#50 C'eravamo tanto amati
Prima di iniziare volevo riservare un pensiero a Luana D’Orazio, morta a 23 anni per un incidente all’interno di una fabbrica tessile vicino a Prato. Non ci sono parole, almeno io non le ho, ma qui sono raccolti un po’ di dati dell’Inail e possiamo almeno provare a essere un po’ più informati.
Quasi un anno fa - il 6 giugno 2020 - Chanel andava online con i contenuti del suo primo show dall’inizio dell’emergenza Covid-19, una serie di foto e un video lungo 7 minuti, un po’ effetto backstage. Scorrendo il profilo Instagram del brand vengono in mente piccole cose dimenticate di questo tempo così strano, come i podcast con l’hashtag #stayhome, in sostituzione dei soliti contenuti di red carpet, e i disegni dei profumi, nell’impossibilità di realizzare vere e proprie produzioni.
Un anno e sette presentazioni digitali dopo, martedì scorso Chanel ha mostrato la sua collezione Cruise 2022 e ci sono un po’ di cose da dire. Le metto in fila tramite le parole del presidente moda del brand, Bruno Pavlovsky, in un’intervista rilasciata a WWD. Ma prima lo show, di cui potete anche leggere tutti i dettagli:
Una premessa. Prima della pandemia le sfilate erano fondamentalmente sfilate, e gli addetti ai lavori le guardavano principalmente per raccontare le direzioni dello stile. Tutti gli altri le guardavano? Poco, credo. Intorno alle Cruise girava tutto il tema del viaggio e della spettacolarità, ma finiva un po' lì: chi aveva il budget giocava a quel gioco, chi non ce l’aveva no. Lungo tutto quest’anno, invece, hanno fatto da misuratore dello stato di salute e delle strategia dei brand. Per fare qualche esempio, Chanel si è subito schierato per un ritorno agli eventi dal vivo (ci arriviamo), Dior ha esplorato il suo lato più cinematografico, Gucci ha lavorato sull’empatia, Armani ha insistito sull’insensatezza delle tempistiche dell’industria, Prada ha aperto la conversazione, Bottega Veneta ha cancellato i suoi account.
Pavlovsky ha detto chiaramente che - se sarà possibile - quello di questa settimana sarà l’ultimo evento Chanel senza pubblico. Ha già annunciato una sfilata al Palais Galliera di Parigi a Luglio e la riapertura della mostra su Coco Chanel proprio nel museo di cui il brand è main sponsor. Si è spinto anche oltre, invitando i brand francesi a rientrare nei ranghi della fashion week tradizionale: «Spero che tutti tornino all’organizzazione del calendario ufficiale perché il punto di forza di Parigi sta nelle sue settimane della moda, che siano uomo o donna, haute couture o prêt-à-porter. Penso che dobbiamo recuperare un po' in termini di disciplina. È importante. Abbiamo una federazione che sta facendo un lavoro straordinario». È il primo a dirlo così chiaramente, che c’è una parte del settore che scalpita per tornare a certe dinamiche. Non sarà l’unico, ma per ora la Fédération de la Haute Couture et de la Mode non si è espressa nemmeno sulla settimana della moda maschile, generalmente prevista a giugno (le date sul sito ci sono, dal 22 al 27 giugno). La pensa come Pavlovsky Carlo Capasa, presidente della nostra Camera Moda, che invece ha già detto che la Milano Fashion Week Uomo si farà, dal 18 al 22 giugno, e possibilmente con ospiti. Dior ha annunciato che la sua Cruise si terrà ad Atene il 17 giugno, ma non ha specificato se ci sarà il pubblico oppure no. Max Mara invece andrà a Ischia il 29 giugno con pochi amici. Altre Cruise non sono in programma, e qui arriviamo al punto.
Se dovessi dire in che modo il sistema è davvero cambiato quest’anno, direi che è molto più diviso e frammentato. Da una parte c’è il gruppo Kering - Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga - che ha sperimentato moltissimo e che sembra non avere nessuna intenzione di rientrare nei ranghi. Dall’altra c’è Chanel, appunto, determinato a ripristinare il normale corso delle cose. Ma anche il gruppo LVMH - Dior, Louis Vuitton, Fendi: ha giocato un po’ con i formati ma non con le tempistiche, e con ogni probabilità tornerà all’interno delle classiche tempistiche. L’unico marchio del gruppo che si è veramente discostato dai ritmi tradizionali è Celine, vedremo cosa succederà. Poi c’è la moda in America, a febbraio era sembrata una scheggia impazzita e ci sarà da parlarne a settembre. Siamo ancora solo ai mega gruppi e alle camere della moda, pensate poi a tutti gli altri marchi esistenti 😰
Nell’intervista c’è un’altra avvisaglia sul fatto che le cose siano in generale un po’ tese:
Da dove nasce questa considerazione? La giornalista Joelle Diderich ha chiesto a Pavlovsky un’opinione sulle voci che girano - “voci che girano nella moda” un giorno faremo una newsletter solo su questo - a proposito di una possibile uscita di Virginie Viard, direttrice creativa del brand dalla morte di Karl Lagerfeld e a lungo suo braccio destro. «Più passa il tempo, più sono convinto che Virginie sia la migliore per Chanel».
