La moda, il sabato mattina. Non solo Sanremo
Non avrei voluto scrivere di Sanremo, davvero. Mi sembrava semplicemente che ci fosse già troppo. Io stessa vi ho bombardato di informazioni sui vestiti tutte le sere e quindi mi sono detta, basta, pensiamo ad altro. Ma come si fa?! Devo aggiungere giusto un paio di cose e poi andiamo lunghi nella seconda parte della newsletter.
Nel 2018 ero proprio una novellina, altro che adesso. Uno dei miei primi pezzi di approfondimento riguardava i celebrity stylist, con una panoramica sui più famosi e una riflessione su quanto Instagram avesse contribuito a dare loro spazio e notorietà. È un argomento che torna speso nel mio lavoro, un po’ per la mia formazione (l’ho raccontata in una puntata di Giornalisti al Microfono), un po’ perché in effetti c’è stato da parlarne sempre di più, anno dopo anno. L’anno scorso ho dedicato una puntata della newsletter al celebrity styling italiano, finalmente rilevante e immensamente debitore Sanremo, appuntamento imprescindibile per i Millennial, anche quelli più snob, anzi, non puoi lavorare nella moda senza trasformarti in commentatore qualificato in questa settimana dell’anno. E un pezzo al lavoro di Ramona Tabita con Elodie che davvero mi aveva entusiasmato. Dunque, gli stylist italiani li avete qui tutti in fila, cos’altro potrebbe esserci? Manca un pezzettino, ed eccomi qua. Durante questa settimana - che poi sono stati solo quattro giorni, un po’ come la fashion week che inizia il mercoledì e finisce il sabato se è tanto - parecchi di voi mi hanno scritto su Instagram per farmi due domande: ma perché sono sempre gli stessi stylist? E perché sono vestiti tutti uguali? Ve lo dico sempre uno a uno che siete troppo severi 😅 Però cerchiamo di darci qualche risposta e poi chiudiamo il capitolo (almeno fino a stasera, non è mica finita).
Perché è una professione relativamente nuova.
O meglio, esiste da parecchio e per un po’ di storia dello styling c’è un nuovo libro scritto a quattro mani da Susanna Ausoni e Antonio Mancinelli, ma fino a poco fa passava piuttosto in sordina. In questo senso davvero i social hanno cambiato tutto, offrendo di conseguenza maggiori opportunità lavorative (gli stylist hanno sempre una squadra, grande o piccola, di collaboratori). Da sapere: moltissimi dei giovani stylist che oggi lavorano con le celebrity arrivano dal mondo dei giornali, delusi da un momento in cui l’editoria femminile ha davvero poco da offrire (economicamente, di crescita professionale, eccetera) e pronti a farsi spazio in un altro modo.
Perché non tutti i brand “partecipano”.
Non pensiate che sia così facile ottenere gli abiti da parte dei marchi, nemmeno per personaggi super famosi. Gli uffici comunicazione, infatti, si riservano di stabilire se un artista o una celebrity fa al caso loro oppure no. E poi se vuoi abbinare una scarpa o un gioielli piuttosto che altri devi metterti d’accordo, mica vai così a sentimento. Possono sorgere interessantissime opportunità - si vedano i Måneskin che sono poi diventati anche testimonial di Gucci - ma, insomma, non è proprio così semplice. C’è anche una parte logistica rilevante: spesso semplicemente gli abiti che fanno parte di un campionario stagionale non sono disponibili perché occupati in altri prestiti. Quindi possiamo giocare al toto moda quanto vogliamo (io per esempio amerei Noemi in Saint Laurent e Sangiovanni in Wales Bonner) ma bisogna mettere in conto anche questo.
Perché vestire un artista è un percorso.
Serve a definire la sua identità, un po’ come la sfilata con il brand (ne abbiamo parlato della puntata di settimana scorsa). Quindi deve andare dritto, essere efficace. E spesso il metodo migliore è usare un solo brand e fare un percorso con quest’ultimo, magari in diversi cambi per un concerto o con approcci differenti tra videoclip, live e immagini social. Pensiamo a Harry Styles - ebbene sì, ci siamo arrivati, tutta la newsletter è creata intorno alla volontà di citarlo per la milionesima volta: l’abbiamo visto indossare diversi brand ma, più di tutti gli altri, Gucci. Tanto che artista e brand si sono dati forza a vicenda. Ci sono molti altri esempi recenti: Zendaya e Valentino, Dua Lipa e Versace. Credo che la bravura dello stylist sia anche quella di non stufare, inserendo altre declinazioni ma mantenendo forte e chiara la linea principale.
