La moda, il sabato mattina. Corpi a Milano
È evidente che parlare di moda mentre la Russia invade l’Ucraina abbia poco senso. Non so se sia giusto oppure no andare avanti come nulla fosse o se invece dovremmo in qualche modo, a livello individuale, ribellarci alla normalità di quello che succede. Siamo super informati (sicuri però che vedere scene di guerra nelle stories, intervallate a sfilate e meme sia sano e utile?) eppure inutili, emotivamente investiti eppure completamente disabituati a compiere alcuna azione - ma si può sempre fare qualcosa. Io qui anche questa settimana continuo con il mio lavoro, che è quello di raccontare la moda e che oggi mi sembra irrilevante ma, come dicevo, una soluzione non ce l’ho 🤍 Quello che posso aggiungere - oggi un po’ di più - è fuggire dall’inutile: dalle lamentele, dalla stanchezza sbandierata, dalle polemiche, dalla critica pretestuosa. Penso davvero che chi fa il mio lavoro abbia almeno la responsabilità di coltivare spazi e conversazioni sani e quindi eccoci a parlare di vestiti, di corpi e di talenti esercitando la critica e lo scambio (sapete che aspetto sempre il vostro punto di vista). Buona lettura!
Ognuno si gestisce il proprio rapporto con il corpo. Conosco persone bellissime e super insicure e altrettante che sembrano non accorgersi nemmeno dei propri difetti. La maggior parte, ovviamente, sta nel mezzo, me compresa. Ci sono giorni in cui vado come un treno e altri in cui vorrei scavarmi una tana sottoterra. Ci sono giorni in cui mi sento bombardata da suggestioni di “come dovrei essere” e giorni in cui non me ne frega niente, non le vedo proprio. Però una cosa è certa, quando ero adolescente (sì, era il 2005/2006 e quelle gonnelline a balze che avete visto da Blumarine ce le mettevamo per davvero) non esisteva una varietà di canoni estetici a cui guardare. C’erano solo Mean Girls, Paris Hilton e quei corpi lì, magri, senza un muscolo né ovviamente traccia di ritenzione o cellulite. Stesso discorso, forse ancora peggio, per i corpi maschili. E poi le modelle: su Elle, Marie Claire, Vogue c’erano solo Isabeli Fontana, Carmen Kass, Gisele Bündchan, alternative non erano contemplate e (questo conta) nessuno si chiedeva come mai.
Perché gli emergenti sono importanti. Sapevamo che sarebbe stata una stagione importante per i giovani designer italiani - scusate, non sopporto la parola “emergenti” quando applicata a chi ha trenta, trentacinque anni e lavora già da dieci, almeno. Era nell’aria, ma vedere tutti alle loro sfilate è stato emozionante. Vanessa Friedman era da Marco Rambaldi, certamente “portata” dall’iniziativa di mentoring voluta da Pierpaolo Piccioli e Maison Valentino (rimetto il link all’intervista visto che abbiamo tanti nuovi arrivati), solo per dirne una. Le collezioni dei giovani designer sono assolutamente imperfette. Ho visitato lo showroom di uno di loro alla vigilia dello show e abbiamo parlato di difficoltà di produzione, di supply chain, di quanti soldi ci vogliono per fare tutto! Spesso stanno anche ancora definendo la loro identità. Io ho (quasi!!) trentadue anni e ancora a volte mi sveglio e non mi piace più niente di quello che mi piaceva un mese prima, figuriamoci se dovessi tradurre tutto questo in un abito. Credo siano tutti fattori da tenere a mente nel guardare una collezione. Però penso che se in questa stagione non ci fossero stati Eckhaus Latta e Collina Strada a New York, Nensi Dojaka a Londra, Marco Rambaldi, A.C.9. e ANDREĀDAMO a Milano la conversazione sui corpi non sarebbe così sentita. SUNNEI e Act N.1 hanno inserito nei loro casting anche uomini fuori taglia e Blumarine, il brand del sexy-Y2K per eccellenza, è disegnato da un “emergente”, Nicola Brognano, che, toh, ha voluto (anche) corpi lontani dagli standard di passerella.

Dunque, il punto qual è. Che, forse, nel guardare alla moda, specialmente quella realizzata dai nuovi nomi, dovremmo provare a togliere noi stessi dal centro. Probabilmente quella collezione non è stata creata per noi: può piacerci oppure no, ma questo non è prioritario. Importa invece che ci saranno ragazzi e ragazze adolescenti che magari si imbatteranno in un’immagine dalle sfilate di questa stagione e che si sentiranno meno esclusi, meno incompresi. Non è solo di taglie, ma di tutto ciò che fino a poco fa era sistematicamente escluso da qualsiasi rappresentazione in passerella. Probabilmente domani si sentiranno più liberi di vestirsi rispecchiandosi in un brand piuttosto che in un altro. E se ci sarà qualcuno che avrà ancora da dire “a me non piace”, beh, l’unica risposta che mi viene è: e quindi?
Prima di passare alla solita rassegna settimanale, qui una serie di cose a tema Milano Fashion Week:
Le mie review su Vogue.it: Marco Rambaldi, A.C.9, ANDREĀDAMO, SUNNEI, Act N.1
Questa sera Matthieu Blazy debutta da Bottega Veneta, vediamo di arrivare preparati (WWD e BoF)
Ho scritto diverse volte di quanto i giornali di moda siano rimasti indietro con la tecnologia, perdendo delle occasioni di ascolto. Questa settimana, invece, ho trovato giustissimo il formato reel delle sfilate di Grazia, ci deve essere stato un lavoraccio dietro quindi 👏🏻 Sara e tutto il resto del team (Max Mara, Moschino, Fendi e sul profilo ne trovate altri)
Le mie review preferite di questa stagione sono quelle di Osama Chabbi, su Instagram (Prada e Diesel)
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
LVMH sta per comprare Ralph Lauren? (Axios)
Jessica Testa racconta Chiara e Valentina Ferragni agli americani (NYT)
Vanessa Friedman sulla London Fashion Week (NYT)
Gli NFT sono sostenibili? (Vogue Business)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Sempre per la serie “questi sono i contenuti che voglio vedere”, @cutefashionmoments ci ricorda che quello di Miu Miu non è il primo look a far impazzire gli stylist di mezzo mondo 👇🏻
Questo invece è per chi è in pari con Euphoria (@sainthoax)
So che è appena uscita la puntata sulla casa di Kim Kardashian, ma vogliamo parlare di quella di Edie Campbell?!
SHOPPING LIST
Silvia sta mettendo in ordine le sue incredibili ricerche: borse responsabili parte 1 e 2 (torniamo presto con le nostre dirette, ma presto davvero!)
Una camicia di cui mi sono innamorata
SCUOLA E LAVORO
MyTheresa cerca un senior styling editor e un product coordinator, Trussardi un social media manager, Versace un director per digital brand e social media
Hacking Creativity è un podcast da cui imparare molto, io sto divorando le puntate (Spotify)
Questa mail è arrivata alla fine ma la fashion week è ancora in ballo - anche se con un numero esiguo di eventi rispetto ai primi tre giorni. Vi lascio ricordandovi che potete passare alla versione premium e ricevere, per esempio, la newsletter di mercoledì prossimo su tendenze/idee shopping per la primavera estate 2022 🙏🏻👇🏻
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