Hello ☕ trovo sempre difficile mettere leggerezza in ciò faccio in momenti come questo e con quello che è successo in Emilia-Romagna. Pare meglio, invece, segnalarvi i dati per effettuare una donazione.
A: agenzia per la sicurezza territoriale e protezione civile dell’Emilia-Romagna
Causale: alluvione Emilia-Romagna
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LE RESORT SONO ANCORA LA NOTIZIA DELLA SETTIMANA?
Nel lontanissimo 2013 la critica Cathy Horyn scriveva sul New York Times: «Qualche anno fa, potevi sopravvivere senza una pre-collezione. Era solo una cosa in meno, giusto?». Mi ci ha fatto riflettere una collega pr: come potrebbe oggi un mega brand risparmiarsi una sfilata, o qualsivoglia evento o iniziativa che garantisca una copertura mediatica (tradizionale e non) in un mondo mangia-contenuti come quello di oggi, in cui un look dura (neanche) il tempo di uno scroll?
Ecco perché questa settimana, forse, i vostri feed sono stati invasi da Gucci con la Resort 2024 di passaggio tra Alessandro Michele e Sabato De Sarno ma in scena nientemeno che a Seoul, ma anche da Bottega Veneta con la Pre Fall 2024 scattata invece in uno studio spoglio ma decisamente densa di capi e accessori per un totale di 70 look.
Maggio era diventato il mese delle Resort (che si possono chiamare anche Cruise, sono la stessa cosa) e invece ora è un po’ il mese di tutto. Questa settimana si è tenuta anche la presentazione della collezione di Alta Gioielleria di Bulgari a Venezia, con Zendaya, Anne Hathaway, Lisa e Pryanka Chopra, più un esercito di stampa, influencer, etc, etc. E il calendario dei prossimi giorni è fittissimo, in un mega mix di collezioni e modalità di presentazione in cui è abbastanza complicato districarsi. Ma non importa, in fondo, perché il fine ultimo è uguale per tutti: mantenere alta l’attenzione.
E dunque ho una domanda nient’affatto provocatoria, ma proprio perché penso che tra voi possano esserci diversi potenziali utenti a cui sono idealmente diretti questi contenuti:
Una cosa che dovete sapere su Robin Givhan è che è forse la critica di moda più apprezzata e premiata del panorama contemporaneo. Un’altra cosa che dovete sapere su Robin Givhan è che con la pandemia si è allontanata dalla moda e ha cominciato a scrivere sempre di più di politica e di diritti. Ne ha parlato lei stessa in un’intervista uscita questa settimana, di cui ho voluto copiare e incollare qui dei passaggi che ho trovato particolarmente interessanti.
(Il ruolo di critico nella moda e non solo) è quello di cercare e di aiutare il lettore a costruire connessioni, a guardare le cose in un modo diverso. È di aiutarlo a navigare in un mare di informazioni e di idee, a fornire un quadro di riferimento per riflettere su un dato argomento. A volte, invece, le persone confondono l’idea di critica con l’avere un’opinione.
(A proposito del supporto da parte dei critici ai nomi emergenti) Penso che sia molto facile scivolare nel desiderio di accendere il fuoco su giovani designer che sembrano promettenti.
(La risposta che dà ai ragazzi che le chiedono come costruire una voce autorevole). Dico sempre loro che ci vuole tempo. Che bisogna solo scrivere. Sono sicura che esistano degli esseri alieni straordinari che sono usciti dal grembo materno perfettamente in grado di scrivere in modo brillante e con una voce inconfondibile. Ma la maggior parte degli scrittori che conosco ha sviluppato la propria voce nel tempo. La sicurezza e l'autorevolezza derivano dalla conoscenza e dall'esperienza. Più si impara sul settore, più si ha un contesto, più si può scrivere con sicurezza e autorità. Incoraggio sempre le persone a leggere molto, e non solo sul tema della moda, ma su una moltitudine di argomenti. Perché si impara da altri scrittori, non si sa mai quali altri argomenti possono stimolare una riflessione che aiuta a capire meglio la moda. Poi direi anche che bisogna capire per chi si scrive. Se si scrive per un pubblico di appassionati di moda, credo che sia una cosa. Ma se state scrivendo per un pubblico di lettori che credete sia un po' scettico nei confronti della moda, allora credo che dobbiate farlo in modo diverso.
Non abbiamo parlato dell’intervista a Elly Schlein su Vogue Italia da queste parti perché quella settimana ero off e perché, francamente, non mi sembrava ci fosse bisogno di un’opinione in più sulla spropositata reazione all’idea che una leader politica abbia una consulente d’immagine. Questa settimana, però, ho letto l’articolo di Repubblica che invita Giorgia Meloni ad assumere una “esperta di diplomazia della moda” e ci ho scritto qualche riga, lo trovate qui.
Da vera fan-girl, ho assistito alla svendita di Chloë Sevigny a New York, organizzata con la mitica editor Liana Satenstein, nell’unico modo in cui potevo e cioè con grande invidia nei confronti di chi ha potuto andarci e comprare qualcosa. TikTok è pieno di video, ma eccone una selezione: uno con gli acquisti di @oldseriesinbrooklyn, di cui vi ho già parlato, uno con una ragazza che dice di essere contenta di aver comprato il maglione che indossava Chloë la sera che ha conosciuto il suo futuro marito perché spera che le porterà fortuna, uno in cui si intravede la fila oceanica per entrare.
Un appunto collaterale: se Chloë ha fatto decluttering, allora potete farlo anche voi.
L’ennesima cover pazzesca di Paloma Elsesser. Ma come fa!?
Tutte le altre sono qui.
Altro giro, altra bella cover. Questa volta con il nostro spirito guida, Miley Cyrus. E c’è anche il Life in looks 👇🏻
È nato 2cents, un progetto di Will ITA per imparare a gestire i soldi.
Proseguono i miei tentativi TikTokiani, pensavo di mandare nell’etere il mio content con Edoardo di Mare Fuori e invece no, per ora. Vedete voi.
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Ciao da noi e da loro, ci risentiamo sabato prossimo! P.S. Se non avete ancora letto il Pitch Perfect di Alice Monorchio, leggetelo.
Ciao 🤍 non sono riuscita a rispondere al pull perché sono un po’ indietro con la lettura della tua meravigliosa newsletter ma volevo rispondere che assolutamente a me interessa (MOLTO) leggere i tuoi contenuti su sfilate e presentazioni. Lavorando nella moda mi aiuta tantissimo tenermi aggiornata anche grazie a te. Un abbraccio