#49 What's next?
Sono sempre stata una persona che si stufa. Da bambina il bello era costruire un gioco, quando era pronto avevo già la testa da un’altra parte. Al liceo la mia materia preferita era filosofia, ma mentre studiavo un pensiero mi chiedevo continuamente cosa venisse dopo. Quando facevo l’assistente stylist mi entusiasmavo sulla ricerca, poi sul set scalpitavo. Forse è per questo che con il giornalismo vado d’accordo: non c’è mai una fine, anzi, più sei curioso di andare avanti, meno ti annoi. E forse è per questo che, a discapito di tutti i programmi, questo lungo anno fatto di 50 newsletter non mi ha mai stufato.
Per me la moda, il sabato mattina è stata una scuola a tutti gli effetti. A ogni newsletter è seguito uno scambio fatto di condivisioni, email, messaggi, dirette, interviste. Un anno fa, dopo aver mandato la prima, ho guardato gli indirizzi di tutte le 800 persone che si erano iscritte grazie a un super passaparola su Instagram. Di tanto in tanto lo faccio ancora, scorro a caso l’elenco di iscritti, che nel frattempo sono diventati più di 15,000. Mi è capitato di trovarci i nomi di tanti colleghi e ho passato le ore successive a chiedermi che opinione si fossero fatti (non vi dico quando ci ho trovato i nomi di direttori, vicedirettori, caporedattori, eccetera). A volte invece mi sono imbattuta in quelli di responsabili di aziende, e ho provato a figurarmi il passaparola che li aveva portati qui. Non riconosco la maggior parte degli indirizzi, naturalmente. E così vi immagino merchandiser, marketing specialist, fotografi, consulenti, hr, area manager, venditori, designer. Vi immagino studenti, con un’idea precisa di cosa vorreste fare oppure un po’ sperduti. Vi immagino con molta più esperienza di me, a riflettere su quanto sono cambiate le cose. Ognuno di voi corrisponde a un pezzo di questo puzzle che cresce con il passare del tempo.
A sua insaputa, un pezzo importante di questo puzzle è Valerio Bassan, che non conosco di persona ma che - guarda caso! - con la sua newsletter è stato per me un faro nella notte. Si chiama Ellissi e spiega come sta cambiando il giornalismo. Quando si intraprende un progetto personale si rischia di chiudersi in una bolla, di far volare l'autostima e di non guardare più oltre il proprio naso. Ellissi per me è stata una finestra sul mondo dell’informazione. Non è l’unica, ovviamente. Ci sono Charlie de Il Post, Digital Journalism di Francesco Oggiano e Da Costa a Costa (ora in pausa) di Francesco Costa che ho citato mille volte, ci sono i podcast Altre storie di Mario Calabresi, Unicorni in redazione di Marianna Bruschi e Giornalisti al microfono di Francesco Guidotti, Federica Coretto e Giovanni Lorenzi. Siamo solo alle cose italiane ma vi danno facilmente il senso di come il nostro lavoro sia cambiato molto e in poco tempo. I giornalisti diventano creator: qualsiasi cosa questo voglia dire, senz’altro hanno ritrovato un contatto con chi li legge.
E così arriviamo a noi. Ho pensato molte volte che questo progetto potesse chiudersi dopo un anno. Non perché mi fossi stufata, come dicevo prima, ma perché i progetti editoriali possono anche avere una scadenza. La verità però è che io volevo mettere il turbo. A fine gennaio ero praticamente pronta, nel senso che avrei accelerato senza pensarci troppo, come sono solita fare. Poi sono successe un paio di cose - la più importante è naturalmente la maternità - che mi hanno costretta a essere più riflessiva. Non so se sia un bene o se sia un male, questo lo vedremo, ma intanto vi spiego cosa succede.
Da settimana prossima la newsletter si espande: l’appuntamento settimanale del sabato mattina sarà affiancato da un altro appuntamento, il mercoledì alle 19, a partire dal 12 maggio e poi due volte al mese. Sarà una newsletter più corta e tutta dedicata al prodotto. Diciamo “moda da comprare”, ma molto di più. Non è un modo per metterci di tutto, anzi, sono più contenta io di voi di aver creato uno spazio in cui sono totalmente libera di segnalare quello che voglio. Non ci sono accordi diretti con i brand e l’affiliazione è fatta solo con multibrand molto grandi, attraverso i quali ho la possibilità di mettere solo quello che trovo veramente rilevante. Come è sempre stato i marchi che desiderano inviarmi i loro prodotti sanno che li mostrerò qui o su Instagram volentieri, ma solo dopo averli provati e valutati interessanti per chi mi legge e guarda. Sarà invece l’occasione per dare più spazio a delle cose che nel tempo avete apprezzato molto, come le selezioni di marchi sostenibili (grazie, dietro c'è un lavorone!) e i lanci che veramente spostano le cose nell'industria. Ci sarà anche un guest editor diverso ogni volta, che ci dirà quali pezzi sono nel suo radar di shopping.
