Se settimana scorsa mi sentivo arrabbiata per le fashion week appena concluse, questa ho capito che il problema è più grande e le sfilate, come sempre, sono solo la punta dell’iceberg. Tutto è nato da un giro da Liberty London - probabilmente ci siete già stati ma se non l’avete fatto ve lo consiglio, non solo per la bellezza dell’edificio in stile Tudor, ma anche per la selezione di brand, specialmente quelli di gioielli e di moda contemporary. Insomma, è proprio un mio posto del cuore. Questa volta, però, mentre gironzolavo tra i piani con le pareti rivestite in legno e gli oggetti di design ovunque non ho potuto che concentrarmi sui prezzi dei capi e degli accessori in vendita. Sia chiaro, conosco bene i prezzi del lusso per il mio lavoro e il mio intento non è quello di far partire una polemica sul fatto che le borse dei designer costino tanto. Però gli aumenti, visti da vicino, sono impressionanti.
Amo la moda da sempre, vivo in provincia. Ho 42 anni e lavoro da 20 anni nella comunicazione. Da 6 anni per la stessa azienda. nonostante la stabilità economica io non riesco a permettermi capi di lusso se non di seconda mano.
Ad oggi non sono riuscita a fare a meno di mango per alcuni prodotti. Ho limato non eliminato l acquisto fast fashion comprando da intrend. La svolta? Vinted
Mi sta regalando molte soddisfazioni. Ho acquistato pezzi che amo da sempre di jil sanders, Alexachung, proenza a prezzi mitici :)))
La chiave è dar maggior spazio ai giovani brand emergenti.
HOPEMADE produce capi di qualità superiore secondo i più elevati criteri di responsabilità ed etica. Ecco perché la sostenibilità è al centro di tutto ciò che realizziamo. Le nostre scelte sottolineano il nostro impegno a essere artefici di un cambiamento positivo nel comparto moda a prezzi accessibili.
La collezioni non tengono conto delle stagioni e delle tendenze. Invece, crediamo nella proposta di un capo essenziale e senza tempo. Di un prodotto organico, destinato a durare a lungo grazie al materiale utilizzato, alla meticolosità dell'artigianato italiano e alle migliori tecniche di ricamo e stampe.
È una domanda che ho posto a me stessa e ad alcune mie colleghe qualche mese fa in occasione dell'apertura di Primark in un centro commerciale del centro Italia. Se non posso permettermi altro, dove dovrei comprare se non da Primark? Se sono povero ma tengo ai temi della sostenibilità DOVE mi colloco?
Hai dato forma ad un pensiero che da un po’ avevo. La polarizzazione é sempre più netta e porta, quanto meno nel mio caso, ad interessarmi sempre meno a quello che é “moda”, perché come scrivi giustamente tu diventa cosa di e per altri. E così io, ma come credo tanti altri, tendo a disinteressarmi e ad essere infastidita quasi perché, se Da un lato non voglio cedere al fast fashion, dall’altro non posso permettermi il lusso, che ormai diventa sempre più extra lusso.
La moda, come la politica e ormai quasi tutti i settori, vive lontano dal mondo reale, con il risultato che, come dici tu, la si comprende sempre meno e quindi non ce ne si interessa più.
Io ho un piccolo brand di abbigliamento donna, cerco di offrire alle mie clienti capi sartoriali fatti con tessuti di qualità e sono molte le persone che apprezzano questo
C'è ancora una buona fetta di pubblico che ama il bello e ben fatto, meglio se non griffato
Inoltre adilà dei costi quante cose sono effettivamente portabili dai più? Si è persa un po' la misura, oltre che il buongusto...
Il cambiamento climatico sempre più evidente e la preoccupazione per i miei futuri figli ha fatto si che negli ultimi anni prestassi sempre più attenzione ai materiali dei capi che acquisto in modo da adottare la logica “less is more”. Meno vestiti ma di maggiore qualità. Diciamo pure che ho cercato di ridurre acquisti da Zara per tutto il tema dello sfruttamento del lavoro minorile. Il tema però è che una ragazza di 27 anni non ha fisicamente il
Budget per permettersi qualcosa di diverso e quindi Zara nolente o dolente fa capolino nell’armadio di nuovo. Benissimo la logica “prendo pochi pezzi ma di brand più elevati” ma il problema resta sempre il medesimo. Perché ad aumentare non è solo il prezzo della hit bag ma anche quello di un affitto medio, di una spesa per la settimana. Quello che allora cerco di fare e’ di essere sostenibile con il mio armadio del passato vendendo vecchi vestiti su Vestaire o Vinted per cercare di buttare il meno possibile
Concordo con quanto hai detto e soprattutto sulle tue riflessioni.
