In questo anno e mezzo di conversazione aperta, di scambi da me a voi e viceversa, su Instagram e in newsletter, una sola cosa mi è stata davvero chiara dall’inizio. Se l’argomento “moda” risulta oscuro e intricato agli occhi di chi sta fuori (intendo di chi non ha amici o conoscenti che lo frequentano e lo conoscono, è stata anche la mia esperienza), “lavorare nella moda” lo è ancora di più. Per non parlare del “lavorare in un giornale di moda”: tra tutti i miei colleghi coetanei nessuno ha fatto lo stesso percorso formativo di un altro, e nessuno è entrato in un giornale in modo classico, per esempio attraverso la risposta a un annuncio messo su LinkedIn. Per quello che ho visto fino a ora, ci si arriva per occasione, magari partendo da un interesse generale per il settore, e poi si coltiva il proprio percorso, muovendosi in un ambiente che cambia molto anche da team a team, da giornale a giornale, da casa editrice a casa editrice.
“Entrare in una redazione”, poi, è un concetto che può assumere diverse forme, nella stragrande maggioranza sono forme di collaborazione, con una partecipazione più o meno attiva alla vita del giornale. C’è inoltre una grossa fetta di redattori, che possono essere scriventi (giornalisti e dintorni) o stylist, che non partecipano affatto alla vita del giornale, se non con un rapporto diretto con il loro referente. È con lui/lei che stabiliscono le proprie attività, saltuarie o continuative, che siano un’intervista, un editoriale, uno speciale tendenze, un pezzo di approfondimento, una rubrica. I giornali (di carta o digitali) saranno sempre più fatti dagli esterni, dai collaboratori, ha detto qualche mese fa Stefano Feltri, direttore del quotidiano Domani, in una puntata dal podcast di Giornalisti al microfono. E dunque mi sono detta che questo primo appuntamento di questa nuova newsletter, Parliamone, poteva essere proprio per loro, quegli aspiranti redattori - e il focus sarà sugli scriventi, ma un giorno parleremo anche di styling - che spesso non sanno da dove partire per provare a proporsi.
Non voglio dilungarmi troppo, perché il bello è che questo mondo così oscuro non si è mai aperto tanto come negli ultimi mesi e per questo ho potuto raccogliere molte informazioni preziose. Di seguito troverete le risposte di chi tutti i giorni riceve, valuta, concorda pezzi che escono sulle versioni cartacee e/o digitali delle testate di settore. Cercateli su Instagram, sono persone reali, non me le sono inventate 😂 Però a parte gli scherzi, io avrei pagato per queste informazioni e quindi spero vi siano utili. Una sola postilla e poi vi lascio: c’è una risposta comune a tutti e riguarda la (non) necessità di avere il tesserino da giornalista per poter lavorare come contributor. Potremmo aprire un capitolo su questo, ma magari lo facciamo un’altra volta. Lascio qui il tasto per condividere la newsletter, perché magari può essere lo strumento utile per qualcuno che vi sta intorno, qualcuno che vuole mandare il primo, famoso, pitch ma non sa da che parte girarsi. Enjoy!
Filippo D’Asaro, head of content di nss magazine & nss sports, e Martina Strata, project manager di nss magazine & nss club
C'è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
F: Non il weekend, per il resto è uguale.
M: Ogni giorno, non ho preferenze particolari. Forse come orario sarebbe meglio sul presto, facendo lo screening delle mail in arrivo alla mattina è più probabile che riesca a leggerla subito.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
F: Sempre meglio una proposta via email.
M: Mail come primo contatto, poi se la proposta è convincente e soprattutto se lo è il risultato si può organizzare una call o un appuntamento dal vivo per approfondire la collaborazione.
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
F: No non è indispensabile, certo è un plus avere del materiale editoriale. Non servono necessariamente articoli ma anche un profilo Instagram ben curato o progetti già realizzati.
M: Concordo con Filippo, anche per quanto riguarda il profilo IG, è un plus perché può aiutare nel primo screening del profilo del candidato ma se l’idea è valida comunque si può andare avanti.
È indispensabile avere il tesserino da giornalista per essere considerati?
F: No, assolutamente.
M: Concordo.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
F: Sì, ma molto breve.
