Sentirsi bloccati
Ricevi questa newsletter perché sei iscritto a La moda, il sabato mattina di Federica Salto. Pitch Perfect è uno spin-off che ospita altre firme del giornalismo di moda (e dintorni) e oggi è stato scritto da Alice Monorchio, che si descrive così: «Ho 23 anni e la mia più grande passione è scrivere di moda, dopo essermi laureata nel 2021 ora sto provando a entrare nel mondo dell'editoria come freelance. Sono amante della carta stampata, amo sfogliare i giornali e (nonostante la mia età) faccio fatica a stare dietro ai mille trend che escono ogni giorno. Ci provo!»
Sentirsi bloccati
Non ricordo esattamente quando ho capito che nella vita volevo scrivere, è sempre stato qualcosa insito dentro di me. Ero una bambina che leggeva tanto, sia libri che riviste di gossip lasciate in giro da mia mamma e da mia nonna, mi piaceva moltissimo guardare il telegiornale perché potevo leggere i titoli, amavo accompagnare i miei genitori a fare la spesa perché imparavo dalle etichette dei cibi, parole complicate e nuove. Saccarosio. Acido Citrico. Edulcoloranti. Emulsionanti. Maltodestrine. Più erano lunghe le parole, più mi divertivo a leggere.
Scena: io seduta in piedi a sei anni sulla sedia rivestita in velluto rosso nella sala da pranzo dei miei nonni che recito la mia poesia di Natale scritta con un italiano da rivedere e qualche virgola mancante, ma fiera. Anche se ho il foglio in mano, guardo sempre davanti a me, come se ci fosse una platea di gente venuta apposta per sentire le parole meravigliose scritte da me. La platea mi applaude, qualcuno lancia una rosa, qualcun altro mi chiede un autografo. Mi prendo tutto quell’amore per le mie parole scritte male. Sipario.
Quando i miei genitori mi hanno comprato il primo computer portatile, lo usavo principalmente per scrivere racconti e romanzi mai finiti, avevo un bisogno enorme di mettere nero su bianco tutte le mie fantasie e passavo pomeriggi interi a inventare personaggi, vite, intrecci amorosi.
Ma oggi, a 23 anni appena compiuti, mi sembra di essere a corto di idee. Me ne accorgo perché ho da poco intrapreso la strada da freelance come giornalista nel campo della moda e del lifestyle e quindi ogni settimana devo partorire nuovi pitch da mandare alle varie testate con cui collaboro e che in molti casi vengono scartati e quindi non possono essere riutilizzati. Ricerca, richiama, rimanda la mail, rileggi e ristudia per proporre nuovi pitch la settimana dopo. Nonostante tutti i discorsi fatti durante la pandemia sul rallentare i processi creativi e creare un ambiente che sia meno competitivo, mi sembra che l’industria della moda sia molto più frenetica e stancante di qualche anno fa.
Secondo un report pubblicato su Il Sole 24ore a giugno del 2022, i freelance sono in aumento ma guadagnano sempre meno, con un reddito medio di 23.720 mila euro annui. Come potevamo immaginare, purtroppo, le donne guadagnano la metà dei colleghi maschi, nonostante siano in maggioranza. Questo articolo pubblicato su Linkiesta spiega che il Covid ha peggiorato la situazione: i compensi già bassi si sono abbassati ulteriormente, mentre i tempi di pagamento si sono allungati. A questo bisogna aggiungere anche il fattore psicologico. Secondo uno studio dell’università della Svizzera italiana, stress e insicurezza riguardo al futuro sono due delle maggiori problematiche legate alla libera professione.
«Nessun altro settore richiede costante novità come quello della moda, è come uno show, non vogliamo solo vedere vestiti, vogliamo vedere una storia», mi dice Massimiliano, 21 anni e studente di fashion design. Anche lui si sente spesso, «esausto e a volte ho paura di diventare un “people pleaser” solo per portare un risultato che piaccia al professore.»
Ricevere (tanti) no, non fa bene a nessuno e porta alla demotivazione e sentirsi sempre più piccoli. Questo vale per quasi tutti i settori, ma specialmente nella moda dove spesso il lavoro è criticato sotto un punto di vista prettamente soggettivo, ed è quello che sente Giulia, 22 anni e graphic designer: «a volte capita di stare a corto di idee, spesso perché non ci si sente abbastanza connessi con il progetto, altre volte perché si sta sbagliando qualcosa inconsapevolmente.»
Per me, una delle scene più belle della serie Euphoria è quando Barbie Hernandez che interpreta il ruolo di Kat, si ritrova nella sua stanza circondata da allucinazioni di influencer che la incitano ad “alzarsi”, “a sentirsi bella”, “a piacersi”, “a combattere” e tutta una serie di frasi motivazionali che sui social funzionano da Dio.
E’ quello che succede anche ora nel mondo della moda, siamo costantemente bombardati da nuovi contenuti, nuove tendenze, nuovi brand, nuove collezioni. «Sicuramente la moda oggi è molto frenetica, bisogna essere sempre aggiornati sulle ultime tendenze, ci sono sempre più sfilate rispetto al passato, le tendenze cambiano di continuo e lavorando come giornalista di moda trovo difficile riuscire ad essere una voce nuova, fresca perché ormai tutto è alla portata di tutti, specialmente le informazioni» dice Giulia Romana, 23 che fa la giornalista freelance, modella e studia comunicazione di moda.
Anche per chi lavora in una grande casa di moda, ha la sensazione di stare sempre correndo. Ginevra, 22 che lavora come engagement project specialist in un brand di moda, dice: «tutto diventa un’urgenza, non ci si ferma per riflettere su quello che si sta facendo, da quello che vedo è che molti ruoli stanno diventando sempre più verticalizzati e specifici senza dar conto all’immagine generale di un progetto.»
Magari chissà, queste testimonianze, possono aiutare qualcun* di voi a riconoscersi e capire che se vi sentite bloccati, stanchi, a volte senza forze va bene così. Non siete gli unici. Passerà.