Non è finita qui. Saltuariamente arriverà un altro appuntamento dedicato ad argomenti collaterali sui quali però ho riscontrato un forte interesse e per i quali mi ci vuole più ricerca: partiamo con una raccolta di spunti e indicazioni su come mandare una proposta di articolo a un giornale (a giugno!), poi il risultato delle mie ricerche da mum-to-be (diciamo tra agosto e settembre) e poi ancora chissà. Ecco spiegato il box domande di qualche settimana fa su Instagram, ringrazio tantissimo chi ha contribuito con i suoi consigli perché sono stati il punto di partenza per una ricerca che sarà di qualità più che di quantità. Insomma, di cose da leggere ce ne saranno.
Vado e mi levo dall’impiccio del parlare di soldi. Resta una versione gratuita della newsletter, arriverà sempre il sabato mattina e comprenderà tutta la parte di selezione di contenuti, che poi è quella da cui il progetto è nato. Il nuovo pacchetto “premium” è composto da: newsletter del sabato compresa del focus sulla news più importante della settimana, newsletter del mercoledì (non vi dico ancora il nome perché è troppo bello e qui ci sono già troppe informazioni) e newsletter periodiche di approfondimento ( non vi dico il nome perché ancora non lo so). Il pacchetto è riservato agli abbonati. Forse qualcuno se ne è già accorto, siamo su una nuova piattaforma che si chiama Substack. Il Post ne aveva raccontato il successo già qualche mese fa, se volete approfondire in giro trovate molte storie di giornalisti che già la usano. Per voi cambia poco, forse riceverete questo nuovo invio in spam e io intanto sarò qui a sperare di no, ma direi che possiamo sistemare. Soprattutto, la piattaforma vi permette di abbonarvi facilmente e con un metodo sicuro. 5 euro mensili, oppure 50 euro all’anno. C’è anche la possibilità di fare un’offerta più grande, in cambio della mia eterna gratitudine. Il vostro contributo farà si che io possa continuare a ritagliarmi del tempo per questo progetto. È anche un'alternativa alla pubblicità, e quindi rende possibile la libertà di scelta di cui parlavo prima.
Un paio di cose tecniche:
dal 2 maggio 2020 a oggi circa 200 persone hanno donato una somma a loro scelta, una sola volta o periodicamente. Qualsiasi somma abbiate versato siete state inserite nella lista della nuova offerta (oggi riceverete la notifica) e potrete mantenere il metodo di pagamento che hanno utilizzato fino a ora. Vi ho già ringraziato privatamente ad uno a uno, ma vorrei anche scrivere qui che senza di voi non sarebbe stata la stessa cosa e che avete reso più leggera ogni ora passata davanti al computer dopo l’orario di lavoro
Per essere specifici i 5 euro al mese (o 50 all’anno) non sono netti. Substack si prende una commissione e ovviamente ci sono le tasse (per la gioia mia e della mia commercialista!) e i soliti costi di un libero professionista
D’ora in poi vi chiederei di scrivermi sempre e solo all’indirizzo federica.salto@gmail.com, a breve invece chiuderò la casella newsletter@federicasalto.com
Ecco qui il link per abbonarsi. Bene, io direi che è tutto. Qui sotto come sempre trovate la vostra dose settimanale di contenuti sulla moda. Non mi resta che ringraziarvi, davvero, dal profondo del cuore. Mi sento molto fortunata a fare quello che mi piace.
