La moda, il sabato mattina. Scaldiamo i motori
Ebbene sì, veloce come il vento, almeno per me, è arrivato un nuovo mese di sfilate. In questi quasi due anni di newsletter mi sono chiesta più volte se le fashion week fossero davvero un argomento di interesse per voi e più il numero degli iscritti cresce più so che ogni settimana è una scommessa fare contenti tutti. Presto parleremo meglio di tutto questo, ossia del creare un progetto editoriale e tentare di mantenere un certo grado di salute mentale 🤪 Ci sarò riuscita? Potrete scoprirlo solo passando alla versione premium e ricevendo la puntata extra Parliamone.
Fashion week, con calma. Vi anticipo però che se dovessi dire quale sia l’aspetto migliore di tutta questa avventura non avrei dubbi: la libertà. Libertà di sperimentare, di fare delle prove e sbagliare, di imbattermi in qualcosa che mi interessa e lasciarmi trascinare. Dunque, questo fashion month proverò ad affrontarlo così e proverò anche a portarvi con me in questo esperimento. Le settimane della moda sono un casino, c’è poco da dire. Lo erano già prima della pandemia, figuriamoci ora. Oggi mettiamo in ordine tutto quello che c’è da sapere sulle varie programmazioni ma qui (e sul mio account Instagram) proveremo a soffermarci su poche cose e viste da vicino, analizzate bene. Questo approccio è quello da cui cerco di farmi guidare da due anni, nonostante il bombardamento di informazioni e nonostante la FOMO. Proviamo ad applicarlo anche al periodo più caotico della moda.
Il momento di New York. Non è ancora arrivato, temo. La scorsa stagione, vista dal mio divano, era sembrata comunque interessante, nonostante le defezioni, la stanchezza creativa di alcuni brand noti, l’impossibilità di viverla da vicino. Insieme al Met Gala aveva fatto da punto di partenza per una riflessione sull’evoluzione dello stile americano. Però davvero sembra esserci un problema di istituzioni: anche stavolta Tom Ford, presidente del CFDA non ci sarà, né si sa niente di Marc Jacobs che, dall’inizio della pandemia, ha chiarito più volte (tra cui in una delle dirette pandemiche di Prada, è normale avere un po’ di nostalgia di quei momenti?) di voler produrre collezioni solo quando ci saranno le condizioni per farlo. Dunque dunque, ieri il triste calendario si è aperto con Proenza Schouler, mentre qui c’è il calendario completo. Aspettiamo con ansia Peter Do, la scorsa stagione ci aveva fatto sognare, Telfar, Elena Velez e Khaite - ma dire che ci stiamo strappando i capelli nell’attesa, quello no.
Londra amore mio. London Fashion Week è l’ultimo viaggio che ho fatto per lavoro, due anni fa. Avrebbe dovuto essere anche il mio primo post maternità, ma c’era Omicron di mezzo. A Londra ho studiato moda per un anno e forse è per questo che certi brand che generano la completa indifferenza nei cuori di molti a me sono così cari. Dunque, è possibile che su di loro (Simone Rocha, Preen by Thornton Bregazzi, Rejina Pyo) sentirete un po’ più di enfasi da queste parti. Intanto qui c’è il calendario completo, per ora mancano Burberry, Victoria Beckham, JW Anderson, Emilia Wickstead e Christopher Kane. Attenzione a Erdem ora che c’è lo zampino di Ib Kamara, il super stylist di cui vi ho parlato poche newsletter fa, e a Nensi Dojaka, vincitrice del LVMH prize 2021.
Milano, Milano. In quante lingue l’abbiamo detto che è il momento dei giovani, finalmente, in Italia (a proposito, potete recuperare la mia intervista a Marco Rambaldi e Pierpaolo Piccioli)? Bene, non sarà semplice tenere il faro puntato su di loro con 67 sfilate in cinque giorni (e il ritorno di certi nomini come Gucci e Bottega Veneta) ma ce la faremo. Dunque: Rambaldi, Del Core, AC9, Andreādamo, Sunnei, Act N.1, Vitelli, Tokyo James, Cormio + il debutto di Serhat Işık e Benjamin A. Huseby da Trussardi. Il calendario completo è scaricabile qui.
Parigi non aveva bisogno di cambiare. E lo sapeva. La calma placida di Bruno Pavlovky, presidente moda di Chanel, e di Bernard Arnault, proprietario del gruppo LVMH, che per due anni hanno risposto alle interviste dicendo che non c’era bisogno di agitarsi troppo (ok, un po’ parafrasato) e che tutto sarebbe tornato alla normalità, ora fa sentire chi ha sperato nella rivoluzione - tipo me - un po’ tonti. Perché, l’avrete notato, quasi tutti sono tutti tornati all’interno dei ranghi. All’appello mancano, oltre ai londinesi sopracitati, Celine (Hedi testa matta, come sempre) e Alexander McQueen che sfilerà a New York il 15 marzo. L’era delle sfilate quando e come si vuole si è chiusa molto prima della fine della pandemia, per non parlare di quelle digitali intese come fashion film. E il calendario parigino è quello di sempre con l’artiglieria pesante ben schierata.
Dunque, siamo pronti? ⏱️ Per una full experience potete seguirmi su Instagram, dove tratterò le sfilate day-by-day e salverò tutto nelle stories in evidenza. Altrimenti ci vediamo qui sabato prossimo! E se volete supportarmi 👇🏻
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Cominciamo con un po’ di autopromozione. Ho provato a immaginare come sarà ricordata la moda di questi anni, soprattutto agli occhi dei più giovani. Spoiler: non facilissimo come esercizio (Vogue)
L’analista Luca Solca mette in fila un po’ di numeri sui tre brand che occupano il segmento più alto della moda, sapete dire quali sono? (The Fashion Law)
Harry Styles intervista Timothée Chalamet, vabbè (i-D)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Se vi interessa moda e gossip Francesca diventerà la vostra Tiktoker preferita (@youaremylemonade)
È nata Radio Sunnei
Sabato 19 al Cine Teatro La Creta di Milano c’è Gira la Moda, spettacolo ideato dall’associazione Trama Plaza che mixa arte e moda sostenibile (per prenotazioni info@tramaplaza.it)
Ma la bellezza di questa cover story con Robert Pattinson? (GQ)
E la bellezza del sapere fare qualcosa, tipo una borsa partendo da un sacchetto di carta?
SHOPPING LIST
Purtroppo quest’anno non sono riuscita a parlare della Copenhagen Fashion Week (qui due cose su come è andata), ma un po’ di cose carine dei loro brand: anello di Malaika Raiss, canottierina di Gestuz, camicia di Dagmar, abito di Rotate (ha una forma molto bella, lo fanno ogni stagione in materali diversi, io ne ho uno in velluto)
SCUOLA E LAVORO
La Cattolica ha un nuovo master in Fashion Law
L’editor-in-chief di Fashionista, Tyler McCall ha fatto un thread con qualche consiglio per mandare pitch (Twitter, mentre qui potete recuperare la mia newsletter con le interviste a diversi editor e direttori italiani)
Per illustratori in erba: le rubriche di Alessandra Santelli sono bellissime
Ok, round up finale dei soliti tasti: se conoscete qualcuno a cui potrebbe interessare questa newsletter potete sempre condividerla, se invece vi è stata inoltrata potete iscrivervi. Grazie per essere arrivati fin qui e buon fashion month a tutti 👵🏻 (questa sono io in tutta la mia freschezza alla fine del mese).
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