#14 Compiti delle vacanze
Quando finalmente questa benedetta #estateitaliana è alle porte, il settore moda fa una doccia gelata. L'unico report trimestrale che regala gioie è quello di Lyst, dedicato ai brand e ai prodotti più ricercati online, perfetto per avere uno sguardo su cosa davvero attecchisce sul mercato. Per il resto, molti marchi hanno pubblicato i risultati economici della prima metà dell'anno: eccoli i nostri compiti della vacanze. Ci serviranno per fare un'ultima riflessione su quello che è successo negli ultimi mesi, prima di ripensarci a settembre (ma noi ci vediamo qui anche sabato prossimo, con una cosa che non c'entra nulla).
I brand nel primo semestre del 2020
Commentando i risultati che ora vedremo, l'analista di Deutsche Bank Francesca Di Pasquantonio ha detto: «I numeri sono oggettivamente pessimi. Per quanto doloroso abbiamo pensato che la riduzione della leva finanziaria sarebbe stata nel settore, in realtà è andata peggio». LVMH (Christian Dior, Louis Vuitton, Bvlgari, DKNY, Fendi, Celine, Guerlain, Givenchy, Kenzo, Loro Piana) scende del - 60%, Kering (Gucci, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen, Bottega Veneta, Boucheron, Brioni, Pomellato) del - 44%, Burberry del - 49%, Salvatore Ferragamo del - 60%, Moncler del - 29%. Anche Capri Holdings (Michael Kors, Jimmy Choo, Versace) non se la passa bene. Patrizio Bertelli ha rilasciato un'intervista a WWD nella quale ha illustrato la strategia di Prada per provare ad arrivare a un pareggio entro la fine dell'anno: comprende un aumento dei prezzi delle merci. Lo stanno facendo anche Chanel, Vuitton, Gucci, Ferragamo, mentre Burberry ha annunciato un taglio dei posti di lavori imminente negli headquarter londinesi (con ogni probabilità non saranno gli unici).
I negozi restano vuoti
Confimprese ha detto che ilconsumo di abbigliamento ha subito un calo del 45% nei primi sei mesi del 2020. Per darvi un'idea, Harrod's ha stimato un calo delle vendite annuali del 45% e ha detto che nel punto vendita di Knightsbridge - nel quale passavano 80.000 visitatori al giorno prima del lockdown - oggi ne arrivano meno di 4500 (e sono previsti 680 licenziamenti nelle prossime settimane).
I due principali problemi del retail sono: la mancanza di turismo (specialmente di quello cinese) che sta devastando i conti dei grandi department store, dei negozi negli aeroporti e degli outlet, e lo smartworking, che ha ridotto di molto la presenza dei lavoratori in città. A quest'ultimo punto si è riferito anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, nel chiarire le sue affermazioni sul tema: «Il mio invito degli scorsi giornidi tornare al lavoro guarda alla necessità che dopo il virus non si contribuisca anche con scelte sbagliate ad aggravare la situazione di diversi comparti economici, non di certo per perpetrare una società troppo basata sui consumi, ma per aiutare chi oggi rischia di perdere il proprio lavoro a riorganizzarsi, a provare a reinvestire nella propria attività e adeguarla ad un nuovo modello, che andrà esplicitato, condiviso, costruito. In una sola parola governato. (...) Una città, resa fantasma, è un incubo inaccettabile. Tornare a circolare, ad andare in ufficio o sul luogo di lavoro, riprendere la vita vivente: ho inteso dire questo».