M: Si lo è, deve essere concisa e non pomposa ma nemmeno troppo informale.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
F: Entrambi. Tre righe discorsive per descrivere il taglio del pezzo, elenco puntato che riassume i temi che vengono toccati.
M: Anche qui concordo con Filippo, di base è quanto richiediamo per poter inquadrare l’idea dietro al pezzo.
Quanto andare in profondità con la proposta?
F: Sì fondamentale, anche dare un’idea per un titolo (poi può essere cambiato in corsa). Aiuta a capire qual è il taglio della proposta e se è in linea o meno.
M: È fondamentale capire il tipo di taglio e il tone of voice, non trovo indispensabile il titolo ma può aiutare a comprendere meglio l’idea del candidato.
Meglio citare già nella proposta le persone/aziende che si vogliono intervistare?
F: Sì, considero un plus avere delle quote aggiuntive.
M: È importante saperlo in anticipo e fare attenzione che, così come l’idea stessa, anche le persone da coinvolgere siano in linea con nss e il nostro modo di comunicare.
C'è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
F: Sì a patto che sia un pezzo critico e non una marchetta. Si deve partire da un’idea, se c’è l’idea e riguarda un solo brand va più che bene. Facendo un esempio: un pezzo come “la strategia di Gucci sul mercato del gaming” va benissimo anche se è monobrand.
M: Assolutamente si, ma molto sta nell’approccio che si ha con l’argomento altrimenti il rischio è di stendere una biografia del brand (che comunque potrebbe essere interessante con le giuste premesse).
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
F: Dipende dall’articolo, io preferisco quasi sempre un testo con citazioni perché l’articolo diventa più fluido. Anche i numeri evidenziano che performano meglio articoli discorsivi piuttosto che Q&A.
M: Preferisco sicuramente le quote ad intervallare l’articolo, per rendere maggiormente incisivi alcuni passaggi.
Pezzi d'opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
F: Sì, quello che dico sempre ai contributor esterni di nss è che devono portare un contributo a livello di idee, prospettiva e lettura della realtà. Ci sono alcuni temi su cui è difficile che pubblicheremo articoli d’opinione di collaboratori alle prime armi (ad esempio nel caso di review di sfilate o drop), mentre quelli che mi interessano di più sono gli articoli che collegano il mondo della moda con la cultura contemporanea o con altri settori.
M: Assolutamente, l’idea qui deve essere convincente più che in ogni altro caso. Come tematiche funzionano sicuramente quelle suggerite da Filippo ma anche temi di attualità che possiamo sentire vicino, penso soprattutto a nss G-Club. Resta inteso che per un articolo di questo tipo è fondamentale avere conoscenze nel campo di cui si vuole parlare, così come la capacità di esprimere un’opinione che possa in un qualche modo scatenare una reazione nel lettore.
Un argomento o taglio particolare su cui ricevi poche proposte e invece potrebbe interessarti?
F: Come scrivevo prima, gli articoli più interessanti sono quelli con un approccio cross-settoriale, che trovano i pattern comuni e che “collegano puntini” apparentemente molto lontani tra loro.
M: Concordo con Filippo, è interessante farlo anche nel mondo del beauty che nell’ultimo periodo è entrato sempre di più nel nostro quotidiano.
Come funziona per le fotografie che corredano il pezzo?
F: Io chiedo quasi sempre una selezione fotografica per capire il gusto del potenziale contributor, poi la selezione finale viene sempre fatta internamente dalla redazione.
M: Assolutamente, capire l’estetica è fondamentale. La scelta di una foto può dire molto di più di tante parole.
E per i termini della collaborazione e il pagamento?
F: È sempre importante avere chiaro le aspettative sia del potenziale contributor una volta definito il concept e anche il tipo di collaborazione (un solo articolo o l’inizio di una collaborazione continua). In generale io cerco di staccare i due momenti, separando la comunicazione sull’articolo da quella operativa in cui necessariamente sono presenti anche altri player. È importante definire il budget prima di iniziare il processo di produzione del contenuto ma dopo avere definito il concept creativo e il tipo di collaborazione.
M: Anche qui concordo con Filippo, è importante capire sin dall’inizio che tipo di collaborazione si vuole e si può potenzialmente instaurare per poterne discutere i dettagli. Comunque prima di tutto è fondamentale capire se il contenuto può funzionare.