L'aumento spropositato di prezzi ha portato anche me a canalizzare gli acquisti su pochi pezzi ma buoni e soprattutto classici in maniera tale che l'esborso sia giustificato dalla durevolezza temporale del taglio e delle materie. A proposito di queste ultime l'aumento di prezzi non va di pari passo con un miglioramento dei materiali. Stavo guardando un cappotto di YSL (di cui non voglio neanche sapere il prezzo) e toccandolo è fastidioso sulla pelle. Ma come si fa a far pagare una follia un pezzo così dozzinale in termini di materiali dove il poliestere è sempre presente?
Anche io mi sono buttata sul second hand soprattutto Vestiaire C. per borse e scarpe: compro roba nuova alla metà del prezzo e allora perchè devo spendere in negozio? Ma a questo punto sorge un altra domanda: dato l'aumento di acquirenti del second hand i negozi esattamente per chi stanno aperti? e come fanno a "mantenersi"? insomma i ricchi per quanti essi siano non sono in numero sufficiente per coprire le spese spesso enormi di affitti e bollette...
Oct 15, 2022·edited Oct 15, 2022Liked by Federica Salto
Il cambio di potere d'acquisto io lo sento fortissimo nel confronto con mia madre, come hanno scritto in tante. Dal 2019 ad oggi, se mi concentro solo su me stessa vedo alcuni cambiamenti: zero fast fashion, zero capi spalla significativi, qualche pezzo di intimo (Chitè, Latte). Grazie a investimenti precedenti vivo di rendita - maglioni di cachemire che mi regalava la mia bisnonna quando ero alle medie, così come una borsina di Gucci da sera che ho da 10 anni. In quel periodo ero studentessa, senza una lira mia, ma fiduciosa che un giorno avrei avuto la stessa possibilità di mia madre di vestirmi come mi pareva. Non pensavo, però, che questo comportasse sposare un armatore. Per cui non compro niente, a volte mi pesa, a volte no.
Il “vorrei ma non posso” obbliga all’essere creativi. O si guarda al passato e ci si dà al vintage (scelta tra l’altro etica) o ci si svincola da un “nome” per abbracciare altri valori (la qualità, l’artigianalità dei piccoli produttori). Di necessità virtù… e i grossi brand continueranno a coltivare il sogno, un immaginario e nobili ideali che male non fanno alla società, ma che -per molti- diventerà poi acquisto di altro tipo.
Io dal lockdown ho cominciato a scoprire il mondo del vinatage, spesso vado a mercatino, eventi e spesso acquisto su vinted, facendosi un po’ l’occhio si possono trovare le chicche. Purtroppo ho un limite di spesa molto basso quindi il luxury lo guardo, mi innamoro e cerco di replicare con le cose che ho una cosa simili. Per quanto riguarda il fast fashion, a volte sono tentata perché è tutto più facile. A prima la pagina di un negozio, selezioni, metti nel carrello le cose che ti piacciono e entro 2/3 giorni lo hai. Però se penso a tutto quello che ci sta dietro riesco a darmi un freno. La moda è un mondo bello ma anche difficile da raggiungere con i prezzi che aumentano sempre di più.
Sono totalmente d’accordo con te... mentre ero seduto davanti al mio Mac guardando, una dopo l’altra, tutte le sfilate mi domandavo molte delle cose che anche secondo te meritano una risposta. Ho comprato un paio di Consul di Church’s perché mancavano alla mia collezione di scarpe inglesi, perché sono un classico, perché non moriranno mai. Le ho pagate 980 eu, 3 anni fa costavano 600! Vorrei comprare un paio di Gazelle Adidas+Gucci: mi piacciono tantissimo ma resisterò... costano davvero troppo per il loro valore effettivo. Quindi: io spendo solo per la qualità che resiste nel tempo! Grazie per i tuoi sabato mattina così interessanti!!! Massimo
Anche io mi sono accorta che ho acquistato quasi solo su Vinted, in negozi second hand, mercatini o rivenditrici second hand di borse. E mi sono resa conto che lo faccio perché ho la curiosità e la voglia di cercare le cose che più mi piacciono in questo modo e anche perché non potrei permettermi alcune di queste cose comprandole nuove. Ma, ad esempio ho molte amiche che invece ripiegano sul fast fashion senza porsi troppe domande, sempre per motivi economici ma anche perché è un metodo più veloce e immediato.
Mi ricordo che mia mamma nel 1998 aveva acquistato una Jackie di Gucci a 450.000L e lo stesso Natale si era regalata anche la Mombasa di YSL a 650.000L. Ok non possiamo ragionare ai vecchi tempi della Lira ma il problema che analizzi in questo sabato mattina è reale!! Io ho sempre amato il mondo le luxury fashion ma lo devo abbandonare perché è diventato folle, come dici tu blazer a 2k anche ai saldi costerebbero sempre 1k!!!! Secondo me un altro problema da analizzare è che negli anni la qualità è nettamente peggiorata! Inoltre non dimentichiamoci della crisi che andremo a vivere questo inverno (bollette/gas) credo che per qualche stagione il mio armadio rimarrà lo stesso!!