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
A proposito dei look degli Oscar, Rachel Tashjian su GQ ha spiegato perché LaKeith Stanfield in jumpsuit (di Saint Laurent) ha fatto la storia. (La diretta-commento del red carpet degli Oscar con me, Manuel di Jamb, Nick Cerioni e Rossella Migliaccio la trovate qui)
Sul tema della blockchain è già un casino, ma su Vogue Business Maghan MacDowell spiega bene come sono messe le cose dopo l’arrivo di Aura (quella che coinvolge già LVMH, Prada e Richemont e Kering è in trattativa)
Su BoF Alexandra Mondalex si è chiesta se il sesso stia davvero tornando tra noi (cioè, nella moda). Qualche tempo fa Giuliana su Marie Claire aveva tracciato i nomi contemporanei della moda erotica
In questi mesi ho già fatto molti appreciation post per il lavoro del team di NSS magazine e NSS G-CLUB, che oggi include Alessia e questo è il suo primo pezzo, sulle magliette con le scritte di Britney Spears. Alessia mi ha scritto che la newsletter le ha fatto tornare la voglia di scrivere e io ho un po' pianto 🥺💘
MODA DA SFOGLIARE, VEDERE, ASCOLTARE
Vogliamo rivederle le sfilate più belle di Alber Elbaz per Lanvin? Poi c'è l'intervista nel podcast di Suzy Menkes, sua grande amica, e il suo speech a VOICE2018, il tema era “re-immaginare il sistema moda”:
Per i geek della moda, qui la diretta di Zuckerberg e Mosseri (ok, c’è anche una mezza crush di mezzo, vero Elena Mariani?). Parlano tra tra le altre cose del fatto che presto i Creator di Instagram potranno guadagnare promuovendo prodotti tramite un marketplace interno che servirà a connetterli con i brand
Avete visto le dirette sugli armadi dei creator di Cecilia (@maertens)?
Come andiamo con l’armadio? Io più o meno così (illustrazione di Julia Dot Suits x New Yorker):
MODA DA COMPRARE (ricordatevi che da settimana prossima questa sezione si trasferisce nella nuova newsletter 💞)
È uscita la guida ai marchi sostenibili n.4
Dopo qualche anno di digiuno in tema di sneakers quest'anno sono tornata alla carica. Mie prefe: MR530 e simili di New Balance, tutti i modelli di Axel Arigato, Stan di Adidas, V-12 di Veja. Ma quelle che ho messo di più sono queste (potrei anche riesumarle ora che ci penso)
Ormai ho capito che la mia crociata sarà convincere il mondo che i vestiti sostenibili non sono (solo) basic: signori e signori, House of Sunny
A primavera inoltrata mi sento di dire che le ballerine più belle sono quelle di Maria Luca
SCUOLA E LAVORO
Yoox cerca un project manager, Versace un wholesale area manager, Fendi un e-commerce manager
Alessandro Tommasi, founder di Will, nella nuova puntata del podcast di Arcade Studio
Una raccolta bellissima di storie di ufficio, su Curbed
Un profilo bello da seguire, Flair
MODA DA GUARDARE
Saint Laurent ha chiuso il giro delle sfilate autunno inverno 2021/2022 (in realtà manca ancora Bottega, ma non ci sono appuntamenti annunciati). Il periodo di presentazione delle collezioni della prossima stagione è partito il 18 febbraio e si è chiuso il 28 aprile. Comodissimo per gli addetti ai lavori, come saprete o potrete immaginare. Ma non vi preoccupate, martedì 4 maggio Chanel presenta (in digitale) la sua collezione Cruise 2022, il 17 giugno invece toccherà a Dior. Altre non sono pervenute, per ora. Camera Moda ha invece confermato le date della moda uomo, dal 18 al 22 maggio, senza sbilanciarsi sul formato fisico o digitale, oppure misto: vedremo come andranno le cose. Che dire, non ci annoiamo in questa newsletter.
Avrei voluto darvi una panoramica di diversi punti di vista di giornalisti e testate ma non ne ho trovate molte Serena Tibaldi su Repubblica, Angelo Flaccavento su Il Sole 24 Ore, Mark Holgate su Vogue, mancano soprattutto Vanessa dei nostri cuori e Tim Blanks). Nel solito giro di whatsapp tra colleghi c’era dal “meno entusiasmante” al “Vaccarello dovrebbe disegnare Chanel”. Per quanto riguarda il formato è lo stesso identico della stagione precedente: location incredibile (e l’asticella sull’argomento è sempre molto alta nella moda), regia pure, passerella “classica” e foto in versione lookbook a fondo bianco. Più ovviamente il placement con le celebrities, che ormai non manca mai. Il problema che potrebbe presentarsi per chi, come Saint Laurent e Gucci, ha deciso di scostarsi definitamente dai formati tradizionali (quindi dalla fashion week) è il carattere capriccioso dell’utenza online, che tende a stufarsi in fretta e a volere sempre di più. Ma dove può arrivare l’escalation?
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