Sara Moschini, head of fashion Grazia.it & GraziaFactory
C'è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
Forse conoscendo le mie abitudini e le migliaia di mail che ricevo giornalmente ti direi la sera così al mattino la trovo e la vedo subito. Di solito inizio a guardare la mail molto presto, quando non c’è l’affollamento che arriva dopo.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
Quasi sempre meglio una proposta via mail. Il tempo è oro e, anzi, se mi chiedi di vederci come prima cosa un po’ mi da fastidio (lo so che suona antipatico ma è la verità) - poi c’è tutto il tempo di conoscerci e vederci in caso.
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
No, anzi, magari sei una penna nuova e esclusiva.
È indispensabile avere il tesserino da giornalista per essere considerati?
Per noi assolutamente no.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
Sicuramente è utilissimo. Una breve presentazione e poi soprattutto link a pezzi già pubblicati. Se non ne avete, allegate un esempio di pezzo scritto da voi che ritenete sia rappresentativo del vostro stile. Utile anche capire il tone of voice della pubblicazione alla quale vi state proponendo, la tipologia di pezzi che vengono pubblicati. Per esempio su Grazia.it ci sono molti pezzi di tendenze che partono dallo streetstyle o da trend di Instagram. Bene, trovate un trend che vi affascina e descrivetelo con il vostro stile, le vostre reference. Se sentite che possa rappresentarvi come professionisti potete mandare anche il link al vostro profilo Instagram. A volte è inutile, ma altre può dare un’idea dei vostri gusti, della persona che siete e di quello che vi piace.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
E’ importante per noi la struttura del pezzo e anche come si inserisce la parte grafica. Sempre meglio farsi delle domande prima di mandare una proposta: come te lo immagini a video? Dove vanno inserite le foto? C’è una gallery? E’ diviso in paragrafi ognuno con un “sottotitolo”? E’ un pezzo unico?
Quanto andare in profondità con la proposta?
Potrebbe essere utile mandare già l’attacco. Credo non mi sia mai successo in 10 anni! Sicuramente voglio sapere qual è il taglio e la particolarità: perché dovremmo pubblicarti/parlare di questa cosa?
Meglio citare già nella proposta le persone/aziende che si vogliono intervistare?
Sì.
C'è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
E’ più difficile perché di solito gli approfondimenti “singoli” o comunque molto ampi sono appannaggio di investitori o big brand che producono pagine viste - meglio un’idea più strutturata che comprende più voci e più brand. Ovviamente se si ha accesso ad un personaggio esclusivo si può sempre provare, ma devi convincermi che sia il personaggio giusto per noi.
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
Se sono tante domande meglio Q&A altrimenti intermezzo, ma dipende molto dalla qualità delle risposte. Se sono brillanti e reggono da sole il Q&A è ok, altrimenti devi essere bravo tu a “impastare” tutto.
Pezzi d'opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
Da linea editoriale oggi non ne abbiamo, ma a me piacerebbe molto in un futuro poter inserire un paio di pezzi al mese sui “casi” del momento. Per ora direi di no.
Un argomento o taglio particolare su cui ricevi poche proposte e invece potrebbe interessarti?
Personaggi di nicchia ma potenzialmente cool, ricerca fashion nel campo della musica, proposte di nuovi format web originali.
Come funziona per le fotografie che corredano il pezzo?
Abbiamo delle agenzie sulle quali ci appoggiamo con dei contratti. Non abbiamo budget in più per cui le foto devono essere o free of rights o reperibili nelle nostre agenzie, oppure embeddabili da Instagram. Per cui di solito è un discorso che si fa insieme dopo. Al momento della prima proposta puoi mandarmi qualche foto per farmi capire di cosa vorresti parlare, ma è sempre meglio che eventualmente siano reperibili.
E per i termini della collaborazione e il pagamento?
Se ti rispondo “bella idea” e non parlo di soldi allora devi chiedere. Io te lo direi subito ma magari qualcuno può provare a farti lavorare gratis. Sempre meglio mettere in chiaro durante i primi scambi, in modo gentile ma fermo e magari verso la fine della mail:“posso chiederti quale è la fee a pezzo?”.
Sara ha anche aggiunto qualche consiglio per chi invece vuole proporre un servizio editoriale (fotografi e stylist).