Io se indosso le giacche anni 60 fatte su misura di mia madre su pantaloni Zara ricevo talmente tanti complimenti che non compro più nulla se non magliette uniqlo e intimo
Grazie per sollevare questo problema!
Amo la moda da sempre, vivo in provincia. Ho 42 anni e lavoro da 20 anni nella comunicazione. Da 6 anni per la stessa azienda. nonostante la stabilità economica io non riesco a permettermi capi di lusso se non di seconda mano.
Ad oggi non sono riuscita a fare a meno di mango per alcuni prodotti. Ho limato non eliminato l acquisto fast fashion comprando da intrend. La svolta? Vinted
Mi sta regalando molte soddisfazioni. Ho acquistato pezzi che amo da sempre di jil sanders, Alexachung, proenza a prezzi mitici :)))
La chiave è dar maggior spazio ai giovani brand emergenti.
HOPEMADE produce capi di qualità superiore secondo i più elevati criteri di responsabilità ed etica. Ecco perché la sostenibilità è al centro di tutto ciò che realizziamo. Le nostre scelte sottolineano il nostro impegno a essere artefici di un cambiamento positivo nel comparto moda a prezzi accessibili.
La collezioni non tengono conto delle stagioni e delle tendenze. Invece, crediamo nella proposta di un capo essenziale e senza tempo. Di un prodotto organico, destinato a durare a lungo grazie al materiale utilizzato, alla meticolosità dell'artigianato italiano e alle migliori tecniche di ricamo e stampe.
È una domanda che ho posto a me stessa e ad alcune mie colleghe qualche mese fa in occasione dell'apertura di Primark in un centro commerciale del centro Italia. Se non posso permettermi altro, dove dovrei comprare se non da Primark? Se sono povero ma tengo ai temi della sostenibilità DOVE mi colloco?
Hai dato forma ad un pensiero che da un po’ avevo. La polarizzazione é sempre più netta e porta, quanto meno nel mio caso, ad interessarmi sempre meno a quello che é “moda”, perché come scrivi giustamente tu diventa cosa di e per altri. E così io, ma come credo tanti altri, tendo a disinteressarmi e ad essere infastidita quasi perché, se Da un lato non voglio cedere al fast fashion, dall’altro non posso permettermi il lusso, che ormai diventa sempre più extra lusso.
La moda, come la politica e ormai quasi tutti i settori, vive lontano dal mondo reale, con il risultato che, come dici tu, la si comprende sempre meno e quindi non ce ne si interessa più.
Io ho un piccolo brand di abbigliamento donna, cerco di offrire alle mie clienti capi sartoriali fatti con tessuti di qualità e sono molte le persone che apprezzano questo
C'è ancora una buona fetta di pubblico che ama il bello e ben fatto, meglio se non griffato
Inoltre adilà dei costi quante cose sono effettivamente portabili dai più? Si è persa un po' la misura, oltre che il buongusto...
Il cambiamento climatico sempre più evidente e la preoccupazione per i miei futuri figli ha fatto si che negli ultimi anni prestassi sempre più attenzione ai materiali dei capi che acquisto in modo da adottare la logica “less is more”. Meno vestiti ma di maggiore qualità. Diciamo pure che ho cercato di ridurre acquisti da Zara per tutto il tema dello sfruttamento del lavoro minorile. Il tema però è che una ragazza di 27 anni non ha fisicamente il
Budget per permettersi qualcosa di diverso e quindi Zara nolente o dolente fa capolino nell’armadio di nuovo. Benissimo la logica “prendo pochi pezzi ma di brand più elevati” ma il problema resta sempre il medesimo. Perché ad aumentare non è solo il prezzo della hit bag ma anche quello di un affitto medio, di una spesa per la settimana. Quello che allora cerco di fare e’ di essere sostenibile con il mio armadio del passato vendendo vecchi vestiti su Vestaire o Vinted per cercare di buttare il meno possibile
Concordo con quanto hai detto e soprattutto sulle tue riflessioni.
L'aumento spropositato di prezzi ha portato anche me a canalizzare gli acquisti su pochi pezzi ma buoni e soprattutto classici in maniera tale che l'esborso sia giustificato dalla durevolezza temporale del taglio e delle materie. A proposito di queste ultime l'aumento di prezzi non va di pari passo con un miglioramento dei materiali. Stavo guardando un cappotto di YSL (di cui non voglio neanche sapere il prezzo) e toccandolo è fastidioso sulla pelle. Ma come si fa a far pagare una follia un pezzo così dozzinale in termini di materiali dove il poliestere è sempre presente?
