hanno totalizzato 78 milioni di visualizzazioni, non proprio noccioline. Tutto questo ha fatto molto bene al nostro amico irlandese e, più in generale, all’industria del knitwear: la maglieria, infatti, è uno dei più grandi trend della stagione in arrivo. Dunque possiamo aspettarci più ricerca nel design e più cura nella produzione, oltre che una serie di nuovi brand che, vedrete, arriveranno. Certo, produrre maglieria di qualità non è cosa per tutti, anzi. Basta fare qualche giro sugli ecommerce dei grandi brand (di qualsiasi budget) per accorgersi che è in questa categoria che sta una buona parte dell’acrilico delle collezioni, ma oggi proviamo a mettere giù anche un paio di linee guida per riconoscere un maglione buono da uno cattivo.
Prima, però, passiamo da una domanda: in che senso oggi la maglieria è di tendenza!? Non è sempre stata lì nei nostri armadi? Sì, naturalmente, ma nelle nuove collezioni c’è un’attenzione maggiore. Prendete il primo ingrediente citato - la passione per il fai-da-te - e declinatelo in alcuni concetti: moda come espressione del proprio io interiore e delle proprie passioni, riuso&risparmio, passione per le cose della nonna da mixare con capi jeans e sneakers. Aggiungeteci una nuova attenzione per la qualità, il desiderio di un guardaroba fatto di poche cose belle e di cui non ci si stufa, l’idea di un’eleganza confortevole che libera uomini e donne dal gioco degli scomodi look formali da ufficio. Ed ecco spiegato il cocktail del momento, che ci vengano a dire che la moda è solo moda. Tutto questo ci dice anche che la tendenza knitwear del momento si divide in due strade che sono quasi sempre ben distinte.
Una più stravagante, colorata, fatta di sovrapposizioni alla Gucci, per intenderci.
L’altra minimale alla The Row, linee essenziali e colori neutri aspettando Phoebe Philo.
Il bonus ce lo fornisce un altro amico, Simon Porte Jacquemus, con il microcardigan virale che - sospetto - vedremo indosso a un paio di influencer nei prossimi mesi: se volete fare parte del clan costa 230 euro.
Dunque, come si riconosce un maglione di qualità? Consiglio di partire da questo video della mitica Justine Leconte, sulle differenze visibili nei capi in termini di tessuti, tagli, cuciture, eccetera 👇🏻
Ovviamente è più facile comprare un buon maglione in negozio che online. Allo stesso tempo Justine dice una cosa importante: è vero che le fibre naturali sono le più nobili e che acetato, poliestere e acrilico non sono nient’altro che plastica, ma negli ultimi anni cotoni e lane hanno subìto enormi processi di ottimizzazione, per cui non è detto che un maglione 100% lana sia migliore di un misto acrilico. Vale dunque sempre la regola “prezzo basso = non è mai un buon affare”: meglio orientarsi su brand che illustrano la provenienza e la qualità dei loro tessuti e investire qualcosa di più su un singolo capo piuttosto che comprarne due di bassa qualità. Un’altra cosa utile da sapere è che la maglieria di 20, 30 anni fa era senz’altro migliore di quella prodotta oggi: ecco perché nella costruzione di un parco-knitwear io partirei dal second hand dei grandi nomi specializzati (Missoni, Etro, Paul Smith). Poi passerei a marchi medio-piccoli, sostenibili e con un design piuttosto unico: Nanushka fa delle cose molto belle a dei prezzi medi (qui un modello in saldo), ma anche Stine Goya, Remain (il maglione-polo è un altro trend) e naturalmente il nostro Marco Rambaldi. Per pezzi più basic mi sto trovando bene con il cardigan di cotone di Flo’ e con diversi modelli di Artknit Studios che ha anche cose molto belle da uomo, mentre il regalo che mi farò quest’anno è un pezzo di &Daughter.
La guest editor di oggi è Miriam Fahim, che ha uno stile incredibile e mai banale. Mi ha raccontato quali sono i suoi quattro pezzi preferiti del momento: i tappeti creati con il riuso di magliette riciclate di Stüssy in collaborazione Artisan Project, una cooperativa di tessitura femminile di Ain Leuh, in Marocco; gli orecchini di Sole Studio realizzati con materiali di scarto; l’abito di seta di Kepler; e infine le Tabi di Maison Margiela, ma versione mocassino
Pare dunque che dagli anni 2000 riesumeremo anche i top a fascia (Refinery29)
Settembre è mese di pubblicazioni interessanti: arrivano Tom Ford 002, seguito di uno dei monografici più famosi del settore, e Vivienne Westwood. Sfilate, con commento del giornalista Alexander Fury
Siamo arrivati anche oggi, io torno a lavorare alla mia capsule wardrobe autunnale (sì, ne parleremo) e per tutto il resto ci vediamo sabato, come sempre 👩🏻💻
Molto interessante , ho una domanda: non citi mai (non solo in questa newsletter, ma in generale) marchi italiani come Alpha Studio, Circolo 1901, Eleventy, Peserico, Tagliatore che producono maglieria, giacche e cappotti di altissima qualità (a parere di consumatrice consapevole che odia il fast fashion ma non può permettersi i big brand e che sta andando verso un guardaroba più sostenibile e di qualità). grazie per la risposta Alessia
.... "chi più spende meno spende" secondo me vale un po' per tutto, non solo per la maglieria:-) grazie federica, sei sempre sul pezzo!