Noi non accettiamo di solito editoriali già confezionati, ma se ne hai uno che ti sembra molto valido puoi provare a mandarmelo con la tua impaginazione preferita (occhio che deve essere adatta al sito), i credits sugli abiti e il team e le specifiche (quale è la storia, perché è particolare...). Deve essere esclusivo e non pubblicato.
Se invece vuoi farmi una proposta mandami più dettagli possibile: la moodboard in immagini (pose, mood, atmosfera, tagli), location, team coinvolto (fotografo e suo portfolio o Instagram account, importantissimo), idee di make up e hair, modelle eventuali o comunque tipologia di modella che ti piacerebbe usare, marchi che vorresti coinvolgere, qualche parola sulla storia.
E’ molto difficile per noi lavorare con un team che non sia il nostro, ma qualche volta mi è capitato di iniziare così e poi continuare delle collaborazioni.
Manuela Ravasio, digital director di MarieClaire Italia
C'è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
Il lunedì mattina la cosa più bella trovare proposte, idee, mail scritte in modo diverso.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
Proposta via mail e poi nel caso appuntamento con super piacere.
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
Naaaaaaaa avanti così non si trovano persone fuori dai circolini. Se l’idea è bella, forte e funziona buttati, poi l’editing lo curiamo internamente.
È indispensabile avere il tesserino da giornalista per essere considerati?
Doppio naaaaaaa: ci sono maree di fotografi e reporter bravi seri, che non necessitano di tesserini, o scrittori che affrescano mondi senza tesserini.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
Breve bio e PASSIONI. Cose che si amano, motivi per cui si è scelto un tema, storia. Se poi ci sono lavori precedenti ok per link, ma non è strettamente necessario.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
Se si tratta di un longform (e poi più puntate) meglio un cappello introduttivo e poi a punti. Se d’impatto discorsivo ma coinciso.
Quanto andare in profondità con la proposta?
Tesi, fonti, riferimenti con l’attualità, se ci sono personaggi coinvolti, idea di che foto / video potrebbe accompagnare il pezzo.
Meglio citare già nella proposta le persone/aziende che si vogliono intervistare?
Yes.
C'è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
Creativo sì, brand solo se è scouting, azienda solo se ha fini sociali.
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
Q&A classico se si tratta di personaggio da lettura veloce. Personalmente amo un testo con citazioni intermezzo, se è ben scritto ti isola dal mondo. Domande e risposte va benissimo purché ci sia ritmo e non siano scontate.
Pezzi d'opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
In prima persona su temi intimi, no politica per due spicci, no impegno sociale per socialwashing, no opinioni che si reggono sull’infamare qualcun altro. Sì a pezzi d’opinione su temi laterali, paralleli che pochi toccano che “nessuno potrebbe scrivere come te perché esiste prima di tutto nella tua testa”.
Un argomento o taglio particolare su cui ricevi poche proposte e invece potrebbe interessarti?
Il rapporto genitori figli, il tema dei soldi meritati guadagnati mancati, le amicizie raccontate, analizzate in tutti i campi privati e lavorativi.
E per i termini della collaborazione e il pagamento?
In genere siamo noi che quando approviamo il pezzo diamo anche il fee in base al taglio lunghezza etc. poi ci sono casi e casi.
Danda Santini, direttrice di iO Donna e Amica
C'è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
Il giorno migliore è per tutti i giornali quello dopo la chiusura, quando si imposta il numero successivo. Se non si conosce il giorno di chiusura, meglio psicologicamente a inizio settimana, lunedì mattina.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
Meglio proposta via mail, sempre. Personalmente, è l’unico mezzo che uso perché rimane traccia di tutto e posso recuperare facilmente le conversazioni con Outlook. Prendere l’appuntamento per conoscersi e poi impostare insieme il lavoro, era meglio, ma post Covid non so se riprenderemo a farlo (peccato, comunque).
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
Molti collaboratori non sono giornalisti professionisti* e spesso nemmeno pubblicisti**. Insomma, chiunque può proporre, nessuno vi domanderà mai se avete il tesserino, ma si presuppone che siate “del mestiere” o che siate alle prime armi ma con forte motivazione, voglia di imparare e seguire le indicazioni. Nessuno nasce “imparato”, tutti abbiamo avuto qualcuno che ci ha dato una chance. Rimane chi ha la stoffa e un po’ di fortuna, come sempre.
