#88 Perdonare i brand
Hello! È sempre strano saltare una settimana, divento subito nostalgica. D’altronde sono QUASI due anni che ogni mio giovedì sera (anche un bel pezzo di venerdì e tutte le mie ore da super mattiniera) sono dedicate a La moda, il sabato mattina. Dunque, settimana prossima festeggiamo, oggi invece ci poniamo una domanda seria su come dovremmo comportarci nei confronti dei marchi che provano la strada della redenzione.
Partiamo. Solitamente le produzioni molto grosse e molto pop (tipo quelle dei grandi broadcaster) sulla moda mi lasciano abbastanza interdetta. Mi rendo conto che non parlano a me ma a un pubblico (giustamente) molto meno informato su come funziona il sistema moda, ma allo stesso tempo mi sembra sempre che per arrivare a un pubblico vasto si perda la complessità che invece trovo necessaria per raccontarlo. È così che questa settimana ho approcciato White Hot, il documentario Netflix che racconta l’ascesa e la caduta di Abercrombie&Fitch - mi ha convinta la presenza di Robin Givhan, una delle giornaliste e critiche di moda più famose, penna del The Washington Post e vincitrice del premio Pulitzer nel 2006.
Partiamo da un presupposto: io c’ero. Quando ha aperto a Milano (nel 2009) era già un po’ passato per me (ero già nella fase wannabe Sienna Miller) ma un paio d’anni prima ero stata a New York e un giro di shopping ce l’avevo fatto. Quindi, appunto, partiamo da un presupposto che mi pare fondamentale: la me diciassettenne non aveva alcuna percezione di Abercrombie & Fitch come un brand esclusivo, nel senso che escludeva le persone. Scriverlo adesso così fa un po’ impressione, eppure non penso di essere stata un’adolescente particolarmente superficiale. Semplicemente non avevo alcuna percezione del brand, non mi informavo su di uno piuttosto che un altro. È stato solo dopo, con Sienna, appunto, mio grande amore, che ho cominciato a interessarmi di stile e di significati dietro agli abiti. Il che mi fa un po’ sorridere pensando a tutte queste mega strategie che i brand attuano per cogliere l’attenzione dei più giovani quando questi probabilmente fanno una scelta perché questa gli capita davanti per caso, o per ragioni poco più specifiche di così. Poi è scomparso dai miei radar. Ad un certo punto, semplicemente, non mi sono più fatta molte domande, era passato l’hype generale e basta così. Tantomeno mi sono stupita della chiusura di quel grande store in Corso Matteotti che tanto aveva fatto parlare - anche se mi dispiace sempre quando vedo un negozio chiudere, piccolo o grande che sia.
Guardare White Hot. L’ho visto, dicevo, un po’ per caso, ma direi che ne vale la pena. Se da una parte è una storia molto americana, un po’ lontana da noi che infatti poi abbiamo sentito meno la caduta del brand, credo faccia comunque il suo lavoro nel raccontare com’era la moda “prima”, e cioè come è sempre stata fino a due, tre, cinque anni fa? E la moda com’era: era assurda. A guardare ora quei modelli, tutti bianchi, tutti fighi, tutti nudi, pare impossibile che a nessuno saltasse in mente che fosse una roba parecchio strana - escludere tutte le altre razze e fisicità, certo, ma anche trattare dei ragazzini come prodotti, che ne dite? E lascia aperte le porte a una riflessione - peccato, avrei voluto sapere cosa ne pensa Robin! - sulla domanda delle domande di questi tempi moderni: bisogna perdonare un brand?
