#31 Specchio delle mie brame
«Girerà sempre tutto intorno al punto di vista di Anna. Vogue è la rivista di Anna e noi lo sappiamo. Quando lavori da Vogue, senti di appartenergli. È come una Chiesa»
«E Anna ha il ruolo di grande sacerdotessa?»
«Io direi che Anna è il Papa»
Undici anni fa - quando è stato girato The September Issue, il documentario che racconta i dietro le quinte di Vogue America - nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe messo in discussione lo strapotere di Anna Wintour, come si evince chiaramente dalle parole di Candy Pratts Price, ex fashion editor, ex fashion director di Style.com.
Candy Pratts Price, minuto 2.30
Non si è potuto dire lo stesso per larga parte del 2020: le accuse di razzismo sembravano poterla travolgere, l'ammissione di colpa è stata quasi obbligatoria («voglio dire chiaramente che so che Vogue non ha trovato abbastanza modi per elevare e dare spazio a editor, scrittori, fotografi, designer e altri creators afroamericani. Anche noi abbiamo commesso degli errori pubblicando immagini o storie che sono state offensive o intolleranti. Mi assumo la piena responsabilità di questi errori») e il suo giornale ha dovuto fare diversi tentativi per dimostrarsi all'altezza delle aspettative del pubblico nel raccontare il mondo contemporaneo quello in cui la moda è diventata politica.
Non chiedetemi perché ma ho sempre nutrito un grande talento nel fotografare da vicinissimo i miei idoli quando mi è capitato di incrociarli, e questa è Anna Wintour all'entrata della sfilata di Alberta Ferretti nel 2013 (io ero lì ad aspettare la mia capa). Con Anna è andata bene, con Leonardo di Caprio un po' meno, magari una volta ve lo racconto.
Insomma, quest'anno gli addetti ai lavori l'hanno data più volte verso la pensione e il toto nome - sport nazionale della moda - ha subito un'impennata. Questa settimana in effetti Condé Nast ha annunciato importanti cambiamenti. Solo che il più importante è che Anna sarà più potente di prima.
Ma c'è bisogno di un po' di contesto. Partiamo dal presupposto che i giornali di moda quest'anno hanno sofferto, lo dicono i dati che parlano delle riduzioni di pubblicazione delle testate americane. La misura del successo di una rivista si calcola soprattutto in base alla quantità di pubblicità che contiene. Le riviste, infatti, si sostentano grazie agli introiti pubblicitari, soprattutto provenienti dagli investimenti di marchi di moda e di bellezza, che quest'anno sono comprensibilmente diminuiti per tutti. In realtà i marchi qualcosa hanno speso - meno degli altri anni - ma spesso hanno referito togliere al marketing tradizionale per cercare nuovi modi di arrivare ai consumatori. Ma questo è tutto un altro discorso.
Come sempre, quando le cose vanno male, vanno peggio per i più piccoli: l'annuale osservatorio sul giornalismo dice che la condizione dei giornalisti è sempre più divisa tra insider (assunti) e outsider (freelance), che per i giovani la professione ha assunto un carattere più ibrido sommandosi ad altri impieghi perché non sostenibile e che se tra i dipendenti l'80% supera un reddito annuale di 20.000 euro l'anno il 74,6% dei giornalisti freelance non superano i 5.000. Quasi 3/4 degli under 30 guadagnano meno di 20 euro al mese. Ultimo dato: il 71,8% dei giornalisti under 35 ha lavorato unicamente da casa per tutto il 2020, con immaginabili conseguenze sul loro stato emotivo.
Ma torniamo a Condé Nast. Anna Wintour resta editor-in-chief di Vogue America e diventa supervisor di tutti i contenuti dell'azienda (tranne che del New Yorker). Non solo America, eh, globale. Edward Enninful, editor-in-chief di British Vogue, diventa direttore editoriale europeo con supervisione dell'edizione italiana, francese, spagnola e tedesca. Christiane Mack diventa Chief Content Operations Officer di tutte le edizioni di GQ, Architectural Digest e Condé Nast Traveller. Simone Marchetti, editor-in-chief di Vanity Fair Italia, diventa supervisore editoriale anche dell'edizione francese e di quella spagnola. Natalia Gamero del Castillo diventa amministratore delegato per l'Europa. Ci sono state anche diverse uscite: Christiane Arp, editor-in-chief di Vogue Germania, Eugenia de la Torriente, di Vogue Spagna, Angelica Cheung, di Vogue Cina, Daniela Falcão, di Vogue Brasile, Fedele Usai, amministratore delegato di Condé Nast Italia. E Luca Dini che era il direttore editoriale di Condé Nast Italia e dallo scorso 1 dicembre è passato a Cairo Editore, come direttore del settimanale F. Molte edizioni (Vogue Germania, Vogue Polonia, Glamour Germania) ridurranno la loro frequenza di pubblicazione, mentre in generale tutte le testate si avviano verso un'intensificazione della strategia di condivisione dei contenuti di cui avevamo già parlato qui. Regola numero uno, risparmiare evitando dispersioni e frammentazioni. C'entra tantissimo una maggiore capacità di lettura dei dati su cui Condé Nast ha investito quest'anno, imparando a "indovinare" meglio le ricerche degli utenti. E tenersi colei che ha davvero il polso sugli inserzionisti. La conferma di Anna Wintour è rafforzata dalle parole dell'amministratore delegato globale, Roger Lynch, che ha fatto riferimento proprio alle accuse rivolte durante l'estate alla direttrice: «la nomina di Anna rappresenta un momento cruciale per Condé Nast poiché la sua capacità di rimanere all'avanguardia nel connettersi con un nuovo pubblico, mentre coltiva e fa da mentore ad alcuni dei talenti più brillanti del settore, l'ha resa una dei dirigenti più illustri dei media».
Solo il tempo saprà dire se Anna e Vogue saranno in grado di cogliere i cambiamenti, magari anche aumentando i profitti di Condé Nast. Intanto, sempre questa settimana Gabriella Karefa-Johnson, stylist e fashion director di Garage Magazine, trentenne (o giù di lì) e afroamericana, cresciuta nella redazione di Vogue, ha pubblicato su Instagram la sua prima cover per la rivista, protagonista Paloma Elsesser e una didascalia che più farà felice i piani alti.
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Moda da guardare
Su Models.com potete votare i vostri modelli preferiti del 2020, divisi per categorie. Questo vi farà presumibilmente perdere nei meandri della directory più importante del settore (cliccando sui nomi delle modelle trovate tutti i lavori che hanno fatto e per ogni lavoro ci sono i nomi e i profili di tutto il resto del team). Qui di seguito i quattro nomi da seguire su Instagram, oltre a quello di Paloma che con il video in cui mostra la copertina di Vogue di cui abbiamo parlato sopra vi farà un po' piangere.
Un'ultima cosa e poi vi lascio andare. Ieri è uscita la puntata del podcast Ravenous di Beatrice Mazza in cui racconto molte cose di me, del mio percorso formativo e lavorativo. Abbiamo anche chiacchierato del giornalismo di moda, a che punto è e dove sta andando. Spero vi piaccia! Ci risentiamo sabato prossimo per salutare questo meraviglioso 2020, intanto buon Natale con l'unico, vero, ineguagliabile film della Vigilia. Stay safe (at home, possibilmente) ♥️