Se settimana scorsa mi sentivo arrabbiata per le fashion week appena concluse, questa ho capito che il problema è più grande e le sfilate, come sempre, sono solo la punta dell’iceberg. Tutto è nato da un giro da Liberty London - probabilmente ci siete già stati ma se non l’avete fatto ve lo consiglio, non solo per la bellezza dell’edificio in stile Tudor, ma anche per la selezione di brand, specialmente quelli di gioielli e di moda contemporary. Insomma, è proprio un mio posto del cuore. Questa volta, però, mentre gironzolavo tra i piani con le pareti rivestite in legno e gli oggetti di design ovunque non ho potuto che concentrarmi sui prezzi dei capi e degli accessori in vendita. Sia chiaro, conosco bene i prezzi del lusso per il mio lavoro e il mio intento non è quello di far partire una polemica sul fatto che le borse dei designer costino tanto. Però gli aumenti, visti da vicino, sono impressionanti.
Un po’ di numeri. Sempre a proposito di borse ha scritto in modo molto tecnico BoF (grazie per il grafico, eheh), riassumo qui: negli Stati Uniti il prezzo di una borsa da donna di un brand del lusso è aumentato circa del 27% dal 2019 e corrisponde a 2475 $, quasi 2,5 volte superiore all’importo consentito dai budget dei consumatori generali (sempre americani). Ma la questione riguarda la moda tutta, sempre da Liberty gli abiti delle linee contemporary viaggiano intorno ai 1000 euro, i blazer ai 2000 e così via. La polarizzazione dei prezzi non è certo iniziata oggi (qui avevo parlato del divario crescente tra il fast-fast fashion, Shein in primis, e, appunto la fascia del lusso ed extra lusso), ma oggi sembra veramente fuori controllo. Ed è proprio questo il punto di oggi. È chiaro ormai che la moda guarda sempre più verso una sola direzione e cioè quella dei consumatori con un’altissima capacità di spesa. Lo stesso report di BoF suggerisce che quel prezzo medio di 2475 $ rientra ancora nel budget di più della metà dei consumatori con un patrimonio netto elevato.
Una marea di domande. Benissimo, direte voi, nessuno si aspetta che la moda sia democratica in questo senso, parliamo pur sempre di business. Le domande che sorgono, però, sono tante. Per primo, cosa dovrebbero comprare allora tutti gli altri? Come possiamo aspettarci che i ragazzi soprattutto, che hanno una minore capacità di spesa, si allontanino dal modello del fast fashion finché il settore non offre un’alternativa e, anzi, si allontana da loro sempre di più? E poi: perché dovremmo interessarci alle “cose della moda” se poi i prodotti che amiamo diventano sempre più irraggiungibili, anche volendo mettere dei soldi da parte? Perché allora dovremmo interessarci nei confronti di tutta quella comunicazione a proposito di valori come sostenibilità, inclusività, attivismo per i diritti civili, ma anche sul legame con la musica, l’arte, il cinema e così via? Siamo arrivati al momento in cui dobbiamo definitivamente pensare ai brand come produttori di contenuti piuttosto che di prodotti, visto che i secondi non possiamo permetterceli? Non pare assurdo anche a voi pensare di dedicare il vostro tempo e la vostra attenzione a contenuti creativi, certo, ma che fondamentalmente sono creati per promuovere prodotti pensati per altri?
La famosa fascia media. Chi è qui da un po’ ricorderà che ormai due anni fa avevo raccolto una marea di nomi di marchi italiani interessanti e certamente più abbordabili. Quella lista ha poi preso forma nell’ELENCONE, risorsa disponibile per gli abbonati che io stessa uso come strumento prezioso per orientare i miei acquisti. Oggi intorno a me vedo un consumatore medio più sensibile, più curioso, più disposto ad andare oltre i soliti nomi. Ma mi piacerebbe davvero sapere cosa pensate su questo argomento: se l’aumento dei prezzi ha già avuto un’influenza sui vostri acquisti, quali sono i marchi che invece vi regalano delle gioie, cosa avete comprato ultimamente e perché. Se volete scatenatevi nei commenti 🫶🏻
COSE CARINE A CUI STO LAVORANDO
Micro selezione di cose belle dalla sezione moda di Vogue: tutto sui costumi di Amanda, il film di Carolina Cavalli che esce oggi, chi è Paola Manes, la nuova musa di Matthieu Blazy, il reportage delle sfilate in 40 foto by Francesco Vavallo, la moda invaderà (finalmente) la tv italiana?, Benedetta Barzini intervista Mariacarla Boscono
Ho parlato di vestiti e di Come ti vesti con il suo autore, Andrea Batilla (Vogue Italia)
Tornano i weekend di ottobre delle porte aperte! Quest’anno le iniziative si sono moltiplicate, sono tutte gratuite ma bisogna prenotare, le ho messe in fila qui
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
La disillusione post-pandemia sul tema delle sfilate riguarda anche (e soprattutto) la sostenibilità (British Vogue)
Non posso esimermi dal segnalarvi un contenuto sul mio argomento preferito, come Internet ha cancellato i tempi della moda e delle tendenze (BoF) Ma ne avevamo già parlato in questa puntata della newsletter, sapete che è una delle più amate di sempre?
