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La tua riflessione me ne suggerisce un’ altra, un po’ articolata che riguarda da una parte noi comunicatori (sia di marchi di successo e con una grande potenza di investimento, che di brand indipendenti e con a disposizione meno “leve”), e voi giornalisti che dovete recepire, elaborare e restituire ai lettori i nostri messaggi. In questo momento, secondo me, le condizioni negli ambienti lavorativi portano il pr manager (dalla descrizione che ne dai immagino sia di una marchio fra quelli che ho definito di successo) a sentirsi esaurito per la mole di lavoro da gestire e la categoria dei giornalisti a non sempre essere in grado di riuscire a smaltire mail, audio, whatsapp, direct ecc.

Il comune denominatore mi sembra lo stesso, tante sollecitazioni e informazioni e poche risorse per processarle.

Agli uffici comunicazione viene chiesto sempre più di essere multitasking e omnichannel con team ridotti, poco formati e motivati. Voi giornalisti avete sempre meno pagine, redazioni ridotte all’osso e priorità di cui non potete fare a meno e molte pressioni. Poi ci siamo noi indipendenti e “piccoli” che abbiamo pochi strumenti per riuscire a fare breccia e a catturare l’attenzione e siamo costretti a ricorrere a mail, audio, whatsapp, direct ecc.. E poiché nella maggior parte dei casi non riceviamo risposta, per poter fare il nostro lavoro, siamo costretti a mandarne altri e a ricominciare. Spesso mi sono chiesta in che modo si possa spezzare questo circolo insidioso, e non trovo risposta se non che ci vorrebbe un grande sforzo di collaborazione e ascolto da parte di tutti. Le aziende dovrebbero mettere a disposizione più risorse e dare più opportunità (lavoro flessibile, outsourcing). Gli editori andare oltre la logica del ROI per gli investitori e permettere una maggior pluralità di voci; anche chi non si può permettere di investire ha qualcosa da dire e soprattutto porta avanti progetti che sono fonte di lavoro per tante persone e per la filiera.

Ti ringrazio per aver aperto la discussione e speriamo di trovare tutti insieme risposte per poter lavorare meglio, per il bene dell’informazione e del ruolo che la stampa ancora può e deve avere.

Un caro saluto Paola Locati

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