Adoro i dibattiti infiniti della Gen Z su TikTok. È come se i ragazzi italiani avessero segretamente seguito quei corsi che si vedono nei filmetti sulle high school americane (a proposito, avete visto Ever I have never? Serie supercarina su Netflix), e per di più a insaputa di noi poveri Millennial che, non è un segreto, facciamo fatica a intavolare conversazioni e confronti. In più se c’è di mezzo Federica Scagnetti, mio long time guilty pleasure, non posso resistere. Federica, per chi non facesse parte del suo seguito da 2.3 milioni di follower, è una ragazza romana che ha appena finito il liceo e che è diventata famosissima su TikTok, appunto, per i suoi video in cui si veste, fa vedere i suoi outfit, si trucca, eccetera. Esatto, niente di più. Voi direte: avrà uno stile personale pazzesco. E invece no. Guardaroba prevalentemente Shein ed Elisabetta Franchi, addiction per i jeans skinny, passate infinite di mascara e così via. Eppure, indovinate un po’? Le ragazze la amano e la considerano un punto di riferimento a cui ispirarsi per i propri acquisti. So relatable. È facile voler essere Federica Scagnetti. Non è facile voler essere Mariacarla Boscono, no? Una bellezza più difficile da inquadrare nei canoni estetici diffusi, uno stile che non ha niente a che fare con l’idea tradizionale di sensualità.
Federica, insieme a un’altra manciata di persone tra cui La Ghey, Rossella Migliaccio, Giulia Torelli, Elisa Esposito (dai, quella del corsivo), Jonathan Bazzi, Cristina Marino, Charity Dago e altri a me più o meno conosciuti, sono protagonisti del primo di tre capitoli di Vanity Fair Italia il cui obiettivo è quello di “portare i lettori e gli utenti alla scoperta di chi sta rivoluzionando il fashion system”.
Apriti cielo. I giovani TikToker sono insorti: “loro non stanno rivoluzionando il fashion system” e via di prevedibili confronti con supermodelle, designer e via dicendo. Purtroppo il video originale della polemica è stato rimosso ma se cercate Vanity Fair in app scoprirete un mondo di stitch (i botta e risposta) da cui difficilmente riuscirete a staccarvi. Qualche suggerimento? Lui non può non dire la sua, tutti i protagonisti si sono offesi, poi i miei preferiti sono gli esperti di styling. Come ha scritto Chiara Galeazzi, “amo questa cosa che la Gen Z abbia scoperto il rosicamento. L’80% della vita adulta è rosicare”. Metto da parte l’ironia per dire una cosa: una grossa parte della conversazione gira intorno alle critiche volte al lavoro di Giampaolo Sgura e Anna Dello Russo che, secondo molti follower, non avrebbero reso giustizia ai loro beniamini, trasformandoli troppo - con la Fede che dice “l’alta moda è l’alta moda”. Io sto qui, sul divano, e mi sembra di stare in un film: centinaia e centinaia di ragazzi che parlano di moda, di chi dovrebbe essere considerato un protagonista del sistema, di come la moda dovrebbe o non dovrebbe trasformare questi protagonisti, oggi volti rassicuranti e non certo pionieri di uno stile “diverso”, come ha sempre fatto con le modelle, utilizzandole come tele per raccontare storie nuove. E ne parlano senza alcuna memoria storica, perché i ragazzi sono così (solo che prima non avevano due milioni di follower, ecco) con conoscenze limitate sull’argomento, senza tirare fuori, per esempio, Chiara Ferragni che di questa rivoluzione democratica è capolista da, quanto, dodici anni? Eppure la sua presenza nel sistema moda riesce ancora a far arrabbiare un sacco di gente.
