#126 Le mie sfilate preferite di Milano
Prima di partire un grazie a tutti quelli che mi hanno dato consigli per festeggiare il mio compleanno (+33!), doveste essere in zona Navigli stasera passate a fare un cin cin da Marè 🎉 Poi appena ho un attimo metto su IG la lista degli altri indirizzi che mi avete indicato.
Sempre da Instagram arriva a gran voce (più o meno, poi parleremo anche del mega successo di Anthony Vaccarello da Saint Laurent) la richiesta di mettere in fila i miei show preferiti della Milano Fashion Week. Come ho scritto all’inizio della settimana, credo che il fatto che ci siamo trovati davanti a una serie di collezioni molto commerciali non debba essere visto come qualcosa di totalmente negativo. Ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione, tra cui le circostanze del mercato tra post pandemia, crisi energetica, frammentazione dei target, le storie dei singoli brand, da Prada che ha cambiato CEO a Gucci che è in fase di transizione, fino ad arrivare a tutte le aziende storiche con nuovi direttori creativi, e anche il fatto che in fondo noi italiani siamo tradizionalmente dei progettisti. Per la cronaca, non è che a New York, Londra e Parigi sia andata in scena l’avanguardia pura (ok, i cani robot erano abbastanza inediti), perciò evitiamo di autoinfliggerci la solita quantità di critiche e troviamo il bello. E dopo il solito pippone, ecco qui in ordine sparso le cose che ho apprezzato di più con un’ultima postilla: ho incluso in questa selezione solo le sfilate che ho visto dal vivo perché sarebbe stato troppo complicato tentare di giudicarle nello stesso modo - il fattore presenza nel giudizio di una sfilata è davvero indispensabile per cogliere tutti i dettagli. Come sempre aspetto le vostre nei commenti o dove volete voi.
La più amabile: Prada. Come ben sapete faccio molta fatica ad emozionarmi alle sfilate. A questo giro, però, Miuccia e Raf hanno colpito nel segno. Sarà stata l’installazione di migliaia di gigli alle colonne che spuntavano dal soffitto, reminiscenza delle composizioni floreali di una certa sfilata autunno inverno 2012 che è la mia preferita di sempre? Sarà stato il concetto di uniforme che da queste parti crea sempre fascinazione? Sarà stato semplicemente che mi sarei comprata tutto?
La più apprezzata: Ferragamo. Come scrivevo poco sopra, vedere una sfilata dal vivo e vederla in streaming sono due esperienze diverse (diversa ancora è la sfilata digitale, che per molti casi trovava in me forse l’unica sostenitrice post-pandemia). Vedere dal vivo una sfilata comporta che perdersi dei dettagli, certo, ma anche l’opportunità di cogliere l’umore attorno a una collezione o a un creativo. Tutti amano Maximilian Davis, me compresa che l’ho intervistato pochi giorni prima dello show. E questo ha creato una grande emozione tra chi assisteva al suo secondo show, pieno di cose belle e di presupposti verso un futuro roseo.
Le più divertenti (a pari merito): Cormio e SUNNEI. Il venerdì pomeriggio è diventato il mio slot preferito della MFW, perché ci sono gli show più coinvolgenti a livello di esperienza, e io penso che uno show debba essere esperienza - altrimenti che lo fai a fare? Quindi siamo prima finiti in un campo di calcio, con alcune prime file che palleggiavano con le ragazzine in attesa dello show e io che schivavo una pallonata, e poi nel solito stanzone pazzo di via Cironi, a guardare il team che si buttava tra le braccia del pubblico come a un concerto. Altro che cani robot!
Le più sorprendenti (a pari merito): GCDS e Marco Rambaldi. Il mio lavoro consiste anche e soprattutto nel guardare da vicino i designer italiani, osservare il loro percorso. Non so dire se mi aspettassi un’evoluzione così forte da parte di Giuliano e Marco, lo scorso settembre avevo parlato con entrambi di cambiamento, ma vederlo fa un altro effetto. E metterli vicini visivamente è ancora più inatteso: due mondi diversissimi che tracciano la strada dell’identità stilistica italiana con molti più punti in comune di quanto avrei detto.
BONUS TRACK. Daniele Comunale, che avete conosciuto su Pitch Perfect, ha scovato per Vogue 21 designer emergenti super interessanti, date un’occhiata.
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Una conversazione tra Raf Simons, Matthieu Blazy e Pieter Mulier (i-D)
Jennifer Coolidge, ti amiamo. Che servizio epico (W Magazine)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Ma perché le sfilate non sono più così divertenti? (vanitycoke)
È fino al 31 agosto, quindi non potete perdervela. Guy Bourdin: Storyteller (Armani Silos)
Ssense dice che il dystopian blu è tra noi (e in generale è uno degli account IG più belli ora)
SHOPPING LIST
Alla fine ho ceduto anche io e posso affermarlo con sicurezza, questa borsa è veramente comoda (Uniqlo)
Giacche e cappotti nella puntata mensile di On Wednesdays we wear pink 👇🏻
SCUOLA E LAVORO
Dsquared2 cerca un brand content marketing manager, Dolce&Gabbana cerca un copywriter, Loro Piana un social media coordinator
Mai come in questa stagione si è palesata alla Milano Fashion Week la presenza di influencer wannabe, presenti alle sfilate minori per produrre content, guidati da agenzie o chissà chi. Ma ricordiamoci che tutto questo paga l’affitto a un numero limitatissimo di persone, per tutti gli altri si tratta, anzi, di un investimento (sasycacciatore)
Mi chiamo Federica Salto, ho 33 anni e sono una giornalista. Dal 2020 ogni sabato mattina provo a collegare i puntini della moda con questa newsletter. Se non lo fai già e vuoi sostenerla (accedendo a più contenuti) passa alla versione premium.
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