Sì, sono molto arrabbiata. Sono arrabbiata per diversi motivi, tra cui Kanye West.
Disclaimer prima di iniziare: è evidente che le cose della moda, Kanye West compreso, siano molto, ma molto meno gravi di altre cose che ci succedono intorno. Di quelle altre cose, però, non ho strumenti a sufficienza per parlare e, dunque, eccomi qui a parlare di Kanye West e delle cose della moda.
Dicevo, sono arrabbiata per Kanye West, per tutto il polverone che ha tirato su oscurando forse il momento più interessante del fashion month, la sfilata di Balenciaga, unica a provare a raccontare la sensazione incombente di apocalisse. E sono arrabbiata in particolare per tutto il casino che ha combinato intorno a Gabriella Karefa-Johnson, non perché la conosca (anche se la stimo molto, vi ricordate che ne avevamo parlato qui?) ma perché trovo allucinante che una persona debba trovarsi in una situazione del genere, inondata di insulti e chissà cos’altro, solo per aver osato criticare una sfilata. È una buona occasione per riparlare di un tema tabù come la grassofobia nella moda, onnipresente e onnipotente, e l’ho fatto molto lungamente qui, spero abbiate voglia di leggerlo.
Sono arrabbiata, poi, perché usciamo da un mese intero di sfilate in cui si è vista tanta, tantissima ricchezza e poca, pochissima creatività. Dopo le sperimentazioni (per quanto imperfette) degli anni di pandemia, la moda si sta richiudendo in se stessa, con i suoi clienti ultraricchi e l’occhio puntato al fatturato. Tutto il resto - inclusività, moda politica, multiculturalità, spirito creativo, sostenibilità - è apparentemente dimenticato o quantomeno messo in panchina.
Sono arrabbiata anche perché, mentre la moda si polarizza verso il lusso svuotato di significato, Instagram si polarizza verso le polemiche a ondate, la ricerca spasmodica dell’opinione più forte, il tentativo di alzare il volume al massimo. Un luogo che per me è stato di grande ispirazione e sperimentazione, oggi mi sembra una fucina di pensieri violenti o pretestuosi.
Ok, mi sono sfogata. Ma per restare seria un secondo ancora di più, sto pensando da tempo al tema della salute mentale, dell’energia positiva, del time-consuming. Non sono diventata improvvisamente zen (anzi, continuo a essere perennemente di corsa!) ma provo a preservarmi un po’ di più - per esempio rispondo meno compulsivamente ai messaggi e per questo scrivetemi sempre una mail piuttosto che un DM! Oggi vi lascio con una newsletter più leggera (o almeno più corta) ma anche con la bella puntata del podcast di Andrea Mareschi, A proposito di…, in cui abbiamo parlato proprio di equilibri, oltre che di giornali e di giornalismo. Noi ci risentiamo qui sabato prossimo. Un po’ meno arrabbiata, giuro 🫶🏻
Postilla del venerdì sera: arrivati ad Hampstead da un minuto ci siamo ritrovati in coda per il caffè da Grail con Ricky Gervais. A questo punto mi aspetto domani mattina di incrociare Harry dal fioraio - e a questo punto allora dovrei per forza tornare su Instagram e condividere con voi questa gioia.
👋🏻 Sono Federica Salto, ho 32 anni e faccio la giornalista. La moda, il sabato mattina è nata il 2 maggio 2020 e ogni settimana propone tutto quello che vi serve sapere della moda (e anche qualcosa di più).
Io e la mia ragazza stiamo parlando dell’influenza della moda ogni giorni. Ci troviamo a Brussels dove il lusso si trova a un livello alto. Quando lo vedo, penso a cultura DIY, agli punk… Questi vestiti vogliono avere un’estetica punk, ma senza quello spirito di ribellione contro il sistema, contro tutto… Lusso si imbraccia con la rivoluzione..