Un pezzo del 2018 da rileggere oggi: la moda sta feticizzando l’hijab? (Dazed)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Quante volte avrò detto che il mio sogno era una newsletter tipo questa ma sul beauty? Ecco, dopo qualche mese di fedeltà posso dire che non posso più vivere senza The Unpublishable di Jessica De Fino
Ho finalmente visitato la mostra Fashion Masculinities al V&A di Londra - la consiglio vivamente e vi segnalo che ci sono anche (altrettanto imperdibili) Hallyu! The Korean Wave e Africa Fashion (ma diciamolo, anche Beatrix Potter vale un giretto) (V&A)
C’è una vendita di fotografie i cui ricavati sono devoluti interamente a War Child UK, organizzazione senza scopo di lucro che protegge, sostiene e difende i diritti dei bambini nelle zone di conflitto (Dust Off)
Young stylist a rapporto, Kate Young condivide i must have del suo kit 👇🏻
SHOPPING LIST
Oggi due cose a tema beauty, cosa mi sta succedendo? Sull’onda di un make-up-no-make-up per lavoro ho cercato “make-up-no-make-up” su TikTok e affidato i miei acquisti in modo totalmente random al primo video che mi ha ispirato e sono cascata benissimo: CC+ di IT, Glowgasm di Charlotte Tilbury e Unlocked di Hourglass
Ok, queste borse a banana sono ovunque. E l’hanno fatta tutti i miei brand preferiti, è forse questo un segnale? Uniqlo, Sacai, Rejina Pyo, The Row, Khaite, Loewe
Festa Foresta, uno dei miei marchi medi, sostenibili e italiani preferiti, apre un pop up a Milano! Il 23, 24 e 25 ottobre in Via dell'Orso 16
Qui è dove abbiamo parlato di stivali, grazie anche per tutti i suggerimenti nei commenti 👇🏻
SCUOLA E LAVORO
TikTok cerca un brand partnership manager per l’area fashion&luxury, SUNNEI un content manager, Etro un global corporate pr senior specialist
È nato DOTZ, progetto editoriale social “nato dall’idea di giornaliste razzializzate che hanno deciso di creare un mezzo dove l'informazione non passasse attraverso una lente parziale creata dalla classe egemonica delle giornaliste nelle redazioni occidentale”. Forza! (Instagram)
BONUS TRACK. Come alcuni di voi si sono accorti ho messo in pausa la mia presenza su Instagram. Non è niente di definitivo, solo sentivo il bisogno di togliere un po’ di negatività e così ho fatto. Probabilmente sto cercando il mio modo di parlare di salute mentale e probabilmente ancora non l’ho trovato, ma posso fare qualcosa che mi riesce bene e cioè darvi degli strumenti per informarvi. i-D Italia fa un lavoro meraviglioso in questo senso, vi lascio qui qualche link che ho trovato utile: una lista di risorse online per prendersi cura di sé, perché bisogna fare attenzione all’estetica della clean girl, perché non dovremmo sottovalutare la FOMO, fotografie illustrate che danno voce ai nostri pensieri inespressi.
👋🏻 Sono Federica Salto, ho 32 anni e faccio la giornalista. La moda, il sabato mattina è nata il 2 maggio 2020 e ogni settimana propone tutto quello che vi serve sapere della moda (e anche qualcosa di più).
Grazie per sollevare questo problema!
Amo la moda da sempre, vivo in provincia. Ho 42 anni e lavoro da 20 anni nella comunicazione. Da 6 anni per la stessa azienda. nonostante la stabilità economica io non riesco a permettermi capi di lusso se non di seconda mano.
Ad oggi non sono riuscita a fare a meno di mango per alcuni prodotti. Ho limato non eliminato l acquisto fast fashion comprando da intrend. La svolta? Vinted
Mi sta regalando molte soddisfazioni. Ho acquistato pezzi che amo da sempre di jil sanders, Alexachung, proenza a prezzi mitici :)))
La chiave è dar maggior spazio ai giovani brand emergenti.
HOPEMADE produce capi di qualità superiore secondo i più elevati criteri di responsabilità ed etica. Ecco perché la sostenibilità è al centro di tutto ciò che realizziamo. Le nostre scelte sottolineano il nostro impegno a essere artefici di un cambiamento positivo nel comparto moda a prezzi accessibili.
La collezioni non tengono conto delle stagioni e delle tendenze. Invece, crediamo nella proposta di un capo essenziale e senza tempo. Di un prodotto organico, destinato a durare a lungo grazie al materiale utilizzato, alla meticolosità dell'artigianato italiano e alle migliori tecniche di ricamo e stampe.