#75 Voci da Pitti
Ciao a chi c’era già e ai nuovi, mi chiamo Federica e in questa newsletter faccio il punto della settimana su moda e dintorni. Siamo appena entrati in una nuova stagione di fashion week e quindi oggi e nelle prossime settimane ci soffermeremo un po’ sul tema. Ma non troppo, perché ci sono tanti altri argomenti da toccare. A proposito, ma i red carpet, dove sono finiti??
Gli eventi servono. Quello su “sfilate sì, sfilate no” è un dibattito che appassiona solo gli addetti ai lavori, giustamente. Però gli addetti ai lavori della moda sono tanti, molti di più di quanto tendiamo a immaginare. La filiera è lunga e articolata e fiere e fashion week non sono solo i momenti delle influencer: dietro c’è un piccolo, grande formicaio che durante quegli eventi compra, decide, fa e disfa. Ecco perché è importante chiedersi se sia giusto o no fare Pitti, la Couture, la fashion week a Milano. E notare come in due anni di pandemia, comunque, non si sia veramente trovata un’alternativa, nonostante i tentativi. Ognuno di questi eventi, tra l’altro, è strutturato in modo diverso per cui il tema della sicurezza va analizzato da vicino.
Prima fermata, Pitti. Nel frattempo Pitti c’è stato, un po’ sottotono ma c’è stato. In generale è molto difficile parlarne se non ci si va, perché è una fiera e non una fashion week, c’è qualche evento speciale ma si tratta più che altro di stand, di prodotto visto da vicino, di gente che parla e si scambia opinioni e umori. Anche se sottotono ho pensato che era giusto darne visibilità, approfittando per parlare di questo tema sicurezza che fa infervorare gli animi. Io a Pitti quest’anno non sono andata - sto tornando a lavorare pian piano -, ma ho la fortuna di avere questa fantastica rete che siete voi, gli addetti ai lavori della moda. E quindi vi ho chiesto come è andata 🧡
«C’era una strana atmosfera, un’allegria da naufragio, un sorriso aperto sull’inquietudine. Però devo ammettere che, superata la diffidenza iniziale, ci si riscopriva umani e soprattutto più attenti agli altri: per paradosso, avere meno stand da osservare e meno eventi cui assistere è stata un’occasione per conoscere nomi nuovi - uno su tutti, il finlandese Latimmier by Erwin Latimer - e per valutare con calma nomi giovani, impegnati nella moda sostenibile, a cui è stato dedicato un padiglione, interessante come quello sul vintage curato da A. N. G. E. L. O. di Lugo. Alla fine un’esperienza più umana e vicina alle creazioni da comprendere più come espressioni di pensiero che come semplici prodotti che cambiano il paradigma da “fiera” a “mostra” da osservare come sismografo dei tempi e delle modalità nella cultura del vestire. Una moda che non coincide con le grandi rivoluzioni, ma è occasione per riflettere sulle variazioni sottili che attraversano il tempo.»
Antonio Mancinelli, giornalista
«Sicuramente non la solita edizione di Pitti ma ormai credo che i bei tempi ce li possiamo dimenticare. Di solito l'affluenza alla fiera la si percepiva già dal treno delle 720 del mattino in stazione centrale che quest'anno però era un normalissimo treno. Il fatto che il Pitti abbia comunque deciso di mantenere la programmazione, impedendo di far eventi, l'ho trovato un buon segnale: c'è tanta voglia di incontrarsi e fare cose nonostante la situazione. Peccato però che alla fine non c'è mai nulla di così nuovo e coinvolgente per cui valga veramente la pena spendere (tanti) soldi per partecipare. Mettiamoci anche lo scherzetto di Cucinelli che non ha aiutato. Tirando le somme: atmosfera voto NI, poca gente e padiglioni vuoti ma apprezzato lo sforzo di portare avanti la fiera. Sicurezza nulla da dire. Premessa: avendo un cliente espositore ho passato molto più tempo in stand dal cliente che quello che ho girato ma se devo essere onesta non c'è stato nulla che ha attirato la mia attenzione. Collaborazione 032 x sloggi mi ha colpito in senso negativo: non l'ho proprio capita e anzi, l'ho trovata poco sensata. Carina invece la situazione che hanno creato nell'attico al padiglione centrale (c'era un Dj che creava un pò di ambient); Cavaniglia molto triste rispetto agli altri anni. Ero molto curiosa della selezione vintage ma purtroppo nulla di wow. Forse sono arrivati un pò più tardi. Ribadisco quanto sopra: non capisco perché non comincino ad esplorare scenari nuovi (penso al beauty che cmq va molto anche per l'uomo, molti negozi adesso sono concept store che vendono diverse categorie per esempio)»
Martina Monselli, pr
«Sicuramente interessante l’area SUSTAINABLE STYLE con una selezione di brand sostenibili come Figure Decorative, Waste Yarn Project, Junk.. tra l’altro anche in Rinascente a Firenze abbiamo avuto un richiamo a quest’area di Pitti con pop up dedicato in store e vetrine. Per quanto riguarda gli altri brand, segnalo l'area vintage, dove tra i vari espositori A.N.G.E.L.O con una selezione sempre molto bella! Naviglio molto carino, brand giovanissimo di cappotti fashion/aggiornati, Pintorie brand knitwear hand painted con effetto tie dye e Filson, con uno spazio dedicato dove hanno presentato la collezione rtw, oltre a quella degli accessori. Per quanto riguarda l'atmosfera generale, purtroppo era ancora un po' sottotono, meno espositori, pochi buyer internazionali perché so che ancora non stanno viaggiando. Nonostante questo è stato comunque bello e abbiamo avuto modo di vedere qualche novità interessante!»
