#87 Comprare social
Quand’è stata l’ultima volta che avete comprato un paio di scarpe partendo da una ricerca su Google? Molto tempo fa, immagino. Quante volte vi trovate a salvare, screenshottare e magari anche a comprare qualcosa che avete visto su Instagram? Sempre più spesso, immagino. Dunque oggi parliamo di questo: le nuove funzionalità dell’app, la corsa ai creator e al loro potere di influenza, il caso strano di un giornalista americano. Andiamo 🏄🏻♀️🏄🏽♂️🏄🏻
Instagram sta cambiando. Probabilmente ve ne siete già accorti da soli, altrimenti fateci caso: non sono più i tempi di ok, abbiamo introdotto le stories, diamoci un annetto per vedere come va. Oggi il social introduce novità quasi settimanalmente e se volete restare aggiornati non dovete fare altro che seguire il boss, Adam Mosseri, di cui tra l’altro esiste un piccolo fan club italiano capitanato da me e da Elena Mariani. L’ultima novità - attenzione, non è ancora disponibile in Italia e non c’è ancora una data di rilascio - è il tag dei prodotti. E visto che i prodotti, su Instagram, spesso sono vestiti e accessori (ma mai quanto creme e trucchi) questa cosa ci riguarda da vicino. Potrebbe sembrare piccola ma non lo è, perché questi tag indirizzano a un’esperienza di shopping in-app. Significa vedere un post nel proprio feed con una borsa che ci piace, per esempio, cliccarci sopra e, volendo, comprarla senza nemmeno uscire da Instagram e rischiare di ritrovarci in un e-commerce con cui non siamo familiari, magari. L’idea è rassicurante: passiamo così tanto tempo su Instagram, perché non dovremmo anche voler fare shopping lì?
Provaci ancora Mark. Non è la prima mossa di Zuckerberg nel tentativo di trasformare il social delle foto nel social degli acquisti ma shop e guide sembrano essere stati considerati solo come degli esperimenti, mentre con l’introduzione del pagamento in app ora potrebbero avere un ruolo più centrale. Alle calcagna c’è naturalmente TikTok: mentre gli utenti e i creator della generazione Millennial lo vedono ancora come un luogo digitale in cui fare incursione ogni tanto, più per senso del dovere (professionale) che altro, la Gen Z invece lì si trova un gran bene. Intanto alcuni (pochi) brand riescono davvero a sfondare il muro della popolarità tramite una strategia mirata - Vogue Business ha raccontato quella di Djerf, brand sostenibile prodotto in Portogallo.
Proprio Djerf mi porta dove volevo (grazie per l’assist). A prescindere dalla piattaforma, Instagram o TikTok, stiamo parlando di un modo di comprare che è comunque completamente differente dallo shopping pre-social. C’entrano le sue caratteristiche tecniche, dove e come paghi, certo, ma soprattutto cosa, o meglio, chi, ti porta a comprare un prodotto piuttosto che un altro. Il prodotto non ha una vita sui social senza le persone che lo traghettano da una parte all’altra tramite i loro contenuti. Facciamo un esempio pratico. Inventiamoci una Millennial fondatrice di un piccolo marchio di gioielli made in Italy, prodotto localmente, filiera trasparente, immagine precisa, comunicazione solo digitale e ben settata. Apre il profilo Instagram del brand, costruisce la sua identità, accede allo shop in app, mette tutti i prodottini, sincronizza il magazzino. Coltiva anche il suo profilo personale, un po’ racconta del suo progetto di imprenditoria, un po’ condivide le cose che le piacciono anche in fatto di vestiti, musica, viaggi, i suoi interessi. Difficile da costruire, certo, ma facilmente rintracciabile perché non ci sono attori esterni (rivenditori, progetti di comunicazione su altre piattaforme). Cosa manca?
Manca il mezzo di trasporto, appunto. Mancano le amiche che sono le prime a supportarti e indossano le tue creazioni. Mancano le amiche delle amiche che cominciano a salvare i post dell’account del brand per un possibile acquisto, o magari per un regalo. Manca la o il creator che ti segnala come progetto sostenibile o quello a cui hai mandato qualche prodotto e ti tagga nelle stories in cui lo indossa. Via così, più questo tam-tam va avanti, più sono le possibilità che quello shop abbia una sua utilità. Non c’è niente e nessuno di più importante per la moda dei creator, oggi. E per creator intendo chiunque crei contenuti (di valore, possibilmente) alimentando quella energia fatta di influenze reciproche che è il nostro modo di comprare oggi - ma sempre di più anche quello di informarci, l’avete notato?
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Alessandro Michele è stato ospite al corso The Ego in Things: Fashion As a Moral Laboratory, di Emanuele Coccia ad Harvard (i due stanno scrivendo un libro insieme) (The Cut)
Perché la maggior parte dei creativi soffre della sindrome dell’impostore? (1Granary)
Hai detto rosa Valentino? Verde Bottega? Dimenticate i loghi, ora ai grandi brand interessano i colori (WSJ)
Si torna a parlare di Shein con questo grafico impressionante (BoF + il mio pezzo su Studio)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Un anno e mezzo fa un post della stylist Francesca Burns aveva scatenato un piccolo dibattito sulle taglie dei sample per i servizi fotografici. Cosa è cambiato? (Instagram)
Ok, non c’entra con la moda ma c’entra con i giornali e fa molto ridere: l’episodio di Prossimamente con Francesco Costa (Spotify)
Come sempre sulle serie tv sono molto indietro (ehm, vedi bonus track in fondo) e devo ammettere che su Bridgerton 1 avevo prevalentemente dormito quindi non penso di proseguire. Comunque qui c’è una bella selezione degli abiti nella stagione 2 (Marie Claire)
Unica gioia dai Grammy, Donatella Versace 👇🏻
SHOPPING LIST
Surfando tra le cose della Barcelona Fashion Week ho scoperto K M by L A N G E, un brand esordiente e, mi pare, molto promettente (bella anche la capsule di gioielli)
Ganni x New Balance, arrivano in settimana
È una nuova stagione di collaborazioni, riassunte qui da Elena Bara. A cui aggiungo Calvin Klein x Palace. Ne avevamo bisogno? Non lo so, ma Willem mi spacca
SCUOLA E LAVORO
Business of Fashion ha aperto un bel po’ di posizioni, soprattutto a Londra, non lasciategliele lì! (BoF)
In stage bisognerebbe guadagnare almeno…? (Talkinpills)
Sono aperte le candidature per fare i volontari al summit del Global Fashion Agenda, credo possa essere un’esperienza super e un’occasione per creare buone connessioni (Global Fashion Agenda)
BONUS TRACK. Mattia Carzaniga l’ha detta tutta: chi ha voglia di guardare tutte ‘ste serie e tutti ‘sti film? Aggiungiamo anche di leggere tutti ‘sti libri, ascoltare tutti ‘sti podcast, vedere tutte ‘ste sfilate e via così? (Rolling Stone).
Prima di concludere vi segnalo che su WWD si è parlato di La moda, il sabato mattina, potete recuperare l’articolo qui. Mi sembra che ci siamo detti tutto, a mercoledì prossimo - poi il prossimo weekend è Pasqua, io ne approfitterò per fuggire dalla città, inaugurare i primi Spritz della stagione e godermi la family. Come sempre metto in pausa i pagamenti, voi non dovete fare niente ma in questo modo il rinnovo si ritarda di una settimana 🐣
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