* Lo sono di solito tutti i redattori dipendenti invece, che hanno superato l’esame professionale dopo un periodo di praticantato con assunzione di almeno 18 mesi.
**Cioè hanno ottenuto il tesserino perché hanno dimostrato, ricevute di pagamento alla mano, di collaborare continuativamente con testate giornalistiche.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
Presentarsi con cv e link a pezzi è utile. Non sempre abbiamo il tempo di leggere i link, ma io guardo sempre i cv. Se poi la proposta è interessante, siamo a corto di pezzi, quel tema è nuovo, tanto vale provare direttamente.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
La proposta deve essere chiara, sintetica (non più di un paio di righe) ed eventualmente corredata da nomi di persone da sentire, per far capire che non è solo un’idea ma già un ragionamento compiuto. A me piacciono le scalette a corredo (a punti, schematiche), perché danno l’idea di un percorso strutturato con un obiettivo preciso da portare a casa.
Quanto andare in profondità con la proposta?
Mandare l’attacco del pezzo non ha senso, perché il pezzo si costruisce sempre per strada, quando ti muovi alla ricerca di qualcosa: sai che cosa cerchi, ma non che cosa troverai. Anche mandare le conclusioni è ingenuo: le puoi trarre solo alla fine del percorso. Un pezzo non è un teorema, ma una ricerca a tema, laica, senza preconcetti.
C'è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
Ogni giornale ha il suo taglio: il Sole24Ore può dedicare un pezzo al CEO di un’azienda che ti racconta i risultati ottenuti, un giornale specializzato può raccontare la case history di un brand, un femminile come iO Donna parte dai personaggi, soprattutto creativi (stilisti, direttori creativi, fotografi, celeb, ecc). L’importante è non fare interviste in ginocchio, esaltare un marchio perché ci piace, raccontare la storia dell’azienda perché fa piacere al proprietario. Un giornalista non deve assecondare chi ha davanti, ma scrivere per chi lo legge. Incuriosire, informare, sorprendere, trovare qualcosa non detto prima. Ed essere obiettivo, sempre;
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
Le interviste botta e risposta sono più facili da leggere, più veloci, più adatte al quotidiano o al settimanale. Ma i ritratti in punta di penna, pensati, che restituiscono l’atmosfera, un gesto, che ti raccontano il non detto, con tono narrativo, da indagine psicologica, più adatti al mensile, per me sono impagabili.
Pezzi d'opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
I pezzi d’opinione sono commenti, rubriche, editoriali: lì la differenza la fa chi scrive. Non sono da collaboratori, ma da gente del mestiere: esperti, commentatori, super professionisti. Chi scrive deve avere una voce unica, sperimentata, già riconosciuta a priori da chi legge o così forte che ti spiazza e hai voglia di risentirla. L’autorevolezza conta. Ma questa è un regola vintage da carta stampata, naturalmente…
Un argomento o taglio particolare su cui ricevi poche proposte e invece potrebbe interessarti?
Interessano sempre i pezzi su cui ci sono poche proposte, ma prima di fare una proposta, occorre davvero studiare nei dettagli qualche numero del giornale a cui la fai. Per evitare di proporre pezzi appena usciti (capita, ma non è un bel segno: indica che non segui con regolarità il giornale per cui ti proponi) o completamente fuori tema (segno che non conosci il giornale a cui proponi).
Come funziona a livello pratico?
A chi ti commissiona il pezzo si chiedono la lunghezza (che si esprime in battute secondo le regole di ogni testata) e i tempi di consegna. Poi è utile farsi dare il riferimento di una segretaria che si occupa delle questioni pratiche: quanto ti pagheranno (se a lunghezza di testo consegnato o a pagine pubblicate, i fee – ahimé - sono rigidi per ogni redazione, con pochissimi margini di negoziazione anche per le “firme”), in che modo, con che tempi ecc. Sapere invece con certezza quando un pezzo sarà pubblicato non è facile. Se è di stretta attualità, subito, se è “freddo” può aspettare anche qualche settimana o più, secondo logiche che hanno a che vedere con le foliazioni, le sovrapposizioni di temi, le lunghezze, le foto ecc. Spesso incomprensibili al povero collaboratore che pensa che il suo pezzo non sia piaciuto (ma se non va bene viene detto subito), invece sempre perfettamente ragionevoli per chi fa il timone del giornale. Ma questa è magra consolazione, lo so.
