#120 Queste benedette tendenze
In generale e ormai lo sapete, non sono molto disposta a parlare di tendenze. Qualche mese fa vi ho raccontato della differenza tra estetiche e tendenze, ma ora che il momento è caldo per la nuova stagione ho pensato potesse essere una buona occasione per spiegarvi il mio punto di vista.
Questa cosa che ogni sei mesi ci vestiamo (o vogliamo vestirci) in modo diverso se l’è inventata il marketing, con le riviste di moda. Era un metodo: i brand proponevano le loro collezioni sei mesi prima di metterle in vendita in negozio, nel frattempo gli editor le studiavano e producevano foto e testi per raccontarle. Sei mesi dopo, appunto, i consumatori si trovavano un sistema perfettamente coerente di giornali che raccontavano cosa c’erano in negozio e perché. Quella roba lì però è morta e sepolta. Da molto tempo i brand producono senza sosta e comunicano le loro collezioni (e capsule collection e lanci specifici e chi più ne ha più ne metta) in diversi momenti dell’anno e lo fanno, non più solo agli addetti ai lavori, ma a tutti con lo streaming delle sfilate e i loro account social. Da altrettanto tempo i giornali non sono più solo di carta, sono anche siti, account facebook, instagram, youtube, tiktok e così via, per cui non possono certo aspettare sei mesi per parlare di collezioni che sono visibili su quelle stesse piattaforme.
Proprio per questi cambiamenti, noi tutti ci siamo abituati a fruire delle tendenze, cioè di particolari capi e accessori, o di particolari modi di indossarli e abbinarli tra loro, su base quotidiana. Un certo i pantaloni cargo sono la cosa che desideriamo di più, ma quanto dura questa passione? Molto poco, esatto. D’altra parte proprio per la pressione di questo ciclo di desiderabilità, sempre più spesso andiamo alla ricerca di pezzi evergreen, oltre che di uno stile personale che ci permetta di tenerci fuori dal dover continuare a rinnovare la nostra immagine per sentirci socialmente più accettabili.
Disclaimer per chi mi segue multichannel. È chiaro che lavorando come caporedattore per Vogue io abbia a che fare con le tendenze più o meno in ogni minuto della mia vita. Ma - e c’è un ma! - stiamo provando e proveremo ancora di più nei prossimi mesi a trasformare davvero la conversazione, scrivendo di prodotto staccandoci dalla sua stagionalità e viaggiando su due binari, quello più storico (quando sono nati, come sono stati portati e interpretati nella storia) e quello più del momento. Insomma, seguiteci, siamo bravi.
Tutto questo preambolo perché nell’ultimare la ricerca dei contenuti proposti nella sezione inferiore di questa newsletter mi sono imbattuta in uno dei tanti contenuti che spacchettano le tendenze per la primavera estate 2023 e mi sono detta: posso io risparmiarmi e risparmiare agli iscritti della newsletter gli ennesimi 20 minuti sul tema? Assolutamente no 😂 Dunque, sorbitevelo e poi provo a portarvi dove voglio andare.
Precisiamolo, questo livello di ricerca è ottimo. Lei si è guardata tutte le sfilate della stagione e poi ha incrociato le analisi delle tendenze di Vogue UK, Harper’s Bazaar, Who What Wear e Refinery29 - per la cronaca, ci avrà messo più di qualche ora. Però il risultato è esattamente quello che io metto in dubbio: in che senso vogliamo parlare di pantaloni cargo come tendenza per la primavera estate 2023 quando hanno sfilato a settembre e sono già ovunque per le strade, indosso agli influencer ma anche ai liceali di ogni città? Certo, ora arriveranno nei negozi a livello più ampio (in pratica dal lusso al low cost li vedrete ovunque), ma ha senso parlare di tendenza in arrivo? Oppure, appunto, vogliamo parlare di queste tempistiche sfasate? Poi, marmaidcore. Io se sento un altro “core” do di matto, giuro (per chi volesse approfondire, Il complicato mondo dei core della moda). Questo metodo di dare un nome a tutto non fa altro che aumentare la FOMO per un’estetica, che di conseguenza alimenta la fame per i prodotti che si rendono necessari per impersonarla. Nel migliore dei casi questo si traduce in shopping senza freni su Vinted, visto che il second hand sembra trasformarsi nell’alternativa “eco” a SHEIN. Ad un certo punto poi la nostra amica nel video, giustamente, si incarta: marmaidcore sono pailettes liquide, che però stanno anche sotto il cappello del trend metallic fabrics and shimmering sequins. Dice: “le paillettes non sono più solo per Capodanno” e io rispondo menomale che ci danno il permesso di mettercele quando ci pare. Ma sul tema vi consiglio la puntata del podcast The Debrief, Why getting up is here to stay in 2023. Perché più che giocare a questi schemini, forse, ha più senso provare a trovare le dinamiche culturali, economiche e sociali che fanno andare certe cose piuttosto che altre.
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Carine Bizet è stata la critica di Le Monde per molto tempo. Poi, ha deciso di cambiare vita (Vogue)
È la Lucky Girl Syndrome o è solo privilegio? (Dazed)
Tutte le pellicce sono delle nonne è l’ultimo Pitch Perfect, l’avete ricevuto mercoledì, firmato da Matilda Ferraris. Ho riflettuto a lungo sulla sua pubblicazione, non perché non fosse interessante e ben scritto, anzi, ma perché il tema è delicato. Ho ricevuto da voi moltissimi feedback, quasi tutti esprimevano un certo sollievo nella condivisione dell’idea che indossare una vecchia pelliccia sia comunque più sostenibile di comprarne una vera e di plastica, su cui anche io sono completamente d’accordo. Allo stesso tempo il ritorno delle pellicce (a Milano sono ovunque) alimenta il desiderio relativo ad esse e quindi un possibile incremento di produzione, magari non immediato, ma se il mercato chiede il prodotto arriva, lo sappiamo. Sono felice comunque che sia stato un momento di riflessione, perché in fondo è questo che vuole e deve fare l’informazione
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Un profilo ricco di informazioni preziose sui costumi e abiti dei film (@fashion.on.film_)
C’è Donatella Versace nell’ultima puntata del podcast di Emrata (High Low)
Un formato YouTube che mi appassiona è “the economics of” di WSJ, che spiega i modelli di business delle grandi realtà. Qui Sephora 👇🏻
SHOPPING LIST
Il 27 gennaio apre l’asta online della collezione di abiti e accessori di André Leon Talley, editor, collezionista, morto lo scorso anno. Il ricavato andrà in beneficenza e si preannuncia epica (NYT)
Torna la collaborazione tra Loewe e Studio Ghibl e c’è l’Howl's Moving Castle a Parigi, meraviglioso! (doveste essere lì non perdetevi anche la boutique Dior al 30 di Avenue Montaigne e LV Dream di Vuitton in Avenue des Champs Elysées)
SCUOLA E LAVORO
Prada cerca un junior digital copywriter, Golden Goose un social media content specialist, DG Beauty un marketing copywriter
Sul sito di Talkin Pills trovate dei bei contenuti gratuiti su cose che ci dovrebbero insegnare a scuola ma va beh, è andata così
Mi chiamo Federica Salto, ho 32 anni e sono una giornalista. Dal 2020 ogni sabato mattina provo a collegare i puntini della moda con questa newsletter. Se non lo fai già e vuoi sostenerla (accedendo a più contenuti) passa alla versione premium.
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