La sfida della comunicazione
Una cosa non si può negare: i marchi non si sono mai fermati (ripassone Parigi, ripassone Milano). Ora però sono arrivati i dati sulla copertura di fashion week virtuali e dintorni, che BoF annuncia così: "Il verdetto è arrivato: le sfilate di moda digitali sono un flop, almeno sui social media".La fashion week di Londra ha registrato il -55% del coinvolgimento sui social rispetto a quella dello scorso febbraioIl digital show di Prada ha raggiunto un valore mediatico del -60% in meno rispetto allo show maschile dell'anno scorso a Shanghai (un portavoce ha detto a BoF che, nonostante questo risultato, Prada è cresciuto più di altri marchi, che ha raggiunto una forte crescita dell'engagement sui social network cinesi e dello shopping online)Ha funzionato meglio chi ha coinvolto le influencer, per esempio Dior con Chiara Ferragni La scelta di fare una sfilata dal vivo non ha assicurato risultati migliori: Etro ha avuto il 40% di copertura rispetto alla sfilata dell'anno scorso e Jacquemus il 50%, tutto nonostante la presenza di diversi influencer, sia per l'uno che per l'altro brandLo show Haute Couture di Valentino (a Roma, con opera video di Nick Knight) ha registrato un interesse superiore alla mediaDunque, mentre la NYFW si riduce sempre più a un elemento irrilevante del calendario, con Michael Kors, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger e Tom Ford che non presenzieranno a settembre, la questione per gli altri non sarà scegliere tra sfilata dal vivo o digitale (o meglio, non solo) ma piuttosto come far arrivare quell'evento a un utente sempre più distratto e bombardato di informazioni. Lo ha spiegato bene Michael Jais, CEO di Launchmetrics, che ha fatto da partner alle varie digital fashion week: «Il problema da risolvere oggi non è quello della digitalizzazione, ma dell'amplificazione, poiché ogni attività del brand dipende dall'amplificazione per avere successo, e la trasformazione digitale è la chiave di questo processo».
Un ultimo punto, il più importante direi, ma lo approfondiremo al rientro: un sondaggio dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro di maggio ha rilevato che più di 1 su 6 giovani in tutto il mondo ha smesso di lavorare dall'inizio della crisi del coronavirus. Perché è bene ricordarlo: il blocco dei licenziamenti (ora prorogato) non copre gli stage, gli apprendistati, i determinati. Sui freelance ci sarebbe proprio da aprire un lazzaretto, ma abbiamo la scorza dura.
Molti di voi spesso mi chiedono opinioni sulle scuole, sugli uffici placement, sugli stage. Rispondo per quello che posso, ma non sempre ho esperienza diretta. Il 15 agosto trovate su iO Donna un pezzo su come gli istituti - quasi tutti privati, ma su questo non ci possiamo fare molto - hanno fatto durante il lockdown e stanno facendo in previsione della ripresa dei corsi: ci sono una marea di borse di studio, e questa è una piccola, grande cose per i tempi che verranno.
Pezzi belli di questa settimana
Questo pezzo del 2018 racconta come funziona Shopify, e perché vedete su Instagram così tanti marchi che sono nati dal nulla (temo che il guru dei video Rory Ganon ora si faccia strapagare però)
I nuovi brand italiani più interessanti del momento, selezionati da Alessandra Corvasce e Livia De Franco
BoF ha fatto un case study su Lulu Lemon
La spiegazione e le critiche al video della collezione maschile primavera estate 2021 di Celine
Cos'è #ChallengeAccepted
Moda da vedere e da ascoltare
Suzy Menkes commenta la prima sfilata di Phoebe Philo per Celine, nel 2009 ⬇️
Qui invece ha recentemente intervistato Rosita e Margherita Missoni
La storia di una delle borse più belle di sempre, la Saddle di Dior, creata da John Galliano nel 1999 ⬇️
Moda da comprare
La Marti D'Amelio ha messo insieme 20 costumi neri a triangolo
Silvia Cicchetti tutta una serie di cose ricamate super carine
La jeanseria Candiani Denim ha collaborato con Closed per il lancio di una capsule collection Indigo Icon, fatta con la tela "Coreva", biodegradabile e ottenuta attraverso la sostituzione delle fibre sintetiche con la gomma naturale. È disponibile sul nuovo e-commerce
Sul sito di Linda Farrow c'è una mega svendita di occhiali da sole
Moda da comprare / MyTheresa Edition
È arrivata la nuova collezione di Bottega Veneta: so che state pensando a lei, a lei, a loro e a loro. Chi sono io per dirvi di non farlo?
Ci sono ancora una serie di cose carine in saldo: una maglia in jersey di Acne Studios, un paio di espadrillas per la vita di Tod's, una giacca di jeans di MM6 (con il codice MYEXTRA c'è un ulteriore 10% al checkout)
Maria Tash è la regina dei micro orecchini
Ho comprato questo sopra di Solid&Striped, super carino
Moda da guardare
Stanno uscendo le campagne pubblicitarie autunno inverno 2020/2021, man mano le metto qui e vi anticipo la solita queen ⬇️