Letizia Schätzinger, Fashion Director di DLui la Repubblica
C'è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
Devo ammettere che se trovo di mattina, anche presto, una mail tipo curriculum o proposta, sono più pronta e “ricettiva” nel leggerla con calma.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
Assolutamente via mail, devo anche dire che spesso sono io poi, ad alzare il telefono per un colloquio conoscitivo o per avere più informazioni.
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
No, ma SÌ, diciamolo. E il nome della testata/contenitore fa, ovviamente, la differenza.
È indispensabile avere il tesserino da giornalista per essere considerati?
Nooooo, ci sono fior di penne che non sono neanche giornalisti.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
Sì, ma più di tutto preferisco una letterina scritta con il cuore e dedicata a me, che mi faccia capire che non sono una delle cento a cui è stata mandata una proposta in modalità copia/incolla…. Sono sempre felice quando qualcuno specifica l’affezione al giornale in cui lavoro o comunque il motivo per cui è stato spinto a scrivermi.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
Indifferente, pur che la proposta sia chiara. Certo, se la proposta è visiva, o se le immagini restano fondamentali meglio avere un moodboard di ispirazione.
Quanto andare in profondità con la proposta?
Meglio spiegare il canovaccio del pezzo, come lo si vuole strutturare, specificando magari l’ipotesi e la tesi, l’attacco e la conclusione.
Meglio citare già nella proposta le persone/aziende che si vogliono intervistare?
Sì, ottimo. Meglio anche specificare se sono contatti personali o già in essere o se invece devono essere sviluppati con l’aiuto mio o del giornale.
C'è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
Per quanto mi riguarda non tanto, a meno che non siano piccoli brand emergenti. Per le interviste ai grandi designer è più facile che lo scrivente sia deciso dal direttore e che sia interno al gruppo editoriale nel quale lavoro.
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
Dipende: se le domande sono buone, cioè precise e affilate, le risposte possono essere sorprendenti, quindi va bene non creare una sovrastruttura. Altrimenti è meglio infiocchettare il pezzo con un po’ di narrazione e inserire qua e là dei virgolettati, delle citazioni del soggetto.
Pezzi d'opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
…. Sono perplessa su chi esprime opinioni. Attualmente ce ne sono così tanti e non tutti di livello. Difficile che possa essere interessata a una persona che non conosco che voglia esprimere la sua opinione…. Preferisco ragionare sul racconto di un fatto oggettivo magari, questo sì, raccontato a modo proprio.
Come funziona per le fotografie che corredano il pezzo?
Se sono interessata al lavoro di un fotografo, prevedo sempre la possibilità di remunerare il suo lavoro, che sia già stato prodotto o che sia da produrre.
Silvia Schirinzi, editor moda @ Rivista Studio
C’è un giorno e un orario migliore di altri per mandarti una proposta?
Per me tutti i giorni vanno bene. Leggo sempre tutte le mail e cerco sempre di rispondere, in genere lo faccio subito se il contenuto della mail cattura il mio interesse. Può capitare che qualcosa (ok, più di qualcosa) mi sfugga, in quel caso sempre meglio fare follow-up, come si dice, e cioè riscrivere.
Meglio chiederti un appuntamento o mandarti una proposta via mail?
Dipende dal tipo di collaborazione, se si vuole diventare un collaboratore della rivista in genere direi che meglio prima fare proposte via mail, magari allegando un pezzo di prova se lo si ha, ancora meglio se pensato appositamente per Rivista Studio. Io ho fatto così. Poi una volta avviato il rapporto è bello incontrarsi e conoscersi, anche per inquadrare sempre meglio la collaborazione e confrontarsi.
È indispensabile avere già pubblicato per essere considerati?
Nel caso di Rivista Studio sembrerà strano ma in realtà no. Anzi, ci piace avere autori esordienti e vederli crescere, per quanto possibile. È indispensabile avere un certo approccio alla scrittura, però, per quello è utile conoscere il tono di voce di Studio e il modo in cui solitamente si posiziona rispetto agli argomenti che tratta. Detto questo, ci piace anche ospitare pareri discordanti dai nostri, a patto non si tratti di cose folli.