Anche io mi sono buttata sul second hand soprattutto Vestiaire C. per borse e scarpe: compro roba nuova alla metà del prezzo e allora perchè devo spendere in negozio? Ma a questo punto sorge un altra domanda: dato l'aumento di acquirenti del second hand i negozi esattamente per chi stanno aperti? e come fanno a "mantenersi"? insomma i ricchi per quanti essi siano non sono in numero sufficiente per coprire le spese spesso enormi di affitti e bollette...
Il cambio di potere d'acquisto io lo sento fortissimo nel confronto con mia madre, come hanno scritto in tante. Dal 2019 ad oggi, se mi concentro solo su me stessa vedo alcuni cambiamenti: zero fast fashion, zero capi spalla significativi, qualche pezzo di intimo (Chitè, Latte). Grazie a investimenti precedenti vivo di rendita - maglioni di cachemire che mi regalava la mia bisnonna quando ero alle medie, così come una borsina di Gucci da sera che ho da 10 anni. In quel periodo ero studentessa, senza una lira mia, ma fiduciosa che un giorno avrei avuto la stessa possibilità di mia madre di vestirmi come mi pareva. Non pensavo, però, che questo comportasse sposare un armatore. Per cui non compro niente, a volte mi pesa, a volte no.
Il “vorrei ma non posso” obbliga all’essere creativi. O si guarda al passato e ci si dà al vintage (scelta tra l’altro etica) o ci si svincola da un “nome” per abbracciare altri valori (la qualità, l’artigianalità dei piccoli produttori). Di necessità virtù… e i grossi brand continueranno a coltivare il sogno, un immaginario e nobili ideali che male non fanno alla società, ma che -per molti- diventerà poi acquisto di altro tipo.
Io dal lockdown ho cominciato a scoprire il mondo del vinatage, spesso vado a mercatino, eventi e spesso acquisto su vinted, facendosi un po’ l’occhio si possono trovare le chicche. Purtroppo ho un limite di spesa molto basso quindi il luxury lo guardo, mi innamoro e cerco di replicare con le cose che ho una cosa simili. Per quanto riguarda il fast fashion, a volte sono tentata perché è tutto più facile. A prima la pagina di un negozio, selezioni, metti nel carrello le cose che ti piacciono e entro 2/3 giorni lo hai. Però se penso a tutto quello che ci sta dietro riesco a darmi un freno. La moda è un mondo bello ma anche difficile da raggiungere con i prezzi che aumentano sempre di più.
Sono totalmente d’accordo con te... mentre ero seduto davanti al mio Mac guardando, una dopo l’altra, tutte le sfilate mi domandavo molte delle cose che anche secondo te meritano una risposta. Ho comprato un paio di Consul di Church’s perché mancavano alla mia collezione di scarpe inglesi, perché sono un classico, perché non moriranno mai. Le ho pagate 980 eu, 3 anni fa costavano 600! Vorrei comprare un paio di Gazelle Adidas+Gucci: mi piacciono tantissimo ma resisterò... costano davvero troppo per il loro valore effettivo. Quindi: io spendo solo per la qualità che resiste nel tempo! Grazie per i tuoi sabato mattina così interessanti!!! Massimo
Le motivazioni della crescita del secondhand e di fenomeni come Vinted sono tutti qui.
Anche io mi sono accorta che ho acquistato quasi solo su Vinted, in negozi second hand, mercatini o rivenditrici second hand di borse. E mi sono resa conto che lo faccio perché ho la curiosità e la voglia di cercare le cose che più mi piacciono in questo modo e anche perché non potrei permettermi alcune di queste cose comprandole nuove. Ma, ad esempio ho molte amiche che invece ripiegano sul fast fashion senza porsi troppe domande, sempre per motivi economici ma anche perché è un metodo più veloce e immediato.
Dove è l’elencone?
Mi ricordo che mia mamma nel 1998 aveva acquistato una Jackie di Gucci a 450.000L e lo stesso Natale si era regalata anche la Mombasa di YSL a 650.000L. Ok non possiamo ragionare ai vecchi tempi della Lira ma il problema che analizzi in questo sabato mattina è reale!! Io ho sempre amato il mondo le luxury fashion ma lo devo abbandonare perché è diventato folle, come dici tu blazer a 2k anche ai saldi costerebbero sempre 1k!!!! Secondo me un altro problema da analizzare è che negli anni la qualità è nettamente peggiorata! Inoltre non dimentichiamoci della crisi che andremo a vivere questo inverno (bollette/gas) credo che per qualche stagione il mio armadio rimarrà lo stesso!!
Io se indosso le giacche anni 60 fatte su misura di mia madre su pantaloni Zara ricevo talmente tanti complimenti che non compro più nulla se non magliette uniqlo e intimo