#114 Dove andiamo con i contenuti?
Cominciamo dalle cose pratiche e belle - spero! Mi piace l’idea che questa newsletter sia (e so che lo è!) un punto di contatto nelle vostre conversazioni, un’occasione per sentirsi più vicini. Così come niente mi rende più felice di sapere che alcuni di voi hanno ricevuto l’abbonamento alla versione premium in regalo da un amico (ma anche dalla vostra mamma). So anche che decidere oppure no di sottoscrivere un servizio a pagamento può essere una questione economica, ma anche di tempo a disposizione, per questo faccio molta attenzione a calibrare l’offerta, anche quella a pagamento. Ecco perché ho pensato che non ci fosse migliore occasione del mese appena iniziato per proporvi un po’ di sconto. Per tutto dicembre l’abbonamento annuale costerà 35 euro invece che 50. Spero che sia l’occasione per fare o farvi un regalo e già che ci siamo vi ricordo cosa riceverete oltre a La moda, il sabato mattina e Pitch Perfect:
On Wednesdays we wear pink, il primo mercoledì del mese, sempre dedicata allo shopping. La prossima puntata arriva il 7 dicembre e contiene una lista di idee regalo pazzesche (compreso l’abbonamento, sì)
L’accesso a tutte le RISORSE, gli elenchi in cui trovate tutti i miei consigli sui libri e i documentari (divisi per tipologia), ma anche l’elenco aggiornato dei corsi triennali e dei master di tutte le scuole pubbliche e private. Aggiungo fresca di pubblicazione la lista delle mie newsletter preferite
Come ricorda saggiamente Consumismi de Il Post aspettate a completare l'acquisto dell’abbonamento se volete regalarlo a qualcuno, perché questo riceverà una mail istantanea. “Un'idea può essere quella di preparare un bigliettino in cui lo anticipate, da far aprire il giorno dello scarto dei regali, e fare l'acquisto dopo." È tutto, manca solo il link👇🏻
Ma passiamo a qualche pensierino sulla settimana appena conclusa. Per me è stata la prima in cui sono riuscita davvero ad andare un po’ in giro dopo molto tempo - se teniamo fuori dalla conversazione la fashion week, quello è una specie di viaggio andata e ritorno nel metaverso. Un po’ il Natale, un po’ una combinazione astrale fortunata, sono riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per vedere posti nuovi e molto belli, come il negozio di SO-LE Studio, a cui si accede da via Sant’Andrea 10 ma si trova proprio in uno dei due ingressi di una piazza con porticato recentemente ristrutturata e ora sede dell’hotel Portrait Milano, in cui non potete non attingere dalla vasta selezione di libri di moda mentre bevete un caffè. E poi ho incontrato persone: colleghi, amici, studenti.
Mi fa sempre effetto vedere come in pochissimo tempo le cose siano cambiate tanto. I giornali italiani di moda e dintorni sono quasi tutti diversi da com’erano tre anni fa, prima della pandemia. Diversi i direttori, diversi gli staff, diverse le fotografie, diverse le interviste. Solo questa settimana escono il neonato Harper’s Bazaar Italia diretto da Daria Veledeeva, ex caporedattore dell’edizione russa, con Marc Ascoli come creative director e Sissy Vian come fashion director e il restyling di Amica. Bazaar sarebbe dovuto arrivare prima, poi c’è stata la pandemia, appunto. Ora esce a pochi mesi dal restyling di D la Repubblica con una scelta analoga, Paolo Roversi per la storia di copertina.
Tutto è cambiato, niente è cambiato. Le nuove direzioni sono tutte interessanti da osservare - Vogue che amplifica voci e momenti, D che punta sugli approfondimenti, Marieclaire che porta il giornalismo nel lifestyle - perché si declinano in offerte di contenuti più misurati e affilati. Eppure io, se provo a levarmi dalla lente d’ingrandimento del mio lavoro e a tornare in quelli della lettrice (appassionata) delle riviste in tutte le loro declinazioni (sì, frequento anche tutti i siti e gli account Instagram di queste testate), vedo che la sfida resta la stessa per tutti. E incredibilmente complicata: arrivare alle persone.
Sabato scorso, mi sono ritrovata in una mattina più tranquilla del solito. C’era il sole, avevo dormito un po’ di più e ho sentito l’istinto di postare una foto e scrivere “grazie”, perché anche sono sempre di corsa li vedo i messaggi che continuano ad arrivare, le domande, le richieste di consigli e così via.
L’ho fatto su Instagram, che è il social che praticamente non apro più: il mio tempo in app si è ridotto drasticamente a 10-15 minuti al giorno. Eppure è lì che per la prima volta ho conosciuto la sensazione di essere letta e, credo, ho trovato il senso di quello che poteva essere il mio lavoro. Quella del giornalista può essere anche una professione molto narcisista, puoi semplicemente scrivere per il piacere di farlo. Per me non è mai stato così, il foglio bianco mi fa venire voglia di chiudere tutto, ma l’idea di mettere in fila le cose e unire i famosi puntini davanti agli occhi di chi vede un marasma incomprensibile mi fa, ogni volta, trovare la voglia di stampare una parola dopo l’altra.
Eppure non basta. Perché il mondo è cambiato, nel frattempo, e nessuno di noi va a cercare le informazioni, ma le riceve. E dunque il giornalista, il giornale, devono raggiungere le persone, non devono aspettare che questi arrivino da sé. Sono d’accordo con questo lungo punto di vista su Instagram, con il tempo ho cominciato a trovare “strana” l’idea di postare foto personali e riflessioni. E in generale, è chiaro che c’è un appiattimento dei contenuti che è dovuto sempre e comunque dalla ricerca del like (e quindi di accontentare l’algoritmo). Instagram, insomma, non è più quello che era, il posto che mi piaceva. Allo stesso tempo, ecco, so che esserci mi permette di connettermi ai lettori e per questo sono felice di frequentarla ancora, anche se per meno tempo. Ho avuto la fortuna di accorgermi molto presto che scrivere non basta e non ho nessuna intenzione di dimenticarmene.
OK, lo so che non volete commentare perché dovete accedere con l’indirizzo mail e bla bla bla. Ma se vi dicessi che ora qui c’è una chat, che possiamo usare quando ci va per scambiare qualche idea? Vi aspetto, per parlare di come arrivate all’informazione ma anche di tutto il resto 🌹
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
In ordine cronologico, tutti i fatti degli ultimi giorni intorno a Balenciaga (Vogue). Molto interessante anche questo opinion post (sempre Vogue)
Se il tema di settimana scorsa vi ha appassionato, qualche idea e qualche numero sul perché Gucci abbia sentito la necessità di rinnovarsi (BoF). E poi c’è Vanessa che non risparmia mai niente ma ci è rimasta male anche lei (NYT)
E poi chi meglio di Cathy Horyn per tornare su Raf Simons? (The Cut)
E niente, tutta allegria. Ci attende poi una settimana intensa di show, prepariamoci.
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Ok, non è moda ma questo è sempre più il mio account IG preferito (casafutura)
Life in Looks è a mani basse il mio formato YouTube preferiti, l’ultimo è con Riccardo Tisci 👇🏻
SHOPPING LIST
Basica e perfetta, la collabo Jacquemus+Tecla (Jacquemus)
Altro formato che amo, cosa vogliono gli editor per Natale (HTSI)
Sì, anche io sono in fissa con i look di Mercoledì (Vogue)
SCUOLA E LAVORO
Prada cerca un project manager per l’alta gioielleria, Dolce&Gabbana un social media specialist, TikTok un client solutions manager per l’area moda e lusso
Molto carina e piena di spunti utili questa sezione lavoro (Cosmopolitan)
Confessioni di assistenti di redazione, vabbè (Back Row)
👋🏻 Sono Federica Salto, ho 32 anni e faccio la giornalista. La moda, il sabato mattina è nata il 2 maggio 2020 e ogni settimana propone tutto quello che vi serve sapere della moda (e anche qualcosa di più). Se non lo hai già fatto e vuoi sostenere il mio lavoro 🌹