Poi è passato alla “questione Vaccarello”. Un piccolo passo indietro: Anthony Vaccarello è il direttore creativo di Saint Laurent, ultimamente molto applaudito nella bolla online di chi commenta le cose della moda. Settimana scorsa ha presentato la sua sfilata digitale (ne abbiamo parlato in moda da guardare, remember?) e su Twitter e Instagram ci sono stati parecchi commenti del tipo “vogliamo Vaccarello da Chanel” oppure “è così che si fa una giacca di tweed”. Non credo che Pavlovsky si sia arrabbiato con Saint Laurent per un paio di meme, ma è una segnale che dice che quest’anno abbiamo anche cominciato a sentire altre campane rispetto alla stampa tradizionale. E che anche la percezione di un brand si sta frammentando. Attenzione però, tendiamo a pensare che chi parla attraverso i propri canali sia automaticamente indipendente e a fidarci ciecamente delle loro opinioni. Ma nella moda essere davvero imparziale è forse impossibile, anzi, se trovo qualcuno che ci riesce vi avviso.
Ma, quindi, Pavlovsky ha ragione o ha torto? Chanel può considerare la giacca di tweed come un’esclusiva? Ovviamente non tutti i marchi possono nemmeno pensare di fare questo ragionamento, ma Chanel sta al 34esimo posto del ranking mondiale dei brand di maggior valore e non solo di moda - questa settimana su iO Donna è uscito un mio approfondimento sulle classifiche 2021, così, vi avanzasse del tempo. E Anthony ha mandato una candidatura spontanea tra le righe dei suoi look, oppure possiamo dire che questa scelta è particolarmente coerente con il nuovo atteggiamento ribelle di Kering?
C’è un’ultima questione su cui si è espresso Pavlovsky nell’intervista (mica capita tutti i giorni che i CEO dei brand parlino così tanto) ed è il “perdono” di Michel Gaubert.
Gaubert è un dj che dai tempi della preistoria si occupa della musica delle sfilate di Chanel, come di molti altri brand. Qualche settimana fa ha postato un video che lo ritraeva insieme a degli amici, tutti con maschere che ricalcano visi dai tratti cinesi. Gli influencer Susie Bubble e Bryan Boy hanno fatto call out, Diet Prada si è messo in mezzo e, come al solito, post cancellato, grandi scuse, eccetera. Pavlovsky: «Michel è un uomo di talento che è molto rispettoso degli altri e si è scusato per le sue azioni. È mortificato, perché non ha mai inteso offendere nessuno. Conosciamo bene Michel. È un brav'uomo, quindi non c'è motivo per noi di non continuare la nostra collaborazione con lui, che risale a molti anni fa».
Per buttarla un po’ sul ridere diciamo che mi sembrano tutti un po’ rasi, che dite? (Mi appunto di chiederlo alla proprietaria dei diritti di questo termine nella prossima diretta, info qui subito sotto).
SETTIMANA PROSSIMA
Sono sempre contenta di parlare di progetti editoriali e di modelli di business, e con chi avrei potuto farlo se non con Cate di Conosco un posto? Ci vediamo in diretta su Instagram martedì 18.30 (metto il reminder nelle stories)
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Fawnia Soo Hoo su Fashionista ha spiegato perché l’affitto degli abiti da sposa funziona su certi mercati (come quello cinese), e non su altri (come quello americano)
A Milano ha aperto il negozio di Supreme e su Studio hanno raccontato com’è. Per chi avesse bisogno c’è un ripassino sul perché a un certo punto il brand di James Jebbia sia diventato così rilevante anche per la moda. Ma soprattutto è interessante capire come da tempo la vera comunità street se ne sia allontanata, tema che avevamo già toccato anche qui in newsletter
Arianna Cavallo su Il Post ha messo in ordine un po’ di cose su uno dei temi di cui si parla di più tra gli addetti ai lavori: come ci vestiremo dopo?
Su British Vogue c’è l’intervista di Laura Snapes a Billie Eilish, quella in cui spiega perché non ha voglia di dare nessuna spiegazione sul suo cambio di look, giustamente
Se c’è una cosa che Anna Wintour sa fare è scegliere i co-host del Met Gala, previsto per il 13 settembre: Timothée Chalamet, Amanda Gorman, Billie Eilish e Naomi Osaka. Tutto quello che si sa fino a ora
MODA DA SFOGLIARE, VEDERE, ASCOLTARE
Mia Steiber su RUSSH ha selezionato 12 account Instagram da seguire se siete in fissa con lo stile parigino
Paris Hilton deve dirci una cosa: il top stop being poor non è mai esistito
Sono uscite le nuove date di ApritiModa, una delle iniziative più belle del settore in Italia che consente di visitare aziende, atelier e fabbriche. Il 23 e il 24 ottobre, prenotate perché i posti finiscono in fretta!
Conoscete la serie “What people in London are wearing”? Io li guarderei per ore, ma per Londra ho un debole ♥️
SCUOLA E LAVORO
Bottega Veneta cerca uno store manager, Versace un digital e omnichannel project manager, Pandora un graphic design specialist, Eco-Age un communications account manager
Uno dei miei profili Instagram preferiti ultimamente è quello di Alessandro Sahebi (ha anche una newsletter, Letture sulle diseguaglianze). Tocca spesso il tema del lavoro fornendo dati e riflessioni acute, come in questo post
Me lo chiedete in tanti: no, una newsletter non è l’unico progetto personale possibile. Il Washington Post ha raccontato le storie di chi parla di attualità su TikTok
MODA DA GUARDARE
Vi ricordate quando abbiamo parlato di celebrity stylist? The Hollywood Reporter ha pubblicato la sua consueta classifica e, sì, al primo post c’è Mr Law Roach, su IG @luxurylaw (mai nome account fu più azzeccato). Tra Zendaya e Anja Taylor-Joy direi che è stato un super anno per lui e infatti si lo hanno fotografato in copertina con le sue due queen.
Di seguito una carrellata di suoi look che forse non conoscete.
Ah, il tipo incappucciato che interpreta il ruolo della Fata Smemorina sul red carpet del Met Gala 2019 è lui.