#15 Questo benedetto streetwear
Come forse qualcuno di voi già sa, volente o nolente, lo streetwear ce l'ho in casa, e ormai da parecchi anni. Pur non essendo quindi particolarmente avvezza a certi look ho potuto osservare la commistione tra streetwear e moda da un punto di vista decisamente personale, questo ⬇️
Quando sono andata a vedere le prime gare di Json ho capito due cose: primo, non avrei mai imparato a distinguere un trick dall'altro (e vi assicuro che ne ho visti molti), secondo, il rollerblading, come gli altri street sports, non poteva essere inquadrato nell'idea convenzionale di disciplina sportiva.
Lo ha spiegato meglio di come avrei potuto fare io Diego Garcia Dominguez, skater e fondatore di Chef Family, collettivo di skateboarder e brand di abbigliamento streetwear, nell'ultima puntata del podcast di Arcade Studio (quello di Andrea e René Olivo a cui ho partecipato anche io qualche settimana fa): «Per alcuni è uno sport, per altri no. Ognuno lo vede a proprio modo, è come l'arte, totalmente personale».
Ci sarebbe moltissimo da dire ma, per riassumere e per arrivare al punto, bisogna sapere proprio questo: la priorità non è la federazione (quando c'è) né il campionato (quando c'è, è sempre organizzato su base volontaria e senza retribuzione), ma lo stile di vita e la comunità. Ovviamente per molti la disciplina è fondamentale - sono sport durissimi a livello fisico, dato che quando cadi in velocità ti scontri con l'asfalto - ma questa vive sempre in equilibrio con il senso di appartenenza che ti regala l'idea di far parte di una nicchia in cui, non solo si amano gli stessi trick, ma si hanno anche gli stessi riferimenti culturali (spazi della città, musica, senso estetico).
Per arrivare alle Air Dior, a Virgil Abloh, santo oppure diavolo a seconda del punto di vista, alle foto di Fedez circondato dagli accessori di Supreme x Louis Vuitton, bisogna fare un grande salto temporale. Si parte dalla storia di due signori, Shawn Stüssy e James Jebbia, precursori della commercializzazione di una controcultura che alla speculazione economica non ci pensava proprio: sono stati loro, rispettivamente fondatori dei brand Stüssy e Supreme, ad aver reso l'idea di trovarsi nello skatepark di Venice Beach altamente desiderabile agli occhi di migliaia e migliaia di adolescenti sparsi per il mondo. È da loro che parte il racconto che trovate nel nuovo numero di iO Donna.
Vi rimando dunque al pezzo (anche online) per capire come si sia arrivati a un settore del lusso in cui le sneakers fanno fatturare quanto le borse, ricordandovi che nel 2014 fu Karl Lagerfeld a dare il via a questo processo facendo sfilare la collezione Couture di Chanel abbinata proprio alle scarpe da ginnastica. Se oggi ci sembra normalissimo, solo sei anni fa non lo era affatto, tanto che la nostra amica Vanessa Friedman titolava "The Season of Peak Sneaker Silliness".
Dopo aver ripercorso tutta la storia di questo meraviglioso matrimonio è da sapere che le due parti non ne escono ugualmente soddisfatte. Skater, blader e rider sono frustrati, perché se fino a un certo momento sono stati attratti dall'idea che la loro cultura, il loro sport, loro stessi, potessero raggiungere l'attenzione anche di chi i trick non li guarda nemmeno - avete mai sentito la frase "sei un poser"? -, presto si sono resi conto che la moda è una giga-mega-industria che tutto prende e niente dà indietro (e mica l’ha fatto solo con lo streetwear).
Lo racconta ancora Diego, che per alcuni anni è stato di team manager per adidas: «Un'azienda in genere non sa niente dello skateboard, basta che gli atleti vincano le gare. Ma lo skate non è quella roba lì, la maggior parte è streetlife. (...) Il problema poi è che gli stessi skater spesso svendono quello che hanno, accontentandosi di 100 euro per una pubblicità. Abbiamo lottato tanto per raccontare la nostra storia. Se chiami un calciatore che sa palleggiare non puoi dargli 100 euro, allo stesso modo il nostro sport non dovrebbe essere svenduto».
Il libro "Skateboarding is not a fashion" (SINAF) racconta la relazione tra street culture e moda di lusso
Ecco perché quando Virgil ha detto che lo streetwear come idea di unione collettiva è morto tutti gli sono saltati addosso: non è stato forse lui a dare in pasto quell'idea e trarne profitto con i risultati più eclatanti?
Pezzi belli di questa settimana
Intervista a Zerina Akers, artefice dei look pazzeschi di Beyoncé in Black is King
Come stanno comprando i ricchissimi durante la pandemia
Sta a vedere che TikTok non piace più a nessuno
Moda da vedere e da ascoltare
Questa settimana ho avuto un momento nostalgia a tema Prada.
Giulia ha analizzato lo stile personale di Miuccia, qui
Mentre noi parliamo di lui, Virgil porta la sfilata primavera estate 2021 della linea maschile di Louis Vuitton a Shanghai (era stata anticipata da un video animato durante la digital fashion week di Parigi)
Non è moda (anche se sto aspettando al varco il primo brand che lo sceglierà come testimonial), ma vogliamo parlare di quanto è figo Paul Mescal nel nuovo video dei Rolling Stones? (Mia crush definitiva del 2020, insieme a Jacob, con cui ho avuto il piacere di condividere l’ossigeno alla sfilata di Burberry lo scorso febbraio)
Moda da comprare
Su Max&Co la PE20 è in saldo e ci sono un sacco di pezzi molto belli, come sempre
Quanto sono belli gli edit di Silvia Stella sulla moda sostenibile? Qui quello dedicato alle T-shirt bianche
Ho ricevuto questi sandali di Melissa, super carini e disponibili in tante colorazioni
Gioiellini carini segnalati dalla Ari
Moda da comprare / MyTheresa Edition
Avete detto borsa nera, media, a tracolla? Kaia di Saint Laurent, 1955 di Gucci, Genève di APC, Emblème di Prada, Trunk di Marni
Vince è un brand californiano con una bellissima comunicazione. Il mio armadio lo vorrei tutto così
Malone Souliers fa le scarpe con il tacco più comodo del mondo, parola di piedi fragilissimi: bello questo modello (io ho queste e queste)
Prepariamoci perché prossima stagione le catene sono maxi, ma maxi davvero
Moda da guardare
Dopo l'account sulle vecchie pubblicità, ecco quello sulle nuove copertine. A proposito, Rihanna è la cover star del numero di settembre di tutte le edizioni di Harper's Bazaar (sono 26).