È indispensabile avere il tesserino da giornalista per essere considerati?Assolutamente no.
È utile cominciare con il presentarsi, magari con una breve bio su formazione e lavoro e link a pezzi già pubblicati?
Sì, una mini bio è utile, almeno per inquadrare un po’ la persona. Anche i link sono utili, chiaramente, ma non mettetene troppi: meglio scegliere i pezzi che preferite tra quelli che avete scritto, magari spiegando perché sono i vostri preferiti.
Come strutturare il pitch, meglio discorsivo o per punti?
Per me è indifferente, l’importante è che sia chiaro. Di certo una scaletta iniziale aiuta chi vi legge a capire quanto avete già in mente il pezzo che volete scrivere: personalmente, apprezzo chi mette nei suoi pezzi molti link e dimostra così di avere sottomano la discussione intorno all’argomento di cui vuole occuparsi. I pitch “a volo d’angelo”, chiamiamoli così, di solito mi convincono un po’ meno, sempre che non siano particolarmente brillanti. Ma non è detto, eh, c’è chi in due righe riesce a venderti la sua idea e a farla funzionare.
Quanto andare in profondità con la proposta?
Si può mandare un pezzo pensato appositamente per la rivista (come dicevo, è un buon modo di rompere il ghiaccio, anche se comporta il rischio che vi venga rifiutato) o semplicemente mandare una proposta, specificando perché starebbe bene su quel determinato giornale e il “taglio” che si vuole dare all’articolo.
Meglio citare già nella proposta le persone/aziende che si vogliono intervistare?
Sì, assolutamente.
C’è spazio per proposte di articoli dedicati a un solo brand/azienda/creativo?
Dipende dal brand/azienda/creativo, in generale ti direi di sì, abbiamo molte interviste con creativi di aree diverse fra loro. Sul sito facciamo una lavoro affine ma complementare a quello che facciamo sulla rivista di carta, per cui taglio dei pezzi, lunghezza e immagini possono subire molti cambiamenti se un pezzo è previsto per la rivista o per il digitale, ma il tono di voce è lo stesso.
Per le interviste: meglio Q&A o un testo con citazioni a intermezzo?
Dipende dal tipo di intervista. Alcune funzionano più nella formula domanda e risposta, altre con il testo a correre intervallato dalle citazioni. Forse la seconda formula è più da Rivista Studio, soprattutto sulla carta, ma dipende moltissimo dalla persona intervistata.
Pezzi d’opinione, ti interessano? Se sì, in quali casi?
Sì, certo. Mi interessano se c’è un’idea chiara di base e altrettanta capacità di articolarla.
Un argomento o taglio particolare su cui ricevi poche proposte e invece potrebbe interessarti?
Per quanto riguarda la moda, i pezzi che preferisco sono quelli che sono capaci di ricostruire certi trend social, o certi percorsi social di determinati marchi, e ricollegarli all’attualità. Ti faccio un esempio: se segui una sfilata in streaming, come abbiamo fatto tutti nell’ultimo anno e mezzo, spesso la storia da raccontare più che nella collezione sta in tutto quello che succede intorno, i commenti, i cuoricini, i meme e così via, oppure andare a scavare da dove vengono certe tendenze, dal photo-dump di Instagram alle canzoni di TikTok. Il modo in cui si intersecano moda e mondi digitali è la cosa che mi interessa di più e credo che interessi anche al lettore, perché è quello che probabilmente lo colpisce più da vicino, anche se non può comprarsi la borsa da 3000 euro di Bottega Veneta.
Come funziona per le fotografie che corredano il pezzo?
Su Rivista Studio abbiamo delle agenzie da cui prendiamo le foto per il sito, sul cartaceo spesso sono scattate da noi. Se avete in mente un’immagine che possa accompagnare il vostro pezzo non c’è niente di male a proporla, poi si capisce insieme qual è meglio utilizzare.
E per i termini della collaborazione e il pagamento?
Anche qui dico una cosa che forse non troverà d’accordo chi fa il mio mestiere: chiedetelo subito.
In questi mesi ho salvato qualche altro interessante sull’argomento e dintorni:
Interessante come tutti abbiamo la loro idea sul pitch, a parte le linee generali. Così come è interessante che il tesserino non se lo calcola nessuno :D