#1 Si comincia
Parlare di giornalismo di moda significa provare a spiegare un mestiere affascinante e pieno di sfaccettature. E spesso mal raccontato. I femminili, quasi gli unici giornali in cui si scrive di moda, hanno vissuto in questi anni mille mutazioni (e nessuno sa quale sarà il loro futuro). Il contenuto stesso, la moda, è sinonimo di molte cose diverse: la moda come prodotto, la moda come settore economico, la moda come produzione fotografica, la moda come celebrities style, la moda come racconto dell’evoluzione del tempo. Non esiste un modo solo di fare il giornalista di moda. È stata anche una professione a lungo tempo riservata alle privilegiate, alle "figlie di" improvvisate redattrici il cui lavoro consisteva quasi unicamente nell’andare in giro per il mondo tra sfilate e feste (e in un certo senso non è cambiato di molto).
Io ho sempre voluto lavorare in una rivista, ma senza un particolare motivo. Forse solo perché nella mia testa associavo il rito del comprare e sfogliare un giornale ai miei più grandi affetti. Il sabato a casa dei miei nonni - come in molte altre case - era il giorno del Corriere della Sera. E di iO Donna. Quando alla fine del liceo è arrivato il momento di pensare a quello che volevo fare dopo, le protagoniste dei femminili non erano le parole ma le fotografie. Nel 2009, se eri nata a Milano e volevi lavorare in una rivista di moda, provare a fare la stylist sembrava la cosa più sensata del mondo. I servizi fotografici erano estremamente interessanti, sia sui grandi titoli (Vogue, ma non solo, in Italia c’erano Flair, Velvet, Marieclaire, Grazia, ecc) che sugli indipendenti (Love, i-D, AnOther, Self Service).
Poi, tra il 2009 e il 2015, mentre frequentavo una triennale in styling alla Marangoni tra Milano e Londra e facevo le prime esperienze da assistente da Grazia, intorno ai femminili sono successe un po’ di cose: è nato Instagram, tutti i magazine hanno cominciato a puntare sulle loro versioni online, Chiara Ferragni e Brian Boy sono stati invitati alle sfilate per la prima volta, gli stilisti hanno cominciato i loro giri di poltrone, la fotografia si è appiattita a causa dei tempi sempre più accelerati, la crisi economica ha cominciato a decimare le redazioni (ma era solo l’inizio). In un facile e rapido cambio di ruolo che non è stato affatto facile né rapido ho iniziato a collaborare come scrivente per un giornale, quel giornale che faceva parte dei miei riti familiari. Google Trends non comandava ancora e il nostro intento era quello di creare delle storie visuali a cui le parole facevano da spalla.
Almeno nella mia testa, però, con il passare del tempo, le parole diventavano sempre più importanti. "Ok, questa stagione i mocassini vanno di più delle mary-jane". Ma perché? (Si torna alla solita citazione del ceruleo di Miranda Prisley in Il Diavolo Veste Prada: quel film ha saputo raccontare i meccanismi della moda meglio di tanti manuali e lezioni universitarie).
Il primo pezzo di cui vado orgogliosa è questo. Nei due anni trascorsi dal giorno in cui è andato online la conversazione sulla moda è diventata particolarmente avvincente, sia sul cartaceo (avete notato quanto spazio dedica alle parole il Vogue Italia di Emanuele Farneti?), che sul web e sui social. Non passa giorno in cui una schiera di professionisti non analizzi l'attualità porgendo domande ai propri lettori domande concrete e sfidanti. E che su Instagram non si trovino pareri inaspettati, ma altrettanto interessanti. Il tutto è particolarmente enfatizzato in questa era pandemica, nella quale ci siamo resi conto che la moda - sia come settore economico che come traduzione di quello che siamo - influenza la vita di tutti.
Questa newsletter vuole essere una bussola per chi come me ha ritrovato l’interesse per le parole: una volta a settimana, il meglio di quello che si dice in giro sul settore. Ma ci saranno anche le immagini perché, senza quelle, la moda non esiste. Avrei voluto chiamarla “moda a colazione” ma esiste già “serial a colazione”, l'appuntamento di Paolo Armelli dedicato al cinema e alla tv che consiglio. Quindi ho pensato che il sabato mattina potesse essere un buon focus: per me è rimasto quello il momento in cui si leggono le cose belle. È un esperimento, quindi sentitevi liberi di darmi la vostra opinione spassionata (e io cercherò di non essere permalosa ma sappiate che sono Pesci ascendente Vergine, quindi non sarà facile).
Pezzi belli di questa settimana
Una premessa: quando ne varrà la pena consiglierò dei contenuti che richiedono un abbonamento. Il buon giornalismo andrebbe pagato, anche online. E l’editoria deve orientarsi verso un modello di business che si sostenga anche con il contributo dei lettori (e non solo con la pubblicità)
C’è chi si trucca ogni mattina e chi non toglie il pigiama da 50 giorni, ma come ci vestiremo dopo?
Shopping su appuntamento, abiti sanificati, orari differenziati, come sarà lo shopping dopo il lockdown
Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, dice che vorremo abiti più emotivi e poetici
Anna Wintour non ha passato un gran settimana, tra il New York Times che la accusa di una gestione obsoleta e il suo ex editor e ex amico André Leon Talley che la definisce satanica
Qui invece le nuove date di #VogueGlobalConversations: i temi saranno "la creatività durante la crisi" e "reinventarsi durante la crisi" e dovete iscrivervi per poterle vedere.
Moda da vedere e da ascoltare
È disponibile su iTunes Store il nuovo documentario di Reiner Holzemer, Martin Margiela: In His Own Words: commovente per chi ha amato l’unico stilista rimasto anonimo per tutta la sua carriera, illuminante sui meccanismi di marketing che ne hanno annientato la creatività.
Ieri sera invece su Youtube è stato trasmesso il primo amfAR virtuale. Anche il Met Gala, che si sarebbe dovuto svolgere il primo lunedì di maggio, come sempre, sarà online (più o meno).
Moda da comprare
Un buon numero di retail sta applicando grossi sconti sulla primavera estate 2020 per fare fronte al problema dell’invenduto. In Italia: Lizard Concept (50% con il codice LIZARDSALE50), Modes (25% con il codice MODESSPRING25), Imarika (vari ribassamenti), Tessabit (20% con il codice TSB20XT).
24Bottles invece ha fatto una capsule collection di borracce con Olimpia Zagnoli, illustratrice 36enne con un discreto curriculum che comprende il New Yorker.
Moda da guardare
La "ragazza più cool del mondo", Chloë Sevigny, incinta e in isolamento, è sulla copertina (digitale) di The Cut, scattata su Zoom da Elizaveta Porodina e intervistata da Emilia Petrarca. Come cambierà la fotografia di moda?