Uno degli argomenti che ha attirato più osservazioni da parte vostra in queste settimane di newsletter è quello che riguarda un'apparente maggiore quantità di contenuti su Instagram raffiguranti donne dai corpi "diversi" - diversi da quelli che siamo abituati a vedere nelle immagini di moda, non certo dalla realtà. Ho ripreso a scorrere la mia home page e ho avuto la stessa impressione di quando ve l'ho segnalato. Eccone altre ⬇️
I corpi normali ci sono, ma non notate qualcos'altro? Io noto che la stragrande maggioranza di queste foto raffigura donne in costume da bagno, o poco più. Quando poi ho postato nelle stories la sfilata di Jacquemus, @blondiesuite ha fatto un sondaggio tra la sua community, che ha risposto che non indosserebbe una taglia 44 di quegli abiti perché non li trova valorizzanti. In effetti, se la percezione del corpo femminile sta senza dubbio cambiando - almeno in foto, e basta con queste pose allucinanti che poi ci pensano i video a sbugiardarvi - sul modo di confezionare i vestiti c'è ancora molto da lavorare. L'ho scoperto grazie a Francesca Lorenzini, modellista, che ha avuto la pazienza di spiegarmi (e lo giro a voi) il perché, come sempre, i cambiamenti nel settore sono molto più complicati di quanto potrebbe sembrare a un occhio esterno.
"Quando lavoriamo a un capo per un grande brand utilizziamo delle basi che già sappiamo funzionare bene su un tipo di fisicità taglia 38: può essere, per esempio, un capo di archivio oppure quello di un brand con un fit simile. Non esistono ad oggi capi di archivio che possiamo utilizzare con sicurezza per le varie taglie, quindi andrebbe fatto per prima cosa un lavoro in questo senso. Dopo aver realizzato il primo modello di campionario lo sdifettiamo sulla modella “aziendale” che ha determinate misure per noi vincolanti, quelle di spalle, torace fianchi. Ogni sdifettamento è costruito su una modella specifica, quindi il capo finale è praticamente su misura per lei. Una volta che il cliente è soddisfatto del capo (o non c'è più tempo per modificarlo), questo sfila indosso a una modella "da passerella", che con ogni probabilità ha misure diverse da quella "aziendale": per questo motivo si fanno moltissime modifiche all'ultimo momento. Una volta conclusa la sfilata e la campagna acquisti, procediamo con un nuovo stravolgimento del fit del capo per portarlo alla taglia base di vendita, spesso la 40 o la 42. Il fit di produzione è molto diverso da quello di sfilata: lunghezze più corte, tagli alle parti più scenografiche, fianchi più tondi e pince di seno più profonde. Anche per questo processo abbiamo un archivio di basi che funzionano sulla modella "di produzione" che è diversa da quella "aziendale". Ora, proviamo a immaginare tutto questo applicato su tre fisicità diverse: dovremmo sapere dal momento della creazione del figurino su che tipo di modella vogliamo mettere il capo. Chi ha lavorato nel mondo dei designer sa che questo è impossibile. I modelli vengono cambiati fino al secondo prima, l’indecisione è sovrana, spesso vengono realizzati molti capi in più rispetto a quelli che sfilano (con un grande spreco di risorse e denaro) e la decisione sulla collezione finale varia molto in base a come stanno i capi sulle modelle. E se in questa fase i modelli pensati per altre taglie diverse dalle 38 venissero scartati perché non in linea con la sfilata? Dovrebbero sacrificare questo ragionamento per risultare inclusivi a tutti i costi? Nella pratica gli abbinamenti e i giochi di look diventano limitatissimi".
E poi, c'è 44 e 44. "Si può avere una taglia 44 di torace con molto seno e le spalle strette, oppure una schiena larga con poco seno. Stessa taglia ma due fisicità opposte, che hanno bisogno di modelli diversi per stare bene. Ponendo anche che riuscissimo a differenziare i modelli ci scontreremmo con un altro grande problema: i corpi taglia 38 non sono uguali a quelli taglia 50. Quando sviluppo un capo dalla 40 alla 50, il capo in 50 non vestirà bene come nella 40. Semplicemente perché la 50 ha bisogno di una costruzione diversa. Per esempio, mettiamo che una giacca abbia una pince di seno: nella 40 quasi sempre il seno ha bisogno di una pince meno profonda rispetto alla taglia 50. Questo si può fare durante lo sviluppo del capo, approfondendo la pince rispetto alla 40. Ma i capi sono come edifici, basta spostare il muro sbagliato e va tutto riprogettato da capo. Per questo spesso molti brand non fanno taglie grandi, perché non sarebbe in grado di assicurare il giusto fit. Per questo esiste il conformato: si parte da basi studiate per fisicità diverse. Oggi è percepito come vecchio e sorpassato, in realtà forse si potrebbe pensare a due basi di partenza: fino alla 44 e dalla 46 in su".N.B.La pince serve a creare un volume tridimensionale, più la pince è profonda più ci sarà volume, quindi più cresce il seno e più la pince deve essere profonda.