Chiudo con una nota: il solo fatto che ci facciamo queste domande è positivo. Lo spirito critico è buona cosa, tanto quanto l’attenzione a professionalità che spesso sono state poco e mal riconosciute. Dunque diamoci dentro con i tweet questa sera.
Pensateci: conoscete qualcuno che potrebbe apprezzare questa puntata? Allora è il momento di inoltrargliela 💌
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Intervista al casting director Piergiorgio Del Moro (D la Repubblica)
Ricordando Monica Vitti, vera anti diva (Il Sole 24 Ore)
Rihanna è incinta, per caso ve ne siete accorti? L’arte di questo genere fotografico particolarissimo (NYT)
Quale potrebbe mai essere la domanda che nessuno si pone sul Metaverso? (BoF)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Potrei come non potrei essermi molto appassionata a #Booktok (Rivista Studio) e aver finalmente sperimentato con le reel, ovviamente declinazione moda (Instagram)
La nuova puntata di Solo Moda Sostenibile è dedicata al riciclo tessile (Spotify)
SHOPPING LIST
Sto (molto) lentamente cominciando ad approcciare la nuova stagione a cui sarà interamente dedicata la newsletter di mercoledì 23 febbraio. Se siete già andati in esplorazione della primavera estate, cosa vi sta piacendo?
Vi ricordate quando Gucci ha rilanciato la Jackie e tutti hanno ritirato fuori le Jackie dagli archivi di famiglia (o dai negozi dell’usato)? Ecco, ora tocca alla Bamboo, vedete voi
SCUOLA E LAVORO
Nanushka cerca un digital marketing manager, Max Mara un social media specialist
Ve le avevo segnalate anche l’anno scorso, sono tornate le borse di studio in giornalismo di Google
BONUS TRACK. Oggi qua è lunga, mettetevi comodi. Un sacco di tempo fa qualcuno mi ha chiesto: se potessi scegliere chi intervistare, chi sarebbe? Io ho risposto: Grace Coddington (ve l’ho detto che amo lo styling). E molti di voi mi hanno domandato: perché non un direttore creativo? Lo dico senza troppi giri di parole: non è che proprio nei giornali siano lì a far fare le interviste alle nuove leve. Uno si mette tranquillo e pensa che la prima a un grande della moda la farà verso la mezza età. Invece l’estate scorsa Angela Missoni mi ha aperto le porte di casa sua ed è stato davvero emozionante immergersi per un pomeriggio nella realtà di una delle famiglie della moda che amo di più in assoluto. E niente, feliciona, me la sono messa in tasca.
Oggi in edicola trovate il numero di febbraio di Vogue: c’è come sempre la mia rubrica, Bloc-notes, ma c’è anche una mia intervista a Pierpaolo Piccioli. Conversare con lui è entrare nel suo mondo, quello che in questa newsletter abbiamo commentato molte volte e fatto di empatia, senso della comunità e ricerca di una creatività valoriale. Aspettate perché non è finita! La cosa più bella è che l’ho intervistato insieme a Marco Rambaldi, classe 1990 come me, anche di lui ho scritto qui molte volte e sarà il primo designer emergente (scusa Marco, sei emergente quanto me, lo so 🙈) ospitato con la sua sfilata sull’account Instagram della maison Valentino e con la collaborazione di Camera Moda. Il tutto coordinato da Francesca Ragazzi che per l’occasione mi ha anche fatto da supporter emotiva. Insomma, un sabato mattina con i fiocchi e non potevo non condividere questo momento con voi, specialmente con chi c’è dall’inizio ♥️
Anche oggi siamo arrivati alla fine. Come sempre, vi lascio il link se decidete di passare alla versione premium 🧡 In questo caso ci risentiamo mercoledì con un approfondimento sulla recentissima nuova strategia di un brand che potreste aver sottovalutato. Altrimenti a sabato prossimo!
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