#134 Met Gala, tripla Miuccia e bff
Hello ☕ Questa settimana avete ricevuto un’inconsueta e molto personale mail extra, per festeggiare i tre anni insieme e raccontare l’evoluzione di questo progetto. Cominciamo subito perché abbiamo un sacco di cose da dirci, poi con il tempo mi direte cosa ne pensate, se volete.
MET GALA ROUND UP, CHE MI PARE NECESSARIO
Long story short, il Met Gala è l’evento che si tiene ogni primo lunedì di maggio e che anticipa l’apertura della mostra annuale del Metropolitan Museum of Art di New York dedicata alla moda e visitabile da maggio a settembre. In caso passaste dalla Fifth Avenue anche in un momento diverso dell’anno io vi direi di fare comunque un giretto, visto che contiene quasi 500,000 opere d’arte, tra cui una tonnellata di abiti e accessori di tutte le epoche (sono anche catalogati online). Dopo essere stata editor-in-chief di Vogue US dal 1962 al 1972, quel genio di Diana Vreeland è diventata consulente del MET, accendendo la miccia dell’evento per come lo conosciamo oggi, una serata che unisce arte e moda mettendo in scena un vero e proprio spettacolo in cui le celebrities sono protagoniste, con il fine di raccogliere un sacco di soldi per il museo. Anna Wintour ha raccolto la sua eredità nel 1995, anno in cui è entrata nel comitato dell’organizzazione. Nel 2014 l’ala dedicata alla moda, il Costume Institute, è stata ristrutturata e ha riaperto con il nome Anna Wintour Costume Center. E dunque capite che Vogue gioca una parte fondamentale nell’organizzazione dell’evento.
Pausa blockbuster. Per approfondire questa parte storica consiglio di vedere due documentari: Diana Vreeland - The Eye Has To Travel Official e The First Monday in May, abbastanza facilmente rintracciabili online.
Il Met Gala è una serata a tema: gli ospiti, infatti, prendono ispirazione dall’argomento della mostra per scegliere (insieme a un esercito di consulenti, stylist, agenti e pr) il proprio outfit. Di base, più questo è attinente e spettacolare, più attenzione riceve da chi guarda, tra foto, video, commenti, sondaggi, meme e così via, facendo un piacere a se stesso e al brand con cui ha collaborato. Quest’anno si trattava di un tema monografico: Karl Lagerfeld. Ciò ha avuto delle conseguenze su quello che abbiamo visto sul red carpet, ma ci arriviamo. È bene sapere prima che non è la prima volta che la mostra sia dedicata a una persona, anzi, ci sono state edizioni dedicate a Gianni Versace e ad Alexander McQueen, per esempio. L’ultima in ordine cronologico è quella del 2017, Rei Kawakubo. Intanto ecco tutti i temi dal 1948 ad oggi e speriamo che prima o poi qualcuno tiri fuori le foto dagli archivi e ci faccia un coffee table book che sono pronta ad acquistare.
Karl Lagerfeld è stato molte cose. Ma nell’immaginario collettivo è stato soprattutto l’uomo che ha ridato vita alla maison Chanel, di cui è stato direttore creativo dal 1982 al 2019, anno della sua morte. E questo significa che lunedì, sul red carpet, c’era un sacco di Chanel. Lagerfeld ha avuto anche molte muse e alcune di loro lo hanno omaggiato in modo speciale, come Nicole Kidman che ha indossato lo stesso abito dello spot del profumo n.5 di cui è stata protagonista nel 2004, con la regia di Baz Luhrmann. Per me resta la Chanel girl per eccellenza.
LINK A TEMA DA RECUPERARE:
Una sola gallery per rivedere gli oltre 200 look della serata
Noi da Vogue il Met lo abbiamo raccontato in diretta e ci ho fatto un video molto coinciso per la mia presenza tiktokiana
Non solo camelie, chi e come ha scelto il cosplay di Karl per il red carpet
Il passato problematico del designer (a proposito Rachel Tashjian, una delle mie giornaliste preferite, è ora al The Washington Post!)
Per fortuna ci sono i designer nella quota Italia sul red carpet: Donatella Versace con la sua nuova testimonial, Anne Hathaway, Pierpaolo Piccioli anche lui con nuova testimonial, Florence Pugh, una sneaky e verde Miuccia Prada, un inaspettato e intrecciato Alessandro Michele
L’ho già segnalata un milione di volte, ma continuo ad apprezzare Gabriella Karefa-Johnson in ogni sua mossa, compreso il suo look per la serata
Infine i video di Mandy Lee, mia persona preferita del TikTok mondo
Io non vorrei neanche nominarlo sempre, ma c’è un nuovo video di Harry ed è meraviglioso - come tutti i suoi video. Ha curato la regia Aube Perry, lo stesso di Music for a Sushi Restaurant. Ma il mio preferito resta quello di Adore You. Si può pre-ordinare il maglione con il razzo, ma è costosetto.
Non solo sneak out. Miuccia prima le fa e poi se le mette, tentandomi verso l’acquisto: le ballerine della collezione autunno inverno di Prada sono davvero adorabili (ma ancora non in vendita, vogliamo fare un toto prezzo? Io dico 650 €). La versione bianca forse è la mia preferita. A proposito, Leandra è stata a Milano e ha scritto di come ci vestiamo.
Succession, ma moda: una bella storia sulla famiglia Arnault.
Il saluto di Pierpaolo Piccioli e del team creativo di Valentino a Sabato De Sarno, ex braccio destro e (tra pochissimo!) alla guida di Gucci, mi ha commossa. E non ha commosso solo me, almeno a giudicare dalla mia bolla social. Perché, dunque, ci meravigliamo quando tra colleghi si vedono dimostrazioni di amicizia e stima? Eh, perché, per un sacco di motivi, ho provato a metterli in fila.
WE ARE NOT SAVING THE WORLD TIME
Il 1 maggio Davide Coppo ha scritto un pezzo molto bello che si intitola, c’è ancora vita fuori dal lavoro? Un brevissimo estratto con una similitudine che mi sembra molto giusta: “senza più limiti temporali, senza più confini tra una parte di giornata lavorativa e una parte di giornata “libera”, e con un lavoro che quindi rischia di tracimare in ogni ora del giorno e della notte, lavorare assomiglierebbe a una partita di calcio in cui non si fischia mai la fine”.
Se vivete in UK i cugini di British Vogue cercano un digital fashion writer, daje!