Ovviamente c’è caso e caso. Su Alexander Wang, che ha sfilato questa settimana a Los Angeles senza stampa né interviste non c’è molto da discutere (oppure sì, in quel caso viva Twitter), per esempio. Mentre il comeback di Abercrombie presenta caratteristiche simili a quello di un altro super brand americano, Victoria's Secret - e infatti gli ex vertici condividevano un’amicizia con Jeffrey Epstein, anche lui raccontato in un documentario Netflix. Entrambi a un certo punto hanno cambiato i vertici, appunto, e ribaltato la linea di comunicazione, includendo improvvisamente chiunque fosse possibile includere. Ma è giusto porsi una domanda sulla sincerità di questo cambio di immagine oppure è meglio godersi le conquiste? Il post uscito sull’account Instagram del marchio in questi giorni, comunque, racconta che è difficile lasciarsi il passato alle spalle (aprire e leggere i commenti) 👇🏻
INFO DI SERVIZIO. Giovedì 28 alle 19 sarò da Cavalli&Nastri in via Gian Giacomo Mora 12 per una chiacchierata su Milano con Lorenzo Bises che recentemente ha pubblicato il suo Milano Mon Amour (Vallardi) - sì, parleremo anche di vestiti. Se volete partecipare mandate una mail a info@cavallienastri.com.
INFO DI SERVIZIO N.2. Domani è Fashion Revolution Day! Io e Silvia abbiamo ultimato il nostro punto della situazione sui grandi temi della moda sostenibile (parte 1 e parte 2). Ho reso disponibile gratuitamente la puntata dell’anno scorso con molti spunti e risorse per informarsi sul tema. Infine su Vogue trovate una versione espansa del Bloc-notes di questo mese.
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Maggio e giugno saranno mesi pieni di eventi modaioli: si parte il 29 aprile con l’esordio di Camille Miceli da Emilio Pucci a Capri e si prosegue fino al 28 giugno con Max Mara a Siviglia (poi a luglio c’è la Couture). Insomma, tutto è tornato come prima, proviamo a capirne le ragioni (BoF + tutte le date)
Sono passati dieci anni da Girls e io sono pronta per un rewatch. Intanto parola a Lena Dunham (Vogue)
Chi è Louis Pisano, che recentemente ha avuto la malsana idea di diffondere un gossip su Rihanna (Interview + tutta la storia)
Chi è Christian Smalls e perché il suo stile conta (NYT)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
In cerca di designer emergenti? Seguite i commenti in questo post di Sara Maino (Instagram)
La seconda stagione di Fashion Confidential, il podcast di Mariella Milani, riparte con un super ospite, Pierpaolo Piccioli (Spotify)
Unica cosa interessante del Coachella = gli artisti e i loro outfit (Nylon)
Oggi e domani a Base (via Bergognone) c’è il Pop Up Mag di Frab’s, con un sacco di riviste belle. Alle 18.30 si parla di corpi femminili (Instagram)
SHOPPING LIST
Non è sabato senza consigli di libri, ho comprato Il sesso radicale, perché nessuno ha raccontato Giorgio Armani come ha fatto Giusi Ferrè
Riguardo al mio shopping, mi rendo conto che la mia attenzione va solo in due direzioni: da una parte capi e accessori timeless, possibilmente realizzati con pratiche sostenibili. Dall’altra la follia, tipo i sandali uovo di Loewe e l’espansione della linea Rubberized di Sunnei
SCUOLA E LAVORO
YOOX cerca un project manager, Miu Miu un events specialist, Saint Laurent un visual merchandiser
L’agenzia di PR Bertelli Bigola cerca un Junior PR, info e candidature qui
C’è ancora una settimana per candidarsi alla Tommy Hilfiger Fashion Frontier Challenge (YouNoodle)
BONUS TRACK. Dove sei, mondo bello è il primo libro che sto leggendo dopo svariate settimane di solo ascolto e confermo il mio status di bimba di Sally Rooney. L’avrei voluta prima nella mia vita ♥️ Nel frattempo è uscito il trailer di Conversation with friends, la serie tratta dal primo romanzo della scrittrice irlandese. Anche se sta in fondo alla mia classifica (1. Persone normali, 2. Dove sei, mondo bello, 3. Parlarne tra amici) l’hype è già a 1000 👇🏻
Come sono contenta quando le puntate sono così dense! Noi ci rivediamo qui mercoledì per un po’ di stile, giovedì se volete da Cavalli&Nastri e poi via di weekend di compleanno 📮 e tante altre cose ancora. A presto 🙋🏻
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