Serena Spedalotto, buyer
«L'affluenza per quanto mi riguarda è stata al di sopra delle aspettative. Ho visto soprattutto stampa e buyer italiani. Il controllo del super green pass all'ingresso è stato svolto con accuratezza, seguito dal rilascio del braccialetto di colore diverso per ciascun giorno della manifestazione. Mi sono sentito sicuro in fiera, soprattutto negli stand più ampi. Per quanto concerne le collezioni ho notato un calo di proposte casualwear e, parallelamente, un abbigliamento maschile tradizionale meno formale. Ad esempio brand classici come Paoloni o Piacenza 1733 hanno rivisto il proprio approccio inserendo colori, pesi e fit diversi, interessanti anche per un consumatore più giovane. Santaniello, brand sartoriale campano, ha collaborato con Loro Piana per ricche tinte in capo molto belle. Tante overshirt e ibridi blazer/giubbini, secondo me il formale ha capito che, magari influenzati dalla pandemia, i consumatori non vogliono più il solito completo blu o grigio da alternare in ufficio. Non sono mancate collaborazioni e limited edition, la mia preferita è quella di In The Box con Peanuts, interessante la capsule per l'anniversario di Roy Roger's. La maglieria di Collina è unica per colori e trame. Personalmente io apprezzo molto i capi maschili di Fabio Gavazzi, esperti pellicciai sanno come proporre modelli perfetti anche per under40. In termini di piumini invece promuovo Herno. Interessanti i progetti green-friendly di Piquadro (sostenibilità sociale reale), Save the Duck e Ecolab.»
Marco Caruccio, giornalista
«Contattando i giornalisti mi sono accorto che diversi non sarebbero venuti, nonostante fossero stati inseriti nella lista media di Pitti. Alla fine siamo riusciti ad incontrarne un buon numero, ma non eccezionale. Un paio mi hanno raccontato che stanno ancora facendo fatica a trovare la voglia di uscire e spostarsi tra fiere ed eventi. I miei colleghi mi hanno anche confermato che l'affluenza era maggiore rispetto alla scorsa edizione, ma decisamente minore rispetto alle edizioni pre-covid. Atmosfera molto leggera, forse anche troppo 😅 Ho visto tantissimi influencer wannabe lì soltanto per farsi le foto con la scritta Pitti, e molti meno addetti ai lavori con un vero interesse verso la ripresa del settore (forse sono anche influenzato dal fatto che sono più abituato alle fiere tessili). Infine, le regole di sicurezza covid sono state più o meno rispettate. Tutti indossavano la mascherina FFP2, ma allo stesso tempo ho notato la scarsa presenza degli igienizzanti nei vari edifici.»
Samuele Curti, pr
«La mia impressione è che fosse tutto un po’ bloccato dai timori pre-fiera. In realtà era tutto molto vivibile e “normale”, ovviamente faticosissimo con le mascherine ma fattibile. Da quando lo hanno ridotto è più piacevole da visitare, prima era troppo pieno ed era difficile vedere tutto. Bello vedere grandi padiglioni presi da Ecoalf e Save The Duck che mandano messaggi forti sulla sostenibilità! Ho notato che sono praticamente finite le pagliacciate delle foto all’ingresso o nel cortile di gente che si fa fotografare: sembra essere tornata una fiera di gente normale che lavora e che cerca concretezza.»
Irene Traina, fashion editor e stylist
«Premetto che è stato il mio primo anno a Pitti quindi non l’ho mai visto pre Covid. In generale mi hanno detto tutti che c’era molta meno gente rispetto alle scorse edizioni e in effetti anche la città stessa era abbastanza vuota. Buona attenzione a controllo green pass e biglietti, controllo della temperatura obbligatorio con termometri tecnici (non il termometro da polso per intenderci) e ffp2 al chiuso sempre rispettata. Ovviamente in orario pranzo evitare assembramenti per mangiare era praticamente impossibile. Quindi livello sicurezza direi medio/alta. Ho trovato un’atmosfera molto positiva e ho visto tanta esigenza di un tornare a confrontarsi dal vivo. Una cosa che mi ha fatto strano, ma che probabilmente è sempre stata così, è la paura di alcune aziende presenti nel condividere con gli altri espositori, quindi diversi stand non permettevano l’ingresso a chi aveva pass espositore (non quello dove ero io), forse non avendo un vero focus sul prodotto moda ma occupandomi di corporate non avevo mai realizzato la grande paura (perché io l’ho interpretato così) di essere copiati. L’argomento focus è stato ovviamente la sostenibilità, in alcuni casi ben riusciti in altri l’ho trovato un po’ forzato.»
Yael Norsa, pr
«Sono stata solo un giorno ma ho visto poca stampa e solo italiana… Come è mancata Suzy Menkes! Arrivata a Firenze in treno ho avuto l’impressione di avere sbagliato stazione, calma piattissima….È stato un po’ sconsolante. Sono andata in Fortezza dove c’è subito un controllo del Super Green Pass, poi braccialetto e temperatura, semplicemente perfetti! Poca gente, pochi grandi padiglioni esterni: Ecoalf,(interessante), Save the Duck, Herno e Arthur Arbesser x Baldinini. Al Padiglione Centrale piano inferiore sono andata a Lifestyle Sostenibile, lì ho incontrato ragazzi giovani pieni d’entusiasmo e contenti di esserci, ritengo che siano stati i più visitati. Ho incontrato maggiormente aziende piccole di nicchia, molti alla prima esperienza, contenti di esserci e carichi di entusiasmo sicuri che la loro strada sia quella giusta, sostenibilità e upcycling. Unicredit (sponsor di Pitti) ha organizzato una conferenza "La Finanza supporta la rivoluzione green della moda" con presentazione di tre start up. Per la prima volta a Pitti erano presenti anche stand di abiti vintage, sia i capi che gli accessori erano acquistabili e pagabili con carta di credito. I Pitti Peacocks quasi inesistenti, la piazzetta in Fortezza praticamente vuota. Questo Pitti ha dato un segnale bello e forte a tutto il mondo della moda: il primo giorno ci sono stati più di 3000 persone ed il secondo circa 4000, inclusi dei buyer anche stranieri, numeri eccellenti considerando la situazione attuale e la mancanza di grandi brand come Brunello Cuccinelli. Chapeau a Raffaello Napoleone, A. D. di Pitti Immagine che ha avuto il coraggio di andare avanti anche se in forma ridotta, per me è stato un grande successo»
Romana Barba, coordinatrice di studio
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Intervistona a Raf Simons (designer), Willy Wanderperre (fotografo) e Olivier Rizzo (stylist) (i-D)
Abbiamo già parlato di tracciabilità tante volte, ma è davvero uno step importante per la moda e stavolta ne scrive Dana Thomas (New York Times)
La storia dei tre abiti di Alexander McQueen indossati da Kate Middleton per le foto del quarantesimo, scattate da Paolo Roversi (British Vogue)
Non è passato molto tempo da quando abbiamo cominciato a parlare di moda nel Metaverso e già sorgono i primi problemi (Wired)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Affidare i ritratti delle Best Performances a Tim Walker è sempre una buona idea e W Magazine lo sa bene. La mia cover preferita è quella con Kristen 👇🏻
Finalmente un nuovo podcast di moda: si chiama Modestamente ed è scritto e condotto da Federico Rocca di Vanity Fair
Le collezioni dedicate al Capodanno Cinese di solito non sono così avanguardiste, e invece Balenciaga e Bottega Veneta hanno fatto fuochi d’artificio: il primo si è affidato all’art-director-genio Pablo Rochat per una serie di immagini trompe l’oeil, il secondo è andato addirittura sulla muraglia cinese (con donazione inclusa)
Tra i tanti profili IG che mi state consigliando nella mia nuova rubrica preferita c’è @cutefashionmoments, bellissimo (anche voi siete ossessionati da questi canali così tematici!?)
SHOPPING LIST
Come funzionerà l’affiliazione su Instagram (Glossy)
Questo giro di saldi lo vince a mani basse MatchesFashion, alla selezione della newsletter di mercoledì erano sfuggiti una t-shirt di Paco Rabanne a 60 euro e le ballerine della collabo Cecilie Bahnsen X HEREU a 176 euro
SCUOLA E LAVORO
Amazon Fashion cerca un head of social, Trussardi un social media manager, MyTheresa un senior pr manager (a Monaco! scrivere a @sunnyitalia)
Sta facendo il giro di Instagram l’estratto di un’intervista a Brunello Cucinelli risalente a quattro anni fa ma direi più attuale che mai. Qui l’intervento per intero
BONUS TRACK. E va beh, lo sapevate che stavo aspettando Euphoria come un bambino aspetta Babbo Natale. Dunque, ho scritto su Rivista Studio un po’ di cose su come utilizzare lo styling per disegnare personaggi precisissimi, eppure perfettamente replicabile, sia un esperimento molto ben riuscito. Qui vi lascio la mia fonte più preziosa, un closet account con tutti, ma tutti i brand della season 2. Un’ultima cosa, segnatevi questo nome: Alexa Demie, io dico che ci farà volare (e infatti è già in total Balenciaga, altro che Julie Fox) 👇🏻
Eccoci arrivati, nel frattempo è iniziata anche la Milano Fashion Week maschile (fino a lunedì, potete seguire gli eventi qui) e poi ci sarà Parigi, con l’uomo e la Couture. Insomma, si ricomincia e le settimane della moda restano l’occasione per misurare la temperatura del settore.
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