Per ora, prevale il discorso di convenienza economica. "I numeri parlano chiaro: si vende un capo in taglia 52 e dieci in taglia 40, forse semplicemente perché il fit del primo è peggiore. Non sono problemi insormontabili: basterebbe accettare che per una volta fossero le taglie piccole ad avere un fit peggiore. Oppure un fit mediocre per tutti. Oppure pagare e/o aspettare di più per far lavorare i modellisti su basi conformate e non. Ma questo coinvolge il denaro, intorno al quale ruota tutto il mondo moda, che è solo per piccola parte una realtà romantica e artistica e in grandissima parte spietata e denaro centrica".
Pezzi belli di questa settimana
Tom Ford ha fatto arrabbiare Vanessa Friedman, sulle nomination ai CFDA Awards
Intanto, gli Stati Uniti sono ancora in piena emergenza sanitaria e la New York Fashion Week di settembre sta sfumando
Vestiaire Collective ha fatto un report con alcune informazioni interessanti sui suoi utenti e delle previsioni sullo shopping dei prossimi mesi. Esempio: "gli acquisti d’impulso saranno probabilmente sostituiti dalla scelta di articoli accuratamente selezionati; gli utenti torneranno ad acquistare pezzi classici, di impeccabile fattura che resisteranno alla prova del tempo e si dimostreranno investimenti intelligenti per il futuro"
Anche Moda Operandi si dà al live streaming. Da noi lo fa solo Motivi, e piuttosto bene (se volete vederne uno li annunciano attraverso le stories su IG, poi si accede a una piattaforma dedicata)
Moda da vedere e da ascoltare
Valentino ha sfilato a Roma, Dior a Lecce e Maison Margiela ha pubblicato l'ultimo video dedicato alla collezione Couture autunno inverno 2020/2021
Moda da comprare
Sono in vendita le sneakers della capsule collection Onitsuka Tiger x Valentino
Su Slam Jam c'è il 30% di sconto con il codice PRIVATE30 su una selezione di capi, mentre su Arket c'è un ulteriore 10% di sconto sui pezzi in saldo con il codice EXTRA10
Ma le Birkenstock di plastica le avete mai provate?
20 sandali nude, sempre della bravissima Martina D'Amelio
Moda da comprare / MyTheresa Edition
Una collana che mi insegue
A.P.C. è uno di quei marchi che sembra resistere a tutto, d'altronde Jean Touitou (il fondatore) la pensa così "Il minimalismo è come un rifugio antibomba in un campo visivo di guerra": come dargli torto?
Dunque, la borsa Demi Lune, un trench che duri tutta la vita, un ottimo paio di jeansStivaletti neri, dai che quest'anno riusciamo a trovare il paio perfetto: eccone uno, due, tre e quattro di Aeydē
Una borsa pazza
Moda da guardare
Voglio pensare che sappiate già tutti cos'è GI'sposables, l'account segreto dove Gigi Hadid pubblica i retroscena della sua vita modaiola, tutti immortalati con una usa e getta (favorisco prova durante l'epico evento di Luisaviaroma, l'anno scorso). Ora alcuni di quegli scatti sono diventati la campagna pubblicitaria autunno inverno 2020/2021 di Miu Miu. Ve la immaginate Miuccia che esige una stagione al risparmio e il genio dell'ufficio comunicazione che si fa venire quest'idea? (Comunque sicuro qualcosa gliel'avranno dovuto dare a Gigi, ché ora deve mantenere la famiglia).
Quello che mi chiedo è: forse vendono dieci 40 e una 52 perché ci sono più persone con h a 40 che con la 52. La produzione in serie e meno cara perché presuppone un certo grado di standardizzazione, che necessariamente si basa su una misura della realtà. Ci sono più taglie 40 che 52. Quindi mi conviene fittare meglio quelle. Chi ha corpi fuori standard continua ad avere necessità del capo fatto sulla sua misura, come prima delle “confezioni”. O forse ci saranno brand che vedendo un possibile mercato inizieranno a produrre per loro. In Tanzania ricordo che le vetrine erano piene di capi a “pera”, per contenere i fantastici fondoschiena delle ragazze e donne del luogo. Ovvio - li è la conformazione normale, non avrebbe senso vendere vestiti con fianchi 90. Come in Olanda i pantaloni per me sono tutti lunghi...