Molti hanno scritto “Vanity Fair non è Vogue”, intendendo che, non essendo prettamente una rivista di moda, VF può e deve parlare di moda in modo più pop. È mancato un ragionamento più da addetti ai lavori sul ruolo delle cover in generale, sul perché si scelga una persona più un’altra e su quanto la fanbase conti sempre di più rispetto all’effettiva rilevanza. Il paragone con Vogue ha senso? Non lo so, ma è soprattutto esplicativo di una percezione incredibilmente distorta della strategia editoriale di Anna Wintour che, agli occhi dei ragazzi, viene percepita come esclusiva, mentre in realtà non lo è affatto. Questa settimana avrete forse visto (o potete guardare qui) Vogue World, la sfilata-evento aperta al pubblico che si è tenuta per le strade di New York con una marea di celebrities e supermodelle certo, ma anche con tantissimi artisti e performer che si sono esibiti davanti a un pubblico enorme e i mega brand che avevano allestito food truck di baguette e pasticcini. Un momento di intrattenimento più che un evento per gli addetti ai lavori che il mio ormai-spirito-guida Amy Odell ha definito nella sua newsletter come “quello che Anna vorrebbe da tutte le sfilate”. Diciamolo chiaramente: da Anna Wintour in giù non c’è più nessuno nel sistema moda che voglia tenere il sistema moda chiuso. Le cose poi avvengono lentamente, per cui la Milano Fashion Week in arrivo ha visto solo due brand (Diesel e Philosophy) mettere in palio la possibilità di partecipare al loro show (potete ancora candidarvi per la seconda!), ma avvengono. Fidatevi di me, io vi direi di fare in modo di trovarvi in piazza Duomo sabato sera, c’è un certo brand (Moncler!!) che compie 70 anni e si preannuncia grande festa 😎 - sì ma salutatemi quando mi vedete eh! Il Fashion Hub è più ricco che mai e la vendita di beneficienza del Franca Sozzani Fund è aperta al pubblico in via Tazzoli 3: un’occasione unica di vedere di conoscere da vicino lo stile di una pioniera (e qui sì che il termine calza a pennello). Io dico che spazio c’è e ci sarà sempre di più, per tutti. Sono felicissima di sapere che c’è un pubblico giovane e curioso che gioisce nel vedere Federica Scagnetti in prima fila a una sfilata (l’abbiamo invitata, vero? Amici pr presentatemela, please!!). A noi anziani il compito di mettere da parte il consueto snobismo e fornire gli strumenti per far capire a lei e ai suoi follower che la moda è molto di più di Shein e di Elisabetta Franchi.
PEZZI BELLI DELLA SETTIMANA
Perché la vendita di Patagonia è così importante (Il Post)
Per chi ancora guarda BeReal con sospetto (Rivista Studio)
E quindi Kanye e Gap hanno litigato per davvero (NYT)
Simone Rocha si apre al menswear, con una bella intervista di Tim Blanks (BoF)
Bella Hadid e l’ansia (i-D)
MODA DA GUARDARE, LEGGERE E ASCOLTARE
Timmy è il primo uomo sulla cover di British Vogue. In questo caso, mi spiace, non batte Harry
Fashion Roadman racconta il legame tra Martine Rose e Demna, super
Libri libri libri: è uscito il libro fotografico Louis Vuitton Virgil Abloh, ho ricevuto Ma come ti vesti, Karl, Il lato oscuro della moda e La sfilata di moda come opera d’arte. Per non farmi mancare niente ho comprato California e Dinastie. È tutto nelle mie RISORSE (insieme a tanti altri consigli di lettura e visione) ma la vera domanda è: quanti anni ci metterò a leggerli tutti?
SHOPPING LIST
Cowboy boots, ma fighi (Coperni)
Moon Tree è un brand di orecchini cute e originali, me l’ha segnalato una di voi, grazie!
Sento che non passerò indenne da questa tendenza cravatta un po’ ovunque
SCUOLA E LAVORO
Siete iscritti alla newsletter Lavori per chi scrive, vero?
Segnalo anche che Polimoda cerca un content writer
Amo Talkin Pills da sempre, lo sapete. In questo post hanno tirato fuori un po’ di prezzi dei freelance, attività non semplicissima perché in nessun caso esiste un vero e proprio tabellario e tutti si muovono a tentoni
UNA NOTA DI SERVIZIO. Questa è la mia nona Milano Fashion Week settembrina. Un anno mi hanno rubato la bici, un altro Json mi ha chiesto di sposarlo un pomeriggio che ero passata a casa per cambiarmi, un altro avevo programmato un weekend via con mia mamma perché non volevo più avere niente a che fare con la moda e invece all’ultimo entrò un lavoro che fu il mio primo per iO Donna. La prima sfilata che ho visto è stata la primavera estate 2013 di Etro, in via Piranesi, io e la mia BFF eravamo entrate con due inviti di straforo tramite la scuola. Quello di cui mi occupo principalmente oggi in fashion week, oltre che andare a vedere sfilate e presentazioni, è pianificare la copertura dell’evento nelle varie declinazioni digitali del giornale, sito e social. Tutto è già organizzato al millimetro (ahah, non è vero, è tutto ancora in progress): chi va dove, quali interviste facciamo, i takeover con le celebrities, bla bla bla. È la mia prima Milano Fashion Week di settembre con Vogue e sarà anche la mia prima con Vogue Runway. Insomma, sono molto emozionata e ho come la sensazione che saranno giornate lunghe e impegnative. Quindi noi ci risentiamo qui tra due settimane, pensatemi forte e ci vedremo senz’altro su Instagram.
👋🏻 Sono Federica Salto, ho 32 anni e faccio la giornalista. La moda, il sabato mattina è nata il 2 maggio 2020 e ogni settimana propone tutto quello che serve sapere della moda (e anche qualcosa di più). Se vuoi sostenerla e ricevere